"Il personale sanitario non ce la fa più, ormai da un anno, e non vede ristori possibili: qualunque iniziativa presa non va nell'ottica di salvare gli ospedali, ma di salvare, seppur comprensibilmente, l'economia e scontentare il minor numero di persone possibile.
Sugli ospedali si arriva sempre in ritardo e non si risolve il problema della carenza di specialisti. Gli ospedali non sono al centro delle misure che vengono assunte. E le attività non Covid restano penalizzate. Chiunque è stato negli ospedali soprattutto nel periodo delle festività natalizie, si è reso conto dell'enorme emergenza. Eravamo pochi e con molto lavoro, e con più posti letto occupati".
È lo sfogo di Ester Pasetti, dirigente medica, psichiatra dell'Ausl di Piacenza e segretaria del sindacato di medici e dirigenti sanitari Anaao Emilia-Romagna. Sul possibile superamento delle zone a colori e sul dibattito che distingue tra pazienti ricoverati per Covid e con Covid, "che addirittura graverebbe ancor di più sul nostro lavoro", osserva Pasetti intervistata dal programma "Aria Pulita": "In tutti gli ospedali anche dell'Emilia-Romagna, man mano che l'epidemia avanza, aumentano i posti letto Covid- nota la medica sindacalista- sottraendoli ad altre attività. Si blocca l'attività chirurgica dilazionabile e si tolgono posti ad alcune patologie, proprio per garantire un numero sufficientemente elevato di posti Covid che possa far abbassare il famoso indice il quale poi porta alle zone gialle, rosse o arancioni".
Sul tema dei ricoveri per o con Covid, "è chiaro- continua Pasetti- che una persona che viene ospedalizzata a causa del Covid ha una patologia connessa strettamente al virus e quindi va conteggiata. Per quanto riguarda invece una persona che si rompe una gamba e solo casualmente viene individuata come positiva, comunque occupa un posto letto. E comunque crea una situazione di disagio enorme- puntualizza la segretaria regionale Anaao- perché nella maggior parte dei nostri ospedali, non essendo dedicati esclusivamente al Covid, ogni reparto dev'essere attrezzato per avere aree Covid e aree non Covid. Questo in realtà porta a un lavoro ancora più complesso da parte nostra, più faticoso". Non ha senso quindi fare calcoli diversi, "se lo si fa per dire che negli ospedali c'è minore pressione: ha senso da un punto di vista scientifico, perché è chiaro che cambia sapere se una persona è entrata per una polmonite Covid o per una frattura. Ma come pressione sugli ospedali non cambia niente- conferma Pasetti- anzi...".
E intervenire, nel campo dei colori, solo per la zona rossa? "Il rosso di un anno fa era molto diverso da quello di oggi. I vaccini hanno portato ad un miglioramento, dal punto di vista dell'infezione, e quindi tutti ci aspettiamo una maggiore libertà di movimento. Credo che, oltre ai colori, dovremmo considerare la tempestività- evidenzia la dirigente sanitaria- con cui questi colori vengono adottati. Decidere di passare a colori più restrittivi, nel momento in cui il virus è già dilagato, ci lascia piuttosto malcontenti, dal punto di vista della protezione degli ospedali. Bisogna mantenere tutti e tre i colori. Ma soprattutto, la cosa che in Italia non si è mai fatta, dall'inizio della pandemia, è stato intervenire con tempestività. Questo avrebbe salvato vite, e avrebbe ridotto la pressione sugli ospedali. Su questo, continuiamo a fallire".