"Secondo il rapporto 2020 dell'Agenzia europea dell'ambiente in Italia si contano 52.000 morti premature dovute al particolato fine (PM2.5), 10.000 morti premature dovute al biossido di azoto (NO2) e 3.000 morti premature dovute alla contaminazione di ozono. L'inquinamento atmosferico è quindi un fattore di rischio che ha un'importanza enorme dal punto di vista della sanità pubblica".
A restituire l'impietosa fotografia dello stato di salute in Italia è Francesco Forastiere dell'Environmental Research Group, School of Public Health, Faculty of Medicine, Imperial College di Londra, in occasione della conferenza di presentazione del documento di consenso "Inquinamento atmosferico e salute. Le proposte delle società scientifiche pediatriche e del gruppo di lavoro 'Ambiente e primi 1.000 giorni' per migliorare la salute dei bambini e delle famiglie". Gli effetti dell'inquinamento atmosferico "hanno avuto una storia simile a quella del fumo di sigaretta- spiega Forestiere- ossia se prima si pensava che riguardassero solo l'apparato respiratorio, successivamente si è compreso che il fumo ha effetti sistemici su vari organi e apparati e lo stesso avviene per l'inquinamento atmosferico".
Recentemente il Global partner of decision "ha inserito l'inquinamento atmosferico al quarto posto tra le cause di malattia e mortalità nel mondo, subito dopo l'ipertensione, i rischi alimentari e l'iperglicemia. Addirittura prima del fumo di tabacco", evidenzia Forastiere. A partire da queste considerazioni "le nuove Linee guida sulla qualità dell'aria dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pubblicate il 22 settembre, hanno ridotto in modo considerevole i valori limite per l'esposizione a lungo termine agli inquinanti più dannosi per la salute, in particolare il particolato fine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2)- sottolinea ancora Forastiere- Rispetto all'ultima edizione del 2005, sono aumentate le evidenze che documentano gli effetti negativi dell'inquinamento atmosferico sulla salute, per questo motivo, a seguito di una revisione sistematica della letteratura, i nuovi valori riportati nelle linee guida sono inferiori a quelli raccomandati in precedenza: le concentrazioni medie annue di PM2.5 passano da 10 a 5 µg/m3, quelle di NO2 da 40 a 10 µg/m3, e la concentrazione media di ozono (per il quale non erano presenti in precedenza valori limite raccomandati) nelle 8 ore nel periodo estivo non deve superare i 60 µg/m3".
I valori indicati dall'Oms "non sono legalmente vincolanti- spiega Forastiere- ma servono per informare le legislazioni nazionali e dell'Unione Europea. Queste indicazioni dicono ai governi di stabilire dei valori limite che seguano le linee guida, di rafforzare la cooperazione tra i diversi settori, di ridurre le iniquità rispetto alle esposizioni all'inquinamento, ma soprattutto sottolineano come il settore sanitario sia cruciale per il ruolo di advocacy e aumento delle conoscenze". Si tratta "di indicazioni scientifiche chiare- dice in conclusione Forastiere- l'inquinamento è responsabile di gravi danni per la salute, specie per l'infanzia, fin dalla prima esposizione in gravidanza. Non ci sono alternative a un profondo cambiamento per proteggere bambini e persone vulnerabili".