"Immagino un 2022 ancora 'in mascherina', con la necessità cioè di continuare a rispettare il nuovo 'galateo' anti-Covid, ma con la possibilità di una convivenza migliore col virus". Se lo augura per l'anno che verrà il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano. "Spero anche nell'efficacia e nella disponibilità di farmaci antivirali che serviranno in modo complementare ai vaccini" a contrastare Sars-CoV-2, dice all'Adnkronos Salute.
L'auspicio del medico per il nuovo anno "non può che riguardare quella che è la mia passione, lo studio dell'influenza - spiega - Di fatto, già con gli interventi messi in atto contro Covid-19 abbiamo compreso la necessità di una maggiore responsabilizzazione verso le malattie respiratorie. Un tempo guardavamo strano gli orientali che venivano da noi indossando le mascherine, ora ci viene chiesto di fare lo stesso" e anche per il futuro saremo chiamati a coesistere con il nuovo nemico invisibile. Del resto "una volta con l'influenza andavamo a lavorare lo stesso", precisa Pregliasco. "Ecco - conclude - per il 2022 confido in una nuova attenzione verso le malattie respiratorie per il peso che hanno: magari un rischio specifico basso, ma un effetto rilevante per la sanità pubblica".
Per la primavera 2022 avremo il 95% della popolazione protetta" da Covid-19, "o per via diretta perché le persone hanno fatto la malattia o indirettamente perché coperte dal vaccino". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale Policlinico San Martino di Genova. "In entrambi i casi ci sarà una protezione contro la malattia grave e quindi avremo depotenziato il virus", afferma l'esperto.
Secondo l'esperto, non elimineremo completamente il virus "perché continueremo a conviverci. Ma un conto è affrontare un'influenza, altro è una polmonite severa come accadeva in passato".
"I numeri sono cambiati", osserva Bassetti che per il 2022 si dice "ottimista. Suggerisco a tutti di guardare questi numeri in forte salita con un atteggiamento riflessivo, perché i ricoveri e le malattie gravi sono nettamente inferiori rispetto alle ondate precedenti. Stiamo navigando verso l'uscita dall'emergenza", prevede il medico.
"Per il 2022 sono ottimista e anche soddisfatto dalla dimostrazione data dagli italiani nella campagna vaccinale" contro il Covid-19. Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Un impegno che ci ha permesso di ridurre in maniera significativa il numero di malattie gravi e questo lo vediamo dai dati quotidiani con picchi di casi, ma non di ricoveri - prosegue - Quindi per il nuovo anno serve fiducia nella scienza, che ci sta portando nuovi antivirali che, insieme ai vaccini e agli anticorpi monoclonali, ci aiuteranno a gestire ancora meglio la malattia e progressivamente a controllare meglio Covid. Ancora manca un po' di strada, ma ci avviamo a passare dalla pandemia all'endemia".
"Per il 2022 non faccio previsioni. La fine della pandemia? Magari. Ma il problema sono le scelte che facciamo. Se andiamo avanti così, siamo nelle mani del processo di evoluzione del virus". Guardando allo scenario che si prospetta per il 2022, alle ultime misure del 2021 e alla variante Omicron di Sars-CoV-2, che corre sempre più veloce facendo impennare i contagi, il virologo Andrea Crisanti si affida ironicamente alla magnanimità del virus per il nuovo anno, spiega all'Adnkronos Salute.
Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova ieri aveva definito "non supportate dai dati" le nuove regole sulla quarantena dei contatti stretti di positivi (eliminata per i vaccinati da meno di 4 mesi o con richiamo fatto, a patto che si autosorveglino e indossino la mascherina Ffp2). Una "rinuncia al tracciamento", per Crisanti. L'esperto aveva anche identificato come "peccato originale" il "non pensare in anticipo", come è successo con le "terze dosi", che a suo avviso sarebbero dovute "partire già a giugno" e avrebbero potuto "mitigare la situazione attuale". "Ecco perché dico che dobbiamo sperare che il virus ci grazi - conclude - e che non diventi ancora più virulento e resistente".