Chiusura d’anno, tempo di bilanci. Tra i buoni propositi per l’anno che verrà, saranno in molti, anche per questo 2021, a porsi come obiettivo quello di diventare degli ex fumatori.
Nel quadro delle attività dell’Osservatorio Eurispes-Enpam su Salute, Previdenza e Legalità, nel corso degli ultimi tre anni, sono state svolte una serie di indagini sul campo con l’obiettivo di esplorare le abitudini dei fumatori, il rapporto con i nuovi strumenti, la propensione a smettere di fumare o a cambiare prodotto, ma anche l’efficacia dei metodi di cessazione attualmente disponibili e le posizioni del mondo medico-scientifico da un lato e delle Istituzioni dall’altro. Sono state quindi condotte due indagini campionarie sui fumatori (2018-2019) e, allo stesso tempo, tre indagini sugli utilizzatori degli strumenti senza combustione (2018-2020). La maggior parte dei dati racchiusi nel Rapporto “Il fumo in Italia tra abitudini consolidate e nuove tendenze. Il ruolo dei nuovi strumenti nella logica di riduzione del rischio” è inedita.
Ad oggi il mercato del fumo è in leggera diminuzione (soprattutto nei paesi occidentali), tuttavia l’OMS prevede che nei prossimi 10 anni il numero dei fumatori nel mondo supererà il miliardo. In Italia i dati si sono stabilizzati: tra gli 11 e i 12 milioni di fumatori, e le malattie tabacco-correlate producono 80.000 morti l’anno; purtroppo la diminuzione nel numero dei fumatori che si è riscontrata nel primo decennio del nuovo secolo si è progressivamente arrestata.
Occorre interrogarsi dunque su come le politiche antifumo possano evolversi affiancando ai trattamenti usuali, incentrati sulla cessazione, anche politiche volte alla riduzione del danno per quei fumatori adulti che non vogliono smettere, nonostante siano ormai acclarati i danni per la salute dovuti al fumo.
L’indagine sui fumatori
Tra i fumatori italiani, la sigaretta tradizionale si conferma il prodotto più diffuso (81,4%), segue il tabacco trinciato (28,2%). La sigaretta elettronica è utilizzata da circa un fumatore su cinque (20,8%), risultato sostanzialmente invariato rispetto al 2018; nel 2019 sono di poco aumentati anche gli utilizzatori di sigari e di pipa, fumati rispettivamente nel 12,1% e nel 5,1% dei casi. Per i prodotti a tabacco riscaldato si osserva, rispetto al 2018, un aumento della diffusione di circa tre punti percentuali, superando la pipa, con il 7,2% di utilizzatori. Lo Snus risulta ancora poco diffuso in Italia (2,1%).
I prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale
Il 64,3% del campione si dichiara abbastanza e molto informato sulle differenze tra sigaretta tradizionale e sigaretta elettronica, mentre a dirsi poco o per niente informato è il 35,7%. Nel 61% dei casi (sommando le risposte “per niente” e “poco”) non si ha alcuna conoscenza circa le differenze tra prodotti a tabacco riscaldato e la sigaretta tradizionale; mentre i “molto” e “abbastanza” informati raggiungono una quota del 39%.
Quanti hanno provato sigaretta elettronica e tabacco riscaldato?
Il 34,8% del campione non l’ha mai provata e il 29,3% l’ha provata senza scegliere di continuare ad utilizzarla. Il 23,6% dei fumatori l’ha utilizzata per un periodo limitato di tempo e il 12,3% la usa regolarmente.
Sebbene l’utilizzo costante della sigaretta elettronica resti limitato a poco più di un fumatore su dieci, rispetto al 2018 si osserva una diminuzione di quanti non hanno mai provato questo prodotto (-4,4%) ed un incremento di fumatori che l’hanno utilizzata per un periodo limitato (+5%) e che continuano ad usarla regolarmente (+0,7%). La sigaretta elettronica incuriosisce, dunque, ma non convince del tutto i fumatori italiani inducendoli a dimenticare la sigaretta tradizionale. Per quanto riguarda i prodotti a tabacco riscaldato, rispetto al 2018 sono diminuiti di 12 punti percentuali i fumatori che dichiarano di non averli mai provati (passando dal 75% al 62,7%), di conseguenza sono in aumento gli italiani che li hanno solo provati (dal 19% al 22,2%) e, ancora di più, quelli che li hanno utilizzati (più che raddoppiati rispetto al 2018) e quelli che li utilizzano regolarmente (4%), che sono triplicati rispetto alla precedente rilevazione, quando si fermavano all’1,2%.
Vuoi smettere davvero?
Quasi un terzo del campione (30,5%) afferma che dovrebbe smettere di fumare, ma non vuole farlo; il 26,3% dovrebbe, ma non crede di riuscirci. Poco più di un fumatore su cinque (21,9%) non ha alcuna intenzione di smettere di fumare, mentre il 12,3% degli intervistati vorrebbe smettere, ma non in tempi brevi e solo il 9% si prefigge di farlo entro sei mesi.
Al campione è stato poi chiesto se il medico curante avesse mai dato loro delle indicazioni sull’abitudine di fumare. Nella maggior parte dei casi (56,6%) questo non è mai capitato; il 31,5% dichiara, invece, di essere stato spronato a smettere di fumare e all’11,9% è stato suggerito di passare ad un prodotto meno dannoso, come la sigaretta elettronica o il tabacco riscaldato.
La propensione a trovare delle alternative
Nonostante per un fumatore non sia mai facile cambiare le proprie abitudini e i propri gusti, anche nel 2019 si conferma una certa propensione al cambiamento con il 40,4% di fumatori che si dichiarano probabilmente disposti a cambiare tipo di prodotto se venissero a conoscenza dell’esistenza di un prodotto meno dannoso rispetto a quello a cui sono abituati, a cui si aggiunge il 21,5% (in aumento rispetto al 2018) che lo farebbe sicuramente. Le risposte negative provengono invece dal 30,5% del campione che probabilmente non riuscirebbe a cambiare prodotto e dal 7,6% che sicuramente non lo farebbe (-2,2% rispetto al 2018).
I centri antifumo
Sulla base di recenti indagini svolte dall’Eurispes si conferma la sostanziale inefficacia dei 292 centri antifumo presenti sul territorio, che assistono annualmente una media di soli 13.000 cittadini che intendono smettere, con risultati assai limitati. Oltre il 90% dei fumatori intervistati dall’Eurispes (2019) dichiara di non essersi mai rivolto ad un centro antifumo. Tra i pochi fumatori che lo hanno fatto, circa un terzo giudica in modo nettamente negativo l’esperienza (32,4%), il 25,7% non si esprime, e 4 su 10 lo fa positivamente (41,9%).
L’indagine realizzata dall’Eurispes tra il 2019 ed il 2020 presso i centri antifumo distribuiti sul territorio nazionale ha dato la parola agli operatori delle strutture che riferiscono, nella larga maggioranza dei casi, un elevatissimo tasso di recidive negli assistiti (dal 50 al 75%).
L’identikit dei consumatori di prodotti a tabacco riscaldato (IQOS)
L’indagine campionaria è stata realizzata tra febbraio e luglio 2020 su un campione probabilistico (346 questionari) composto da utilizzatori dello strumento IQOS, uno dei due device di tabacco riscaldato presenti nel nostro Paese, ma che riscontra quasi il 99% dello specifico mercato.
I consumatori di prodotti senza combustione prediligono nell’82,7% dei casi l’utilizzo esclusivo dei prodotti a tabacco riscaldato; l’11,8% usa la sigaretta elettronica, mentre solo il 5,5% fuma abitualmente entrambi i prodotti.
Il 60,7% utilizza i prodotti senza combustione da 6 mesi-1 anno, e il 22,8% da meno di sei mesi, per un totale di 83,5% nuovi consumatori nell’ultimo anno.
La scelta di prediligere il consumo dei prodotti senza combustione in alternativa alla sigaretta tradizionale è motivata nel 47,7% dei casi dal minor impatto negativo di questi prodotti sul corpo (denti, pelle, unghie…); il 37,3% del campione afferma di utilizzarli perché si sente meglio fisicamente rispetto a quando fumava prodotti tradizionali, mentre il 15% è convinto che i prodotti senza combustione infastidiscano meno chi gli è accanto.
Nel passaggio ai prodotti senza combustione, il 52,3% dei consumatori ha riscontrato effetti abbastanza positivi sulla qualità della propria vita a cui si aggiunge il 36,4% che esprime un giudizio molto positivo.
Il 61,3% del campione trae dai prodotti senza combustione lo stesso grado di soddisfazione ottenuto dal fumo tradizionale; anche la gestualità non sembra risentirne particolarmente: il 74% degli svapatori afferma infatti di non sentire la mancanza della gestualità delle sigarette.
Quali fonti sono considerate più autorevoli per ricevere informazioni sui rischi connessi al fumo? Il 45,1% del campione si affida soprattutto ai documenti ufficiali (Ministero della Sanità, Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.); circa un intervistato su cinque ripone particolare fiducia nel medico curante (21,1%) e poco più di uno su dieci giudica autorevoli le informazioni ottenute dal web (11,3%). Il 3,8% dei fumatori preferisce le informazioni provenienti da familiari, amici e conoscenti e il 3,2% si fida delle opinioni degli altri fumatori. Ancor meno attendibili sono considerate la radio e la televisione (2,3%); giornali e/o riviste (2%) e i produttori, tabaccai e operatori del settore (1,7%). L’1,2% dei fumatori cita altre fonti di informazione, lo 0,3% afferma di non aver mai ottenuto informazioni sui rischi connessi al fumo e l’8,1% non sa indicare una risposta.
Il questionario ha successivamente approfondito alcuni argomenti riguardanti la tassazione: il 64,7% del campione si dichiara certo che sarebbe incentivato a continuare a consumare i nuovi prodotti in caso di abbassamento dei prezzi dovuto ad una minore tassazione e il 25,7% probabilmente continuerebbe ad utilizzarli; per il 5,2% un abbassamento dei prezzi non rappresenterebbe probabilmente un incentivo valido e per il 4,3% non lo sarebbe sicuramente.
Riguardo alla tassazione è molto alta anche la percentuale di consumatori convinti che il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche non dovrebbero essere soggetti a tassazione (69,4%), il 17,3% non sa dare una risposta e il 13,3% ritiene giusta la tassazione su tali prodotti.
L’identikit degli utilizzatori di sigaretta elettronica (e-cig)
L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico di frequentatori della Fiera Internazionale del Vaping di Verona, Vapitaly e presso punti vendita specializzati. I questionari (265) sono stati somministrati tra maggio e luglio 2019.
Più del 90% dei consumatori intervistati sostituisce la sigaretta tradizionale con la sigaretta elettronica; il 3,4% preferisce i prodotti a tabacco riscaldato; mentre il 4,9% li utilizza entrambi. Si tratta nella maggior parte dei casi di consumatori di lunga durata: il 43,4% li usa da 2-4 anni e il 23,4% da più di 4 anni; sono il 18,9% coloro i quali hanno iniziato da 6 mesi-1 anno e il 14% quanti li utilizzano da meno di sei mesi.
Il passaparola sembra essere il principale canale di diffusione di e-cig, con il 57% dei consumatori che dichiara di esserne venuto a conoscenza perché utilizzate da amici/conoscenti/parenti. L’esperienza con i prodotti senza combustione viene valutata molto positivamente dal 74,7% del campione, mentre lo è abbastanza per il 23,8%; solo l’1,1% afferma di aver avuto un’esperienza abbastanza negativa.
Il 96,6% del campione afferma di trovare piacevole l’aroma delle sigarette elettroniche e il 95,5% è convinto che arrechino minor danno alla salute e anche di sentirsi meglio fisicamente rispetto al fumo di sigarette tradizionali; per il 91,7% sono uno strumento utile a smettere di fumare; l’89,8% non riscontra particolari difficoltà nella manutenzione o nell’utilizzo e l’81,9% degli svapatori si dichiara d’accordo con l’affermazione che i prodotti senza combustione non infastidiscano chi gli sta vicino. Solo il 22,6% dei rispondenti ritiene che tali prodotti abbiano un costo troppo elevato, a fronte del 75,5% di risposte negative, mentre a soffrire la mancanza della gestualità associata alle sigarette tradizionali è poco più di un intervistato su quattro (26,8%) e sono ancora di più coloro i quali rispondono di non trarne la stessa soddisfazione (35,8%). L’aspetto che convince meno gli utilizzatori di e-cig riguarda il fatto che diano dipendenza: nonostante per il 58,5% questo non accade, il 39,6% afferma che anche questi prodotti creino dipendenza.
Ma come incidono le sigarette elettroniche sull’abitudine di fumare le sigarette tradizionali? Il 66,4% degli intervistati dichiara di aver completamente smesso di fumarle dopo aver provato i prodotti senza combustione e il 22,6% ne ha diminuito il consumo. La valutazione positiva dell’esperienza con la sigaretta elettronica viene confermata dal 92,8% degli utilizzatori che ha consigliato ad altri fumatori di provare tali prodotti.
Tra le motivazioni che spesso scoraggiano l’utilizzo dei prodotti senza combustione, vi sono i costi ad essi associati. È stato quindi chiesto se un abbassamento dei prezzi dovuto ad una minor tassazione di questi prodotti potrebbe essere un incentivo nel proseguire ad utilizzarli: la maggior parte (76,2%) è certo che un provvedimento di questo tipo ne favorirebbe l’uso.
È opportuno che le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato siano soggetti a tassazione? Per il 64,2% dei consumatori tali prodotti dovrebbero essere esclusi dalla tassazione, mentre per il 14,3% devono essere tassati; risulta elevata la quota di intervistati che non sanno esprimere un’opinione (21,5%).
Agli intervistati è stato infine chiesto di indicare quale fra le fonti citate sia la più autorevole per ricevere informazionisui rischi connessi al fumo. Il 30,6% del campione si affida al medico curante; il 24,2% ai documenti ufficiali del Ministero della Sanità o dell’Oms e il 16,6% considera più affidabili le informazioni trovate su Internet. I giornali o le riviste sono la fonte più qualificata per il 6,8% degli intervistati; gli operatori del settore per il 4,5%; radio e televisione per il 4,2%; il 3,4% ha fiducia nell’opinione di familiari/amici/conoscenti e il 2,3% in quella degli altri fumatori. Solo lo 0,4% del campione afferma di non aver mai ottenuto informazioni a riguardo; mentre l’1,9% sia affida a fonti diverse da quelle elencate e il 5,1% non sa esprimere un’opinione.