L’epilessia è un disturbo neurologico cronico caratterizzato dal ripetersi di crisi epilettiche non provocate e associato ad una serie di comorbidità tra le quali quella psichiatrica è una delle più frequenti.
Il rischio di psicopatologia nelle persone con epilessia è maggiore rispetto alla popolazione generale e rispetto a gruppi di controllo affetti da patologia neurologica e non neurologica. Sebbene la reale prevalenza della patologia psichiatrica nelle persone con epilessia non sia ancora ben definita, la maggior parte degli studi segnala che ricorrerebbe nel 20-40% dei casi più frequentemente in persone con epilessia farmacoresistente. Il tema è stato al centro della sessione dal titolo ‘Ponti e confini tra neurologia e psichiatria’ che si è svolta durante il 62esimo Congresso Nazionale della SNO (Scienze Neurologiche Ospedaliere) in corso a Firenze. L’evento in programma fino al 30 settembre presso il Palazzo degli Affari.
“La comorbidità psichiatrica rappresenta un grave problema per il paziente e i suoi familiari/cargivers peggiorando la qualità della vita, complicando il trattamento e la gestione dell’epilessia ed incrementando il rischio di morte- ha spiegato il dottor Vincenzo Belcastro, direttore della UOC di Neurologia dell’Ospedale Maggiore di Lodi, ASST-Lodi- Inoltre pone una serie di interrogativi sul trattamento che riguardano le caratteristiche del farmaco da scegliere, le potenziali interazioni farmacologiche e il profilo di efficacia/tollerabilità. Il disordine psichiatrico in comorbilità con l’epilessia può precedere la diagnosi di epilessia, insorgere in concomitanza con questa o successivamente”. Per questo è fondamentale, secondo l’esperto, indagare anamnesticamente se nella persona con epilessia vi è una familiarità per disturbi psichiatrici, storia familiare e personale di ‘crisi funzionali’, la durata del disturbo psichiatrico, le modalità d’insorgenza, l’effetto della terapia anticomiziale e della chirurgia.
Ma a cosa può essere legato il disordine psichiatrico nella persona con epilessia? A spiegarlo, nel corso dell’incontro, è stato ancora il dottor Belcastro: “Può essere legato a meccanismi neurobiologici comuni alle due condizioni, potrebbe essere la conseguenza dell’epilessia o semplicemente rappresentare una pura casualità. Tuttavia- ha sottolineato l’esperto- individuare un disturbo psichiatrico nella persona con epilessia è di fondamentale importanza sia per adeguare correttamente la terapia sia per la necessità di un approccio multidisciplinare con professionisti psichiatri”. La comorbidità psichiatrica nella persona con epilessia si associa quindi ad una scarsa qualità della vita e ad un alto utilizzo di risorse sanitarie per l’elevato accesso ai dipartimenti di emergenza e per l’alto numero di visite dedicate a livello ambulatoriale.
“Dopo aver definito lo screening è importante confermare la diagnosi, poiché un sintomo psichiatrico può essere presente in differenti condizioni, inclusa la semeiologia peri-ictale in una crisi o essere l’effetto collaterale di un farmaco. Tuttavia- ha fatto sapere il dottor Belcastro- la prevalenza e la patofisiologia dei sintomi psichiatrici peri-ictali sono largamente sconosciuti. La psicosi post ictale probabilmente è la condizione più frequente e conosciuta ed è tipicamente osservata nelle persone con epilessia del lobo temporale. È caratterizzata da elevata frequenza di comportamento aggressivo e suicidario. Contrariamente, i sintomi psichiatrici ictali non psicotici sono sottostimati e spesso non riconosciuti”.
Uno studio condotto in persone con epilessia farmacoresistente ha dimostrato che la depressione rappresenta il sintomo postictale nel 43% dei casi e l’ansia nel 45%, mentre la psicosi si verificava come sintomo post-ictale nel 7%. Questi sintomi si verificavano in fase post critica nel 50% delle crisi totali nelle persone con epilessia farmacoresistente e la durata del sintomo psichiatrico in fase post ictale poteva durare anche oltre le 24 ore. “I sintomi psichiatrici nelle persone con epilessia- ha evidenziato il neurologo- compaiono come effetto collaterale dei farmaci anticrisi, questa evenienza si verifica in media in 1 paziente su 6. I farmaci bloccanti i canali del sodio sono meno associati alla comparsa di effetti collaterali psichici, ma in atto non ci sono studi di confronto tra i vari farmaci su questo specifico argomento”.
Pertanto, è necessario considerare come gli effetti psichiatrici de novo possono verificarsi con qualsiasi farmaco anticrisi in persone con predisposizione alla comorbidità psichiatrica. In epilessia, dunque, il trattamento e la prognosi sono dipendenti dall’accurata definizione della sindrome epilettica. In questo contesto, va applicato lo stesso principio per definire la comorbidità psichiatrica. “Sebbene il contributo specifico della sindrome epilettica, escludendo l’epilessia del loto temporale, nel determinare l’insorgenza di sintomi psichiatrici nella persona con epilessia non è stata completamente definita- ha sottolineato il dottor Belcastro- la comparsa di una psicopatologia deve essere considerata per la prognosi a lungo termine”. Citalopram e sertalina sono considerati farmaci di “prima linea” nel trattamento della depressione in condizioni di malattia croniche e pertanto lo stesso principio “può essere valido” per le persone con epilessia e depressione.
Studi recenti hanno infine dimostrato che il rischio di recidiva e/o incremento di crisi durante il trattamento con farmaci antidepressivi, ad esclusione della clomipramina ad alte dosi, in persone con epilessia è paragonabile al rischio osservato con il placebo. “Tra i farmaci antipsicotici, la clozapina si associa ad un rischio maggiore di crisi epilettiche rispetto al placebo. Per quanto riguarda i farmaci anticrisi, le evidenze maggiori sono legate al levetiracetam e al topiramato, ma potenzialmente tutti i farmaci anticrisi possono dare un effetto psichiatrico nelle persone con epilessia con specifici fattori di rischio”, ha concluso l’esperto.
“La comorbidità psichiatrica rappresenta un grave problema per il paziente e i suoi familiari/cargivers peggiorando la qualità della vita, complicando il trattamento e la gestione dell’epilessia ed incrementando il rischio di morte- ha spiegato il dottor Vincenzo Belcastro, direttore della UOC di Neurologia dell’Ospedale Maggiore di Lodi, ASST-Lodi- Inoltre pone una serie di interrogativi sul trattamento che riguardano le caratteristiche del farmaco da scegliere, le potenziali interazioni farmacologiche e il profilo di efficacia/tollerabilità. Il disordine psichiatrico in comorbilità con l’epilessia può precedere la diagnosi di epilessia, insorgere in concomitanza con questa o successivamente”. Per questo è fondamentale, secondo l’esperto, indagare anamnesticamente se nella persona con epilessia vi è una familiarità per disturbi psichiatrici, storia familiare e personale di ‘crisi funzionali’, la durata del disturbo psichiatrico, le modalità d’insorgenza, l’effetto della terapia anticomiziale e della chirurgia.
Ma a cosa può essere legato il disordine psichiatrico nella persona con epilessia? A spiegarlo, nel corso dell’incontro, è stato ancora il dottor Belcastro: “Può essere legato a meccanismi neurobiologici comuni alle due condizioni, potrebbe essere la conseguenza dell’epilessia o semplicemente rappresentare una pura casualità. Tuttavia- ha sottolineato l’esperto- individuare un disturbo psichiatrico nella persona con epilessia è di fondamentale importanza sia per adeguare correttamente la terapia sia per la necessità di un approccio multidisciplinare con professionisti psichiatri”. La comorbidità psichiatrica nella persona con epilessia si associa quindi ad una scarsa qualità della vita e ad un alto utilizzo di risorse sanitarie per l’elevato accesso ai dipartimenti di emergenza e per l’alto numero di visite dedicate a livello ambulatoriale.
“Dopo aver definito lo screening è importante confermare la diagnosi, poiché un sintomo psichiatrico può essere presente in differenti condizioni, inclusa la semeiologia peri-ictale in una crisi o essere l’effetto collaterale di un farmaco. Tuttavia- ha fatto sapere il dottor Belcastro- la prevalenza e la patofisiologia dei sintomi psichiatrici peri-ictali sono largamente sconosciuti. La psicosi post ictale probabilmente è la condizione più frequente e conosciuta ed è tipicamente osservata nelle persone con epilessia del lobo temporale. È caratterizzata da elevata frequenza di comportamento aggressivo e suicidario. Contrariamente, i sintomi psichiatrici ictali non psicotici sono sottostimati e spesso non riconosciuti”.
Uno studio condotto in persone con epilessia farmacoresistente ha dimostrato che la depressione rappresenta il sintomo postictale nel 43% dei casi e l’ansia nel 45%, mentre la psicosi si verificava come sintomo post-ictale nel 7%. Questi sintomi si verificavano in fase post critica nel 50% delle crisi totali nelle persone con epilessia farmacoresistente e la durata del sintomo psichiatrico in fase post ictale poteva durare anche oltre le 24 ore. “I sintomi psichiatrici nelle persone con epilessia- ha evidenziato il neurologo- compaiono come effetto collaterale dei farmaci anticrisi, questa evenienza si verifica in media in 1 paziente su 6. I farmaci bloccanti i canali del sodio sono meno associati alla comparsa di effetti collaterali psichici, ma in atto non ci sono studi di confronto tra i vari farmaci su questo specifico argomento”.
Pertanto, è necessario considerare come gli effetti psichiatrici de novo possono verificarsi con qualsiasi farmaco anticrisi in persone con predisposizione alla comorbidità psichiatrica. In epilessia, dunque, il trattamento e la prognosi sono dipendenti dall’accurata definizione della sindrome epilettica. In questo contesto, va applicato lo stesso principio per definire la comorbidità psichiatrica. “Sebbene il contributo specifico della sindrome epilettica, escludendo l’epilessia del loto temporale, nel determinare l’insorgenza di sintomi psichiatrici nella persona con epilessia non è stata completamente definita- ha sottolineato il dottor Belcastro- la comparsa di una psicopatologia deve essere considerata per la prognosi a lungo termine”. Citalopram e sertalina sono considerati farmaci di “prima linea” nel trattamento della depressione in condizioni di malattia croniche e pertanto lo stesso principio “può essere valido” per le persone con epilessia e depressione.
Studi recenti hanno infine dimostrato che il rischio di recidiva e/o incremento di crisi durante il trattamento con farmaci antidepressivi, ad esclusione della clomipramina ad alte dosi, in persone con epilessia è paragonabile al rischio osservato con il placebo. “Tra i farmaci antipsicotici, la clozapina si associa ad un rischio maggiore di crisi epilettiche rispetto al placebo. Per quanto riguarda i farmaci anticrisi, le evidenze maggiori sono legate al levetiracetam e al topiramato, ma potenzialmente tutti i farmaci anticrisi possono dare un effetto psichiatrico nelle persone con epilessia con specifici fattori di rischio”, ha concluso l’esperto.