Prurito intenso e incessante, dolore, insonnia, autoisolamento, stress e stigma sociale interessano, in Italia, oltre 35.000 bambini e adulti che convivono con una forma severa di dermatite atopica, malattia infiammatoria cronica della pelle che condiziona pesantemente le attività diurne e notturne dei pazienti. Fortunatamente la ricerca in questo campo della medicina è progredita nell’ultimo decennio e sempre più numerose sono le terapie a disposizione dei pazienti.
L’ultima arrivata, a disposizione degli specialisti, è abrocitinib, rimborsata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per i pazienti adulti con dermatite atopica severa candidati a terapia sistemica. Una nuova opzione terapeutica, rimborsata dal SSN (G.U. del 27 gennaio 2023), che potrà rivoluzionare la gestione clinica della dermatite atopica consentendo di raggiungere risultati che fino a poco tempo fa sembravano irraggiungibili.
La dermatite atopica, detta anche eczema atopico, è stata considerata fino a pochi anni fa una patologia esclusiva dell’età pediatrica. Ma non è così: oggi si sa che la malattia tipicamente si manifesta nei primi mesi di vita, ma può proseguire nell’adolescenza e nell’età adulta o può insorgere ex novo in adulti e addirittura dopo i 65 anni di età.
«La Dermatite Atopica è una malattia cutanea infiammatoria cronica che può perdurare per tutta la vita con fasi alterne di remissione e riacutizzazioni – spiega Giuseppe Monfrecola, Presidente SIDeMaST – Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse – Si manifesta con arrossamenti molto estesi accompagnati da intenso e persistente prurito e/o bruciore. Tutto il quadro è accompagnato da una marcata secchezza cutanea. Può interessare testa, tronco e arti ma spesso le sedi maggiormente colpite sono anche quelle più visibili: volto, collo, mani; per questa sua visibilità e il forte prurito, la patologia ha un pesante impatto sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. In Italia la dermatite atopica colpisce l’età pediatrica con percentuali del 15% circa, e con percentuali dell’8-10% in giovani/adulti».
Nella fase acuta la dermatite atopica, che ha un andamento altalenante e può favorire le allergie (non il contrario), si manifesta con arrossamenti spesso associati a vescicole essudative. Nel tempo le lesioni progrediscono e diventano squamose, mantenendo l’arrossamento cutaneo. Il prurito molto intenso è il sintomo principale. Per una persona con dermatite atopica anche azioni normali per chiunque, come un bagno al mare o in piscina, fare jogging, passeggiare in un parco, possono essere attività sconsigliabili. La malattia si ripercuote sulla sfera interpersonale e lavorativa, a causa dello stigma sociale conseguente alle manifestazioni cutanee, che colpiscono aree visibili come il volto, il collo, le mani. Il paziente e la famiglia devono confrontarsi con questa malattia, che non è contagiosa né infettiva, per molti anni e, nel peggiore dei casi, per tutta la vita. L’utilizzo di abrocitinib potrebbe contribuire al miglioramento della qualità di vita per molti pazienti con dermatite atopica grave.
«Abrocitinib è un farmaco orale, assunto con una sola somministrazione al giorno, che agisce bloccando una Janus chinasi che interviene nella trasduzione di segnali infiammatori della dermatite atopica – spiega Giampiero Girolomoni, Direttore UOC di Dermatologia e Malattie Veneree Azienda Ospedaliera di Verona – Si tratta di un antinfiammatorio specifico per questa malattia della pelle, che agisce bloccando sia i mediatori dell’infiammazione sia i mediatori del prurito: in questo modo riduce l’infiammazione cutanea e riduce il forte prurito. Il meccanismo d’azione è abbastanza rapido e nel giro di pochi giorni i pazienti riscontrano un miglioramento della sintomatologia. Abrocitinib va somministrato a pazienti selezionati e monitorati, giovani/adulti (dai 18 anni di età) colpiti da una malattia più grave. Sei sono gli studi che sono stati condotti per valutare efficacia e sicurezza del farmaco, rigorosi e su vaste popolazioni, controllati e randomizzati, verso placebo o verso altri farmaci attivi di riferimento che hanno dimostrato la superiorità di abrocitinib nella risoluzione precoce di segni e sintomi e un’ottima tollerabilità. Il farmaco può essere assunto per tutto il tempo che serve, può essere interrotto e ripreso a seconda delle necessità. Si inizia la terapia con una dose un po' più alta e man mano si riduce il dosaggio a seconda della risposta del paziente, fino ad arrivare ad una dose di mantenimento».
La diagnosi di dermatite atopica è in genere tardiva; spesso va fatta una diagnosi differenziale con altre patologie cutanee, come, ad esempio, la dermatite seborroica o la psoriasi. Quanto alla prognosi, la dermatite atopica può migliorare o scomparire entro i primi 5 anni di età ma le riacutizzazioni sono frequenti in adolescenza e nell’età adulta. La dermatite atopica ha conseguenze psicologiche e sociali e sono tanti i bisogni non ancora soddisfatti.
«Rispetto a 20 o 30 anni fa le cose sono un po' migliorate, dermatologi formati e centri di dermatologia sono presenti in tutto il Paese e sono disponibili molti più presidi terapeutici rispetto a prima. Ma c’è ancora molto da fare – dice Mario Picozza, Presidente ANDeA – Associazione Nazionale Dermatite Atopica – convivere con una malattia come la dermatite atopica è una battaglia e una sfida continua. È una malattia che si “sente” e si “vede”. Il paziente, a causa del prurito incessante e del dolore, non dorme e di giorno non riesce a concentrarsi, ha sonno e non può essere produttivo né a scuola né a lavoro. La qualità della vita è gravemente compromessa. I risvolti psicologici sono importanti: la consapevolezza del proprio corpo, l’autostima, il distress e la paura del giudizio degli altri. Frequenti i fenomeni di isolamento sociale e di bullismo. Tutto questo genera ansia, depressione, tristezza, paura e ritiro sociale. La dermatite atopica è stata sottovalutata e sottotrattata per anni: ANDeA nasce nel 2017 per portare all’attenzione pubblica e delle istituzioni le problematiche legate a questa patologia invalidante. Non possiamo più accettare che ai pazienti non vengano garantiti i propri diritti. Come Associazione abbiamo stilato un Manifesto programmatico con i 10 punti sui quali chiediamo interventi puntuali alle istituzioni e lo facciamo partecipando ove possibile ai tavoli decisionali e mantenendo un dialogo costante con i decisori politici».
Le Janus chinasi sono enzimi coinvolti nella segnalazione di sostanze pro-infiammatorie, le citochine. Pfizer è impegnata da anni nello studio del ruolo svolto dai JAK inibitori nei processi infiammatori immuno-mediati.
«La missione di Pfizer è quella di sviluppare e rendere disponibili innovazioni scientifiche in grado di portare cambiamenti concreti nella vita dei pazienti – commenta Francesca Cozzolino, Direttore Inflammation&Immunology e Rare Disease di Pfizer in Italia – abbiamo concentrato i nostri sforzi in aree dove riteniamo di poter dare un contributo unico e di rispondere a importanti bisogni, come le malattie infiammatorie croniche e abrocitinib ne è un esempio. La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica ricorrente della pelle con una patogenesi complessa, fonte di discomfort per gli adulti tanto che si è rivelata una delle patologie cutanee con il più alto livello di disabilità, nel Global Burden of skin disease study del 2013. Pfizer è stata la prima azienda farmaceutica a dedicarsi allo studio del ruolo svolto dai JAK-inibitori all’interno dei processi infiammatori: si ritiene che il pathway JAK-STAT svolga un ruolo importante nei processi infiammatori in quanto coinvolto nella segnalazione di oltre 50 citochine e fattori di crescita, molti dei quali determinano patologie immuno-mediate. L’inibizione delle JAK rappresenta, quindi, una risorsa importante per lo sviluppo di nuove opzioni di trattamento a beneficio di tante persone che soffrono ogni giorno per queste patologie».