Nel 2023, secondo i dati dell'ISS, al sistema di sorveglianza nazionale risultano centinaia di casi di infezioni virali trasmesse da artropodi.
La maggior parte di questi sono stati contratti da viaggiatori provenienti da aree tropicali endemiche, ma nel 2023, per la prima volta (con eccezione di 11 casi nel 2020) sono stati registrati 3 focolai di trasmissione autoctona della Dengue trasmessi da Aedes albopictus (la zanzara tigre), una specie invasiva ormai radicata in Italia da oltre 30 anni: tre diversi in una sola estate. Alcuni di questi sono dovuti a virus endemici, come gli oltre 320 casi di West Nile (e 21 decessi) e Usutu virus trasmessi dalla zanzara comune, Culex pipiens, i 127 casi di Toscana Virus trasmessi dai flebotomi (o pappataci) e i 48 casi di infezione neuro-invasiva trasmessi dalle zecche.
Altri sono dovuti a virus tropicali, come i 347 casi di Dengue, gli 8 casi di Zika Virus e i 7 casi Chikungunya. Cambiamenti climatici, nuove abitudini di viaggio e stili di vita moderni rendono il rischio epidemico un'ipotesi più che concreta. Ma l'Italia è pronta ad affrontare potenziali malattie infettive emergenti? Per raggiungere questo obiettivo, da un anno è attivo il consorzio INF-ACT, che ha coinvolto circa 500 ricercatori impegnati su 5 macro-temi di ricerca e distribuiti in 15 atenei e 9 enti di ricerca pubblici e privati e un'azienda su tutto il territorio nazionale.
Un enorme gruppo di ricerca che ha presentato i suoi lavori oggi a Roma, all'Istituto Superiore di Sanità. Tre giorni per discutere i risultati raggiunti dai 5 nodi di ricerca del Partenariato Esteso Pnrr INF-ACT per studiare con un approccio One Health le emergenze sanitarie attuali e future. Dallo sviluppo di nuovi materiali con proprietà antimicrobiche, alla scoperta degli effetti di famiglie virali finora trascurate, dalla realizzazione di biosensori per la diagnostica immediata e distribuita, alla condivisione delle banche dati di ricerca.
Studi, ricerche, ma anche confronto con le istituzioni. Con i chairs della fondazione, Fausto Baldanti, Federico Forneris, Anna Teresa Palamara che hanno illustrato i risultati del primo anno di lavoro al professor Rocco Bellantone, Commissario Straordinario ISS, a professor Francesco Svelto, rettore dell'Università degli Studi di Pavia e alla professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr. La ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha detto: "L'apertura dei dati, così come l'intelligenza artificiale, è il grande presupposto che crea le condizioni per accelerare e moltiplicare la conoscenza e la capacità di ricerca. E il trauma del Covid ha prodotto anche una inevitabile spinta in avanti a livello di innovazioni tecnologiche e ricerca". La ministra ha parlato poi dell'importanza dell'ecosistema università e della transdisciplinarietà.
"È la ricerca che dà le risposte. E può farlo se mette in condivisione idee e risultati, esattamente quello che noi ci prefiggiamo di fare con le infrastrutture di ricerca e con i partenariati. Una ricerca libera, che sia di tutti. Perché la ricerca non è un'isola, ma un arcipelago di donne e uomini, di idee e di soluzioni. Affinché la ricerca dia le risposte giuste, ha bisogno di fare rete. Rete è la parola chiave che abbiamo messo al centro di tutti i progetti del Pnrr, compreso questo Partenariato che nasce proprio con l'obiettivo di mettere insieme una comunità multidisciplinare di ricercatori".
Ricordando gli investimenti previsti dal Pnrr, in un messaggio il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato che "questi investimenti ci pongono in una posizione di avanguardia a livello internazionale e rispondono concretamente alle sfide comuni come i cambiamenti climatici, le malattie infettive emergenti, l'antibiotico-resistenza e l'inquinamento atmosferico. Tutti questi fenomeni convergono verso la necessità di adottare una visione 'One Health', un'idea di una sola salute che la nostra Nazione ha sempre abbracciato. Il programma di ricerca al centro di questo meeting è una tappa cruciale lungo la traiettoria di investimenti e sinergie che stiamo promuovendo".
NEL 2023 CENTINAIA DI CASI DI INFEZIONI VIRALI DA ANTROPODI.
Nel 2023 secondo i dati dell'ISS, al sistema di sorveglianza nazionale risultano centinaia di casi di infezioni virali trasmesse da artropodi. Alcuni di questi sono dovuti a virus endemici, come gli oltre 320 casi di West Nile (e 21 decessi) e Usutu virus trasmessi dalla zanzara comune, Culex pipiens, i 127 casi di Toscana Virus trasmessi dai flebotomi (o pappataci) e i 48 casi di infezione neuro-invasiva trasmessi dalle zecche. Altri sono dovuti a virus tropicali, come i 347 casi di Dengue, gli 8 casi di Zika Virus e i 7 casi Chikungunya. La maggior parte di questi sono stati contratti da viaggiatori provenienti da aree tropicali endemiche, ma nel 2023, per la prima volta (con eccezione di 11 casi nel 2020) sono stati registrati 3 focolai di trasmissione autoctona della Dengue trasmessi da Aedes albopictus (la zanzara tigre), una specie invasiva ormai radicata in Italia da oltre 30 anni: tre diversi in una sola estate.
APPROCCI INNOVATIVI, MOLTEPLICI DIMENSIONI.
La sfida da vincere con il progetto INF-ACT, quindi, è quella di fornire i migliori strumenti per rispondere rapidamente alle nuove minacce alla nostra salute, ed essere pronti ad affrontare al meglio anche potenziali nuove epidemie. Da qui la scelta di creare un progetto capace di fare ricerca sulle molteplici dimensioni che la prevenzione e il controllo dei fenomeni epidemici richiedono, proponendo approcci innovativi e multidisciplinari, che considerino l'interconnessione della salute umana con quella animale e la salvaguardia dell'ambiente (One Health).
Così, a distanza di un anno dall'inaugurazione del progetto coordinato dalla Fondazione INF-ACT, di cui fanno parte 25 tra atenei nazionali, enti pubblici e privati, i circa 500 ricercatori di tutt'Italia si sono trovati all'ISS per condividere i risultati ottenuti in questi 12 mesi e pianificare le attività dei prossimi due anni. "Tra i risultati principali raggiunti ricordo le attività legate alle sorveglianza, che sono in corso di implementazione, il raggiungimento di alcuni sistemi di networking che consentono ai ricercatori di condividere risorse e competenze per far sì che tutta l'implementazione, che durerà tre anni, riuscirà a raggiungere i suoi ambiziosi risultati- ha detto all'agenzia Dire Federico Forneris, presidente della Fondazione INF-ACT- da una parte ci auguriamo tutti che queste nuove malattie infettive non ci siano, ma quello che stiamo cercando di implementare è essere in grado di avere strumenti di monitoraggio e predizioni efficaci affinchè si possa prevenire il diffondersi di una minaccia emergente prima ancora che questa diventi un'epidemia o, peggio ancora, una pandemia".