I bambini e i ragazzi del Mezzogiorno vivono una situazione molto critica da un punto di vista sanitario, sociale ed educativo. E' necessario assicurargli adeguate opportunità di crescita, di cure e di formazione scolastica.
Migliorare le condizioni sociali dell'infanzia e lottare contro la povertà infantile, economica ed educativa, è una priorità che va messa al centro dell'azione politica affinché ci sia un presente e un futuro per il nostro Paese. Una delle sfide che l'Italia ha davanti è proprio quella di ridurre i divari e oggi il Mezzogiorno è la sfida per avere un Paese più giusto e più equo".
A sottolinearlo con forza è Mario De Curtis, presidente del Comitato per la Bioetica della Società italiana di pediatria (Sip), intervenuto al convegno 'Aspetti medici e sociali dell'età pediatrica in Italia', in corso a Roma presso l'Accademia nazionale dei Lincei. Bambini e questione meridionale' il tema al centro dell'intervento di De Curtis che evidenzia come "le disuguaglianze nella qualità della vita dipendono in primo luogo dalla latitudine, iniziano già al momento della nascita e si rendono più manifeste con la crescita e nell'età adulta. Gli aspetti più critici che interessano i bambini e ragazzi del Mezzogiorno- rimarca il presidente del Comitato per la Bioetica Sip- riguardano in particolare lo stato di salute, la situazione sociale e la formazione scolastica".
MORTALITA' INFANTILE
"Gli ultimi dati Istat, relativi al 2018, hanno messo in evidenza in Italia un tasso di mortalità infantile di 2,88 per 1.000 nati vivi- ricorda De Curtis- Anche se questo dato è tra i più bassi del mondo, continuano a persistere profonde differenze tra le aree del nostro Paese con tassi di mortalità infantile più elevati e inaccettabili nelle regioni del Mezzogiorno dove si sono avuti il 35,7% di tutti i nati, ma il 45% di tutta la mortalità infantile in Italia. Un bambino residente nel Mezzogiorno ha un rischio del 50% in più di morire nel primo anno di vita rispetto ad uno che nasce nelle regioni del Nord- evidenzia il presidente del Comitato per la Bioetica Sip- Se il Mezzogiorno avesse avuto lo stesso tasso di mortalità infantile delle regioni del Nord, nel 2018 sarebbero sopravvissuti 200 bambini. Ancora più a rischio sono i figli di genitori stranieri che in Italia hanno un tasso di mortalità infantile maggiore dei figli di genitori italiani (4,0 vs 2,7 per mille nati vivi, + 50%) ma quando risiedono nel Mezzogiorno questa differenza è ancora più elevata (7,0 vs 3,5 per mille, + 100%)". Un altro fenomeno che riguarda la salute è la migrazione sanitaria pediatrica.
MIGRAZIONE SANITARIA
"Pur interessando tutte le regioni italiane è particolarmente rilevante in quelle del Mezzogiorno ed è un indice di una carenza di assistenza pediatrica che dovrebbe essere rafforzata per ridurre le disparità geografiche e garantire parità di accesso alle cure a tutti i cittadini attraverso la creazione di servizi attualmente non equamente distribuiti sul territorio", sottolinea De Curtis. Un recente studio (https://ijponline.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13052-021-0 1091-8) ha messo in evidenza che bambini e ragazzi residenti nel Sud Italia quando sono malati vengono spesso curati in un'altra regione e questa migrazione è più evidente rispetto a quelli residenti nel Centro-Nord (11,9% vs 6,9%). "La migrazione sanitaria dei minori lontano da casa, che si verifica per l'aspettativa di ottenere un esito migliore di quello che si potrebbe avere facendosi curare nella propria regione, determina profonde sofferenze per il distacco dal luogo di origine, problemi economici per le famiglie a causa delle spese di trasferimento e difficoltà di lavoro dei genitori per l'allontanamento dalla loro sede- evidenzia De Curtis- Questo tipo di mobilità genera iniquità, poiché non tutte le famiglie sono in grado di sostenere i costi dei trasferimenti.
Inoltre, le Regioni meridionali si trovano costrette a rimborsare, attraverso il meccanismo della compensazione tra Regioni, le prestazioni mediche a cui si sottopongono i propri abitanti altrove. Questi costi che nel 2019 sono stati più di 90 milioni di euro, potrebbero invece essere investiti in gran parte localmente in strutture e professionalità per migliorare la situazione sanitaria- rimarca il presidente del Comitato per la Bioetica Sip- Mentre la mobilità sanitaria va incentivata per alcune prestazioni di alta e altissima complessità e per patologie molto rare non è giustificata per la gran parte delle malattie pediatriche che, con una buona organizzazione, potrebbero essere curate localmente".