"Il mercato da 11 miliardi vede l'Italia al quinto posto al mondo per interventi e trattamenti chirurgici. Allarmante il numero di quelli mal riusciti, con conseguenze invalidanti sia sotto il profilo fisico che psicologico".
E' cosi' che l'avvocato Andrea Marzorati, esperto di responsabilita' medica e malasanita' con www.impegnosalute.com, commenta la fotografia che arriva dai dati raccolti dall'International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps), l'associazione internazionale di chirurghi plastici estetici, che anche nel 2020 ha posizionato l'Italia al quinto posto nel mondo dietro solo a Usa, Brasile, Giappone e Messico.
"Sono migliaia gli italiani, sia donne sia uomini, che ricorrono alla chirurgia estetica per soddisfare il desiderio di migliorare o modificare il proprio aspetto. C'e' chi sfrutta addirittura il lockdown imposto a causa del Covid-19- ha continuato- per trascorrere la degenza post-operatoria in casa o l'utilizzo obbligatorio della mascherina per coprire la parte inferiore del viso. Basta un regime in day-hospital e poche ore, a volte minuti, per eseguire interventi e trattamenti estetici al fine di ottenere gli effetti sperati: in pole position la mastoplastica additiva (+15,8%) per l'aumento del volume del seno, richiesto da circa 22 mila donne italiane. Seguono in classifica la lipoaspirazione e la blefaroplastica per ringiovanire le palpebre, l'addominoplastica e la rinoplastica".
È vero che molti interventi "soddisfano le aspettative dei pazienti- ha specificato l'avvocato- ma e' altrettanto allarmante il numero di interventi mal riusciti con risultati disastrosi e conseguenze invalidanti sia sotto il profilo fisico sia psicologico che molto spesso richiedono ulteriori operazioni di chirurgia secondaria con l'obiettivo di 'riparare o migliorare' i danni causati da un precedente intervento". L'eta' delle pazienti "va dai 35 ai 50 anni- ha evidenziato- l'eta' scende fino a 19 anni se parliamo di aumento del seno e rinoplastica. L'Italia e' molto attenta al tema, non a caso il nostro Paese ha un Registro delle Protesi al seno, reso obbligatorio, che vede la collaborazione dei distributori di protesi e permette un maggiore controllo e tracciamento sia del venduto che dell'impiantato".
Purtroppo "cresce inevitabilmente anche il numero di insuccessi chirurgici- ha sottolineato Marzorati- costringendo i pazienti a 'riparare' i danni inaspettati. Con l'incremento delle operazioni e dei trattamenti chirurgici, aumentano infatti anche il numero di pazienti che si sottopone, ad esempio, ad un intervento 'correttivo' dopo una mastoplastica additiva, e di quelli che riaffrontano una rinoplastica di revisione per correggere i danni causati dalla prima, nonche' gli 'insuccessi' nella blefaroplastica estetica, ovvero la chirurgia di ringiovanimento delle palpebre. Se rapportiamo questo trend al numero di interventi che viene eseguito ogni anno in Italia (mastoplastica additive: 54.045, blefaroplastiche estetiche: 45.270, rinoplastiche: 26.880) ci rendiamo conto di quanto sia impressionante il numero di pazienti insoddisfatti alla ricerca di una seconda correzione".
L'avvocato, occupandosi di risarcimento da errore medico, ha confermato che "le conseguenze partono dalla ricerca del chirurgo che si renda disponibile a riparare i danni dei pazienti 'lesionati', fino alla cura del disagio psicologico per la preoccupazione e le conseguenze negative sulle loro relazioni sociali, sia in ambito sentimentale che lavorativo. È fondamentale il supporto del chirurgo e in certi casi anche dello psicologo. Il chirurgo plastico-estetico deve avere un preventivo colloquio col paziente e ha il dovere di informarlo, c.d. 'consenso informato', sulla natura dell'intervento, sui possibili risultati conseguibili, sulle eventuali tecniche alternative e terapeutiche, sui rischi prevedibili, sulle complicanze durante l'intervento, post-operatorie e nel tempo, sullo stato di efficienza e di livello di dotazioni della struttura sanitaria in cui il medico presta la sua attivita'".
Gli obblighi informativi sono anche previsti "dall'art. 33 del Codice di deontologia medica- ha chiarito Marzorati- nonche' dall'art. 1 L. 219/2017. Oltre al diritto alla salute, la legge tutela anche il diritto all'autodeterminazione: se il paziente non viene adeguatamente informato, in caso di esito negativo dell'operazione, ancorche' non dipendente da errore medico, cio' potrebbe procurargli un turbamento psicologico, risarcibile".In caso di intervento errato "l'ospedale, la clinica o il chirurgo- ha evidenziato- non solo potrebbero essere tenuti a rimborsare le somme corrisposte per l'operazione sbagliata, ma anche quelle per doversi sottoporre ad un nuovo intervento, nonche' potrebbero essere tenuti a risarcire le spese gia' sostenute, e da sostenersi, come medicinali, protesi e dispositivi medicali, esami specialistici, trattamenti estetici e curativi, terapie riabilitative e cosi' via". Inoltre "potrebbero dover risarcire al paziente- ha proseguito- i danni derivanti dalla diminuzione, o perdita, del reddito durante il periodo di convalescenza, o addirittura i danni permanenti che hanno inciso sulla capacita' lavorativa, riducendo la capacita' di produrre reddito. Oltre poi, ai danni non patrimoniali per inabilita' temporanea, potrebbero aggiungersi quelli per invalidita' permanente.
Si tratta di danni biologici di natura psico-fisica, che vengono liquidati, indipendentemente dal fatto che la persona abbia, o meno, un reddito: possono essere quindi riconosciuti anche ad una persona disoccupata, o inoccupata come una casalinga o una pensionata". Gli interventi chirurgici "mal riusciti- ha chiarito l'avvocato- spesso producono una lesione dell'aspetto esteriore della persona. Il danno estetico e' una componente del danno biologico che viene liquidato tenendo conto di una serie di circostanze, ad esempio nel caso di cicatrici, della forma, del colore, dello spessore, dell'estensione, della percepibilita' personale e di terzi a seconda della parte del corpo in cui sono presenti, dell'eventuale perdita di tessuti o anatomica. A seconda dei diversi interventi chirurgici, il paziente potrebbe incorrere, in linea teorica, a differenti rischi, quali: infezioni nosocomiali, infezioni da terapia iniettiva (filler, tossina botulinica, acido ialuronico, biorivitalizzazione, ecc.), cicatrici deturpanti, difetto di protesi o asimmetria di forma, posizione o volume, perdita di sensibilita', necrosi cutanea, bruciature, pigmentazione o fotosensibilita'".
Il medico e il chirurgo "possono essere ritenuti responsabili- ha concluso- non solo per il danno estetico che si verifica in conseguenza di un loro errore ma anche quando il danno al paziente derivi da una complicanza medica 'prevedibile ed evitabile'. Esistono diversi tipi di possibili errori, come quelli 'commissivi', per aver sbagliato o ritardato la diagnosi, per aver mal eseguito l'operazione o il trattamento, oppure quelli 'omissivi' per non aver fatto quanto si era obbligati a fare, sin dalla fase preparatoria, omettendo di prescrivere esami ed analisi, fino alla fase post-operatoria di follow up con una idonea terapia".