In Italia, nel 2020, la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.747,2 dollari per abitante spesi in Italia nel 2020, Olanda, Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Svezia superano i 5 mila dollari, mentre la Germania, con i suoi 6.939 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite.
E' quanto si legge sul rapporto 'Noi Italia 2023' dell'Istat. Il confronto europeo evidenzia che, in Italia, nel 2021, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è uguale al 24,4%, vicina alla quota osservata per l’Austria (23,6%).
Il Paese in cui i contributi della spesa privata sono maggiori è il Portogallo (36,0%); tutti gli altri Paesi dell’Ue presentano quote inferiori al 30% e i contributi minori si registrano per la Germania (14,0%). L’offerta ospedaliera continua a ridursi nel tempo, con un conseguente risparmio di risorse economiche. La tendenza verso un modello di rete ospedaliera sempre più integrato con l’assistenza territoriale ha determinato una diminuzione del numero di ospedali (da 1.378, nel 2002, a 1.048, nel 2020) e della dotazione di posti letto che, negli stessi anni, è passata da 4,4 ogni mille abitanti a 3,1.
I posti letto ospedalieri diminuiscono in tutte le Regioni italiane: Lazio, Toscana, Molise, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano/ Bozen, registrano la riduzione maggiore. Nel 2020, si osserva un ampio divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno presenta valori al di sotto della media nazionale (2,8 per mille abitanti). In particolare, il valore più basso si registra in Campania e Calabria (2,6 posti letto per mille abitanti), mentre il valore più alto si osserva in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (3,9). L’Italia è tra i Paesi dell’Ue con i livelli più bassi di posti letto per mille abitanti. Nel 2021, viene recuperato, anche se parzialmente, il decremento dell’attività ospedaliera registrato nel 2020, in conseguenza della pandemia da COVID-19. Nel 2021, i ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti, in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio, sono il 15,4% in meno rispetto al 2019 (da 1.810 nel 2019 a 1.530 nel 2021); quelli per tumori il 7,2% in meno (da 1.102 a 1.023). La riduzione dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio è stata più consistente per i maschi (il tasso nel 2021 ha avuto una variazione negativa del 13,7% rispetto al 2019),), mentre per i tumori è stata più forte per le femmine (il tasso nel 2021 ha avuto una variazione negativa del 5,5% rispetto al 2019).
Nel 2021, con il recupero di parte dell’attività ospedaliera dopo lo shock pandemico, rispetto al 2020, anche l’emigrazione ospedaliera è in aumento in tutte le Regioni, eccetto Provincia Autonoma di Trento, Lazio e Abruzzo, dove rimane ai livelli del 2020. L’indice di attrazione continua ad essere superiore a 1 in molte Regioni del Centro-Nord (per effetto di una mobilità in entrata, maggiore di quella in uscita), ma in diminuzione in Lombardia. In Italia, nel 2020, il tasso di mortalità per le malattie del sistema circolatorio, principali cause di decesso insieme ai tumori, ridottosi negli ultimi 10 anni, ha subito una battuta d’arresto, tornando ai valori del 2018 (28,1 decessi per 10 mila abitanti). Si evidenzia uno svantaggio delle Regioni del Mezzogiorno, dove il tasso è uguale a 31,8 decessi per 10 mila abitanti, mentre, nelle ripartizioni del Centro-Nord, questo valore è di 26,5.
Continuano a diminuire, in Italia, anche la mortalità per tumori (23,9 decessi per 10 mila abitanti) e le differenze di genere in quest’ambito. I tassi più elevati si registrano nel Nord-Ovest (24,3 decessi per 10 mila abitanti), ma nel confronto tra le Regioni, Sardegna e Campania hanno i tassi più elevati per la componente maschile della popolazione (rispettivamente, 34,0 e 32,9). In Italia, i maschi presentano livelli di mortalità superiori a quelli delle femmine, sia per malattie del sistema circolatorio, sia per tumori, dove il divario di genere diminuisce nel tempo. A livello europeo, i tassi di mortalità per tumori e per malattie del sistema circolatorio registrati in Italia sono entrambi inferiori a quelli della maggior parte dei Paesi Ue (dati 2020). In Italia, il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un Paese, presenta, fin dal 2014, un valore inferiore a tre decessi per mille nati vivi.
Nel 2020, il tasso è pari a 2,5 decessi per mille nati vivi, come nel 2019. Anche la mortalità infantile è più elevata nel Mezzogiorno (3,2 decessi per mille nati vivi), mentre nel Nord-Est mostra il valore più basso (1,9). La disuguaglianza territoriale tra Mezzogiorno e Nord d’Italia, ridottasi nel 2019, è tornata ad aumentare. L’Italia si conferma tra i Paesi con il più basso valore del tasso di mortalità infantile (2,6 per mille nati vivi, mentre la media Ue è di 3,3 per mille), valore simile a quello della Spagna. Nel 2021, In Italia, si registra un incremento, rispetto all’anno precedente, delle percentuali di fumatori (19,0%), e delle persone obese (10,7%), mentre diminuisce la quota di consumatori di alcool a rischio (14,5%). In particolare, tra le ripartizioni, la quota di fumatori più alta si rileva nel Centro (21,5%), mentre nel Centro-Nord è più alta la quota di consumatori di alcool a rischio (16,3%); nel Mezzogiorno quella di persone obese (13,9%).