"C'e' un periodo, nelle prime settimane di vita che si espande fino al 5/6 mese, in cui il neonato e' maggiormente suscettibile a infezioni di varia natura, sia per la carenza di immunizzazione precoce che per la vulnerabilita' intrinseca.
Tra queste infezioni rientra sicuramente il virus respiratorio sinciziale (Vrs), che non solo colpisce tutti i bambini nei primi due anni di vita ma tende a concentrarsi soprattutto nei primi mesi, anche per quanto riguarda la gravita' e il rischio di ospedalizzazione. Un rischio piu' o meno simile sia per i nati prematuri che per i nati a termine. Tanto che il picco di ospedalizzazione per Vrs va a cadere entro i primi 60 giorni dalle dimissioni, in particolare per i bambini nati durante la stagione epidemica. Questi dati ci fanno capire come sia vitale tenere a mente l'epidemiologia ed elaborare strategie di prevenzione rivolte ai primi mesi di vita".
A illustrare le caratteristiche del virus respiratorio sinciziale nei neonati e' Paolo Manzoni, direttore del dipartimento di Medicina materna e pediatrica dell'Ospedale di Biella e membro del direttivo del gruppo di studio sulle infezioni della Societa' italiana di neonatologia (Sin). Come proteggere dunque i bambini nelle prime settimane di vita? "Dobbiamo fornire al lattante anticorpi attraverso l'immunizzazione passiva- spiega l'esperto- provando a garantire il supporto degli anticorpi materni attraverso la placenta, nel caso di donne che abbiano avuto il virus in giovane eta', o con la vaccinazione materna e attraverso l'allattamento al seno. Quest'ultimo- sottolinea Manzoni- ha delle fortissime capacita' protettive nei confronti del Vrs soprattutto nel primo anno di vita. Anche solo due mesi di allattamento al seno- tiene a precisare il pediatra- sono sufficienti per determinare una forte differenza nel rischio tra bambini allattati e non allattati. In piu', pure se termina al sesto mese, l'allattamento continua a dare un vantaggio selettivo nei sei mesi successivi. Il problema e' piu' acuto nel caso di bambini prematuri perche' la prematurita' non consente un passaggio pieno di anticorpi dalla madre al neonato".
Manzoni riepiloga quindi i sette principali fattori di rischio per il virus respiratorio sinciziale, individuati attraverso una vasta metanalisi di studi condotti a livello internazionale: "Il principale fattore di rischio- ricorda- e' l'essere nati a ridosso della stagione epidemica (prima del 1 ottobre). Seguono avere membri della famiglia fumatori, presenza di malattie cardiache, eta' della madre superiore ai 25 anni al momento del parto e basso livello d'istruzione, presenza in famiglia di bambini di 4-5 anni, predisposizione paterna alle allergie".
In che modo si puo' quindi ovviare alla carenza di anticorpi, soprattutto nel caso di nati prematuri? "L'ospedalizzazione- spiega l'esperto- si puo' prevenire solo con l'assunzione di Palivizumab (anticorpo monoclonale, ndr). Nei prossimi due anni ci sono alcuni farmaci che diventeranno disponibili, il piu' promettente dei quali e' il Niservimab, oggetto di un trial clinico recentemente pubblicato su 'The New England journal of medicine'. Si tratta- prosegue Manzoni- di una evoluzione del Palivizumab, un anticorpo monoclonale a lunga durata per il quale sara' probabilmente sufficiente una sola somministrazione all'inizio della stagione per assicurare la copertura durante tutto il semestre invernale. Il trial e' stato effettuato su 1.500 bambini prematuri tra le 29 e le 35 settimane e ha rilevato una diminuzione del 78% delle ospedalizzazioni da Vrs e del 70% dei casi gravi che hanno portato a visita. Questi risultati ci assicurano uno scenario futuro nel quale- conclude il pediatra- questo prodotto sara' reso disponibile a tutti i neonati e non solo per i prematuri".