Per la prima volta, i ricercatori del Westmead Institute for Medical Research (WIMR) di Sidney hanno identificato e descritto un nuovo e unico sottoinsieme di cellule umane coinvolte nella risposta immunitaria contro l'infezione da epatite B (HBV). La scoperta potrebbe aiutare a sviluppare nuovi trattamenti per l'HBV e aiutare nella futura progettazione di vaccini.
Attualmente, la vaccinazione contro l'HBV protegge dalle successive infezioni attraverso la memoria immunologica: il vaccino "addestra" il sistema immunitario per eliminare gli agenti patogeni quando il corpo è esposto al virus.
Per anni si è pensato che la memoria immunologica fosse guidata dalle risposte delle cellule immunitarie B e T. Recenti studi sui topi hanno suggerito che le cellule natural killer (NK) possono anche "ricordare" le infezioni virali, ma è rimasto sconosciuto se ciò si applicasse alle infezioni virali umane. I ricercatori del WIMR hanno studiato le cellule NK negli esseri umani, che erano stati vaccinati o infettati dall'HBV e le hanno confrontate con quelle che non erano state esposte al virus. Lo studio, condotto dalla dottoranda Ratna Wijaya e guidato dal professor Golo Ahlenstiel e dal dottor Scott Read, descrive per la prima volta la presenza di cellule NK di memoria (mNK) negli esseri umani in seguito all'esposizione all'HBV.
"Questa scoperta è piuttosto significativa, poiché aiuta la nostra comprensione di come il corpo combatte contro l'HBV dopo la vaccinazione- professor Ahlenstiel- In precedenza pensavamo che la risposta immunitaria NK facesse parte del nostro sistema immunitario "innato", che combatte contro tutti gli antigeni (corpi estranei, come i virus), piuttosto che mirare specificamente a determinati antigeni. Ora abbiamo confermato che le cellule NK negli esseri umani possono acquisire una "memoria" immunologica e mirare specificamente alle cellule infettate da HBV nelle infezioni successive".
L'HBV è un virus che attacca il fegato. Sebbene alcuni individui infetti da HBV possano eliminarlo dal proprio corpo, altri, in particolare quelli che sono stati infettati durante l'infanzia, possono sviluppare infezioni croniche.
"I vaccini sono stati fondamentali ma non tutti coloro che sono vaccinati sperimenteranno lo stesso livello di protezione. Una percentuale di essi - circa il 5% - non svilupperà l'immunità contro l'HBV. Ciò significa che possono ancora sviluppare un'infezione, inclusa quella cronica. Senza un trattamento adeguato, l'HBV cronico può portare a gravi complicazioni, tra cui il cancro al fegato e la cirrosi epatica con insufficienza epatica cronica -conclude il professor Ahlenstiel- È fondamentale prevenire tali infezioni dove possibile".