Nel 2020, la spesa per ricerca e sviluppo in Italia ammonta a circa 25 miliardi di euro, con un’incidenza dell’1,51% in rapporto al Pil, a fronte di una media dell’Unione europea del 2,30%.
L’Italia non ha ancora raggiunto l’obiettivo nazionale della Strategia Europa 2020 (1,53%) ed è ancora distante dal target europeo del 3%, superato invece da Svezia, Belgio, Austria e Germania. Nel 2021, il 74,8% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza un sito web o pagine web per valorizzare la propria attività. Le imprese del Mezzogiorno sfruttano meno (65,2%) le possibilità offerte dal web rispetto a quelle del Centro-Nord (77,3%). A livello europeo, l’Italia è quattordicesima nella graduatoria che vede Finlandia e Paesi Bassi ai primi posti, con quote superiori al 91,0%. Gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno), nel 2020, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-3,8%), sono in media 5,8 ogni mille abitanti, valore ancora inferiore alla media dei Paesi dell’Ue (6,6). Si conferma la forte disparità tra Centro-Nord e Mezzogiorno.
Nel triennio 2018-2020, il 50,9% delle imprese ha svolto o introdotto attività finalizzate all’innovazione, una quota in calo di circa 5 punti percentuali, rispetto al periodo 2016-2018. L’Industria si conferma il settore più dinamico (58,5% di imprese con attività innovative), ma anche il più colpito dal calo degli investimenti in innovazione (-7,2 punti percentuali, rispetto al triennio precedente). Nel 2021, il 74,8% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza un sito web o pagine web per valorizzare la propria attività (65,2% nel Mezzogiorno). A livello europeo, l’Italia recupera posizioni, attestandosi al quattordicesimo posto in graduatoria. Nel 2020, aumenta, rispetto all’anno precedente, la quota di giovani tra i 20 e 29 anni che hanno conseguito una laurea in discipline tecnico-scientifiche (16,5 per mille residenti), con una quota del 19,6 per mille tra i maschi e del 13,2 per mille tra le femmine.
Rispetto al 2019, si registra una crescita di 0,4 punti, con un divario di genere stabile, confermando quindi il trend lievemente crescente degli ultimi anni. La ripartizione territoriale che presenta l’aumento più consistente è il Nord-Ovest. Nonostante la crescita continua registrata negli anni, permane il divario rispetto a gran parte dei Paesi europei. Nel 2022, in Italia, l’83,1% delle famiglie dispone di un accesso ad Internet da casa, con un aumento di +1,6 punti percentuali, rispetto all’anno precedente. Diminuiscono le differenze tra le ripartizioni territoriali, ma nonostante ciò, si conferma il vantaggio del Centro-Nord, rispetto al Mezzogiorno (rispettivamente, l’84,6% e il 79,8% delle famiglie). Infatti, le Regioni con il minor tasso di diffusione sono Calabria, Basilicata e Puglia; sul versante opposto si collocano, invece, Trentino Alto Adige/Südtirol e Lombardia. Nel 2022, la percentuale di famiglie italiane con almeno un componente nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni che dispone di un accesso ad Internet è pari a 91,5%, valore prossimo alla media Ue (92,5%).
L’uso regolare di Internet, nel 2022, ha riguardato il 78,5% della popolazione di 6 anni e più residente in Italia. Naviga sul web l’81,5% dei maschi e il 75,7% delle femmine, va però sottolineato che tale divario è tipico delle fasce di età più anziane. Permane il vantaggio del Centro-Nord (80,8%) rispetto al Mezzogiorno (73,9%). Nella Provincia Autonoma di Trento (85,4%) si trova la più alta percentuale di internauti. La Calabria è la Regione con la quota più bassa (68,4%). A livello europeo, l’Italia occupa le ultime posizioni nella graduatoria dei Paesi dell’Ue, con l’82,9% di utenti Internet regolari, nella fascia d’età tra i 16 e i 74 anni. Il valore medio per i 27 Paesi dell’Ue è 88,6%.