Il 62% degli italiani è disposto a spendere di più per il proprio benessere fisico e mentale, a seguito della crisi pandemica. Oggi, infatti, per la quasi totalità degli italiani (92%), la salute è il fattore che incide di più sulla felicità.
Contano meno, rispetto alla propria serenità, il benessere economico (84%) e la relazione con il partner (81%). Questo vale per tutte le fasce sociali e d'età, a conferma del fatto che post pandemia la salute è diventata un tema trasversale e rilevante per l'intera popolazione. È quanto emerge dalla ricerca "Benessere e prevenzione: l'impatto della pandemia sulla salute degli italiani", lanciata da Vision Group, realizzata dal Centro Studi della Scuola Internazionale di Ottica e Optometria in collaborazione con Ipsos.
Lo studio analizza le nuove tendenze della popolazione in merito alla cura della vista, dell'udito e dei denti, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione sul tema della prevenzione. L'indagine è stata presentata nei giorni scorsi a Milano, presso la sede di Comin & Partners, alla presenza di Marco Procacciante, Ad di Vision Group, Andrea Cappellini, Ad della Scuola Internazionale di Ottica e Optometria (SIOO) e Stefano Pironi, Senior Research Director Healthcare Service Line di Ipsos. Dall'analisi emerge come il Covid-19 non solo abbia portato maggiore "consapevolezza" nella popolazione su temi riguardanti il benessere fisico e mentale, ma abbia anche reso centrale il concetto di prevenzione, accanto a quello di protezione e cura. Circa otto italiani su dieci (77%), dichiarano, infatti, di preoccuparsi di più rispetto al passato per la propria salute e questo vale anche per la stragrande maggioranza degli under 35 (70%).
Per quanto riguarda, poi, il benessere visivo, più dei tre quarti della popolazione (78%) dichiara di prestare maggiore attenzione alla propria vista in confronto agli anni passati, nonché a quella dei propri figli (post pandemia, il 71% dei genitori dà "maggiore importanza" a questo aspetto). La metà degli intervistati (50%) ha notato, inoltre, dei peggioramenti della propria vista (il 34% nei propri figli); una discreta fetta di popolazione (circa il 16%) ha dichiarato infatti di aver iniziato a portare gli occhiali durante la pandemia.
Due le fasce d'età più colpite, i 18/34enni e i 45-54enni. Di conseguenza, circa il 56% degli intervistati ha manutenuto stabili le visite di controllo, mentre il 25% ha aumentato la frequenza rispetto al periodo pre-pandemico. In questo comportamento, il segmento giovane/adulto si è dimostrato più attivo. Riguardo, invece, al processo di acquisto relativo al settore dell'ottica, dall'indagine emerge che per quattro italiani su dieci (41%) conta innanzitutto la qualità, probabilmente come risposta ad un aumento di sensibilità nei confronti dei temi legati al benessere dei propri occhi. Acquista, così, maggior rilevanza anche la consulenza dell'ottico (35%), lo specialista che è in grado di comunicare, con le giuste argomentazioni, la qualità del prodotto.
In tale scenario, tre italiani su dieci (31%) affermano di avere una migliore percezione dei negozi di ottica, e la percentuale aumenta nella fascia 18-44 anni (35%), a testimonianza del ruolo sempre più importante della consulenza in questo ambito.