Vaccinazioni rinviate, fuga dai Pronto soccorso anche in situazioni gravi, ritardo diagnostico per patologie in cui il tempo e' prezioso, terapie interrotte in bambini fragili e aumento delle diseguaglianze.
Sono gli effetti indiretti della pandemia da Sars-Cov-2 sulla salute e sul benessere generale dei bambini e degli adolescenti a cui si aggiungono, ma non da ultimi, i rischi psicologici e i deficit formativi, legati all'isolamento e alla chiusura delle scuole. Uno scenario sul quale si confrontano i pediatri italiani al Congresso Straordinario Digitale della Societa' Italiana di Pediatria, dal titolo 'La Pediatria italiana e la Pandemia da SARS-CoV-2', che si è appena concluso.
Il piu' importante evento formativo del in Italia dedicato a neonati, bambini e adolescenti. 'Di per se' il virus ha colpito l'eta' pediatrica meno e in maniera meno grave rispetto agli adulti', afferma il presidente Sip, Alberto Villani. 'Dall'inizio dell'epidemia sono stati 43.841 (pari al 3,6% del totale) i casi diagnosticati nella fascia di eta' da 0-9 anni e 105.378 quelli diagnosticati nella fascia 10-19 (8,6%)'. Tra i bambini piu' piccoli (da 0-1 anno) gli asintomatici sono piu' di 6 su 10 (64,3% dei casi), piu' di 3 su 10 (32%) i paucisintomatici o con sintomi lievi, solo il 3,4% manifesta sintomi severi. Nella fascia di eta' tra i 2 e i 19 anni gli asintomatici sono piu' di 7 su 10, la restante parte e' paucisintomatica o lievemente sintomatica (rispettivamente: 8,6% paucisintomatici e 15,2% lievemente sintomatici nella fascia 2-6 anni; 10% paucisintomatici e 19,4% lievemente sintomatici nella fascia 7-19). Marginali i sintomi severi in questa fascia di eta' (tra 0,3% e lo 0,4%). Sono stati 8 i decessi registrati da 0 a 19 anni dall'inizio dell'epidemia (Istituto Superiore di Sanita').
'Nello specifico da febbraio a maggio ci sono stati poco piu' di 4.500 casi e 4 decessi, dolorosissimi, ma verificatosi in soggetti con pregresse patologie- sottolinea Villani- Oggi siamo passati a 8 decessi a conferma del fatto che l'eta' pediatrica corre meno rischi diretti dall'emergenza sanitaria ma ha tutta una serie di rischi collaterali'. La paura di frequentare luoghi sanitari considerati a rischio di contagio, soprattutto nella prima ondata della pandemia, l'impatto improvviso e violento del virus su un sistema sanitario non preparato a questa emergenza e la conseguente necessita' di dirottare il personale medico nei reparti Covid-19 sono all'origine dei danni indiretti arrecati dalla pandemia su tutto il sistema della prevenzione in eta' pediatrica.
CHI PAGA IL PREZZO PIÙ ALTO
'A farne le spese sono soprattutto i bambini piu' fragili', spiega Giovanni Corsello, past-president Sip, 'ovvero quel milione di bambini con patologie croniche complesse che durante le fasi piu' acute della pandemia si sono trovati nella impossibilita' di seguire i controlli previsti, di raggiungere i centri ospedalieri e spesso anche gli ambulatori dei pediatri di famiglia, con conseguenze negative sia sul piano clinico e sia sul piano psicologico'. Secondo una survey condotta da SIMGePed, Uniamo e Associazioni amiche di Telethon circa il 40% dei bambini 'fragili' ha interrotto i controlli spesso su indicazione stessa dei centri di riferimento, controlli spesso decisivi per evitare complicanze della patologia. Circa una famiglia su tre di fronte a un evento critico acuto del bambino (come una crisi epilettica) ha deciso di non accedere a un servizio di Emergenza, ma di gestirlo in proprio, certamente con molti rischi.
A livello complessivo secondo stime Simeup (Societa' Italiana di Medicina Emergenza Urgenza Pediatrica) durante la pandemia il calo medio dell'utenza pediatrica nei Pronto Soccorso e' stato del 40%, con punte dell'80% in alcuni territori. Il minor accesso ai servizi sanitari ha influito sul ritardo diagnostico anche per patologie in cui la tempestivita' della diagnosi puo' essere decisiva per evitare complicanze anche fatali. 'Il caso piu' eclatante e' quello dei bambini con diabete 1 per i quali una diagnosi tardiva significa correre il rischio della chetoacidosi, condizione potenzialmente fatale, e del coma', aggiunge Corsello.
Per la Siedp (Societa' italiana endocrinologia e diabetologia pediatrica) il numero di chetoacidosi gravi riscontrate all'esordio del diabete e' passato dal 36% del totale nel periodo pre Covid al 44% durante il lockdown: quasi in un caso su due quindi l'accesso del paziente al pronto soccorso e' stato tardivo, esponendolo a un rischio molto elevato. E ancora, Aieop (Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica) fa sapere che nel periodo marzo-maggio 2020 a causa del Covid-19 le diagnosi di tumore pediatrico si sono ridotte rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
VACCINAZIONI: PER LA PRIMA VOLTA DOPO 28 ANI CALA COPERTURA DTP3
Sul fronte delle vaccinazioni si e' assistito soprattutto nella prima ondata a una calo delle coperture vaccinali generalizzato. Secondo un'indagine condotta da Sip e Pazienti.it oltre 3 genitori su 10 hanno rinviato le sedute vaccinali dei propri figli per paura del contagio o per la chiusura dei centri vaccinali, con il rischio di una possibile ripresa di patologie infettive prevenibili, quali pertosse, morbillo, meningiti menigococciche. Un problema non solo italiano, perche' sono molti gli Stati che a causa della pandemia hanno interrotto le vaccinazioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanita', l'UNICEF e il Gavi hanno stimato che almeno 80 milioni di bambini siano a rischio di contrarre malattie prevenibili con le vaccinazioni in seguito alla pandemia. Secondo i dati preliminari OMS-Unicef relativi ai primi 4 mesi dell'anno, per la prima volta dopo 28 anni, si e' verificato a livello globale un calo sostanziale del numero di bambini che hanno completato le 3 dosi di vaccino contro difterite, tetano e pertosse (DTP3).
EFFETTO COVID-19 SU ALIMENTAZIONE, STILI DI VITA E DISPARITÀ SOCIALI
Tra i principali determinanti di salute vi sono alimentazione e stile di vita. 'Epidemia da SARS-Cov-2 e epidemia di obesita', all'apparenza cosi' distanti, sono in realta' strettamente connesse: l'isolamento, la noia, la sedentarieta' spingono a un maggior consumo di alimenti calorici favorendo il sovrappeso e l'obesita' che a sua volta e' un fattore di rischio per il COVID-19', spiega Annamaria Staiano, vicepresidente Sip. 'Uno studio condotto a Verona su 41 bambini affetti da obesita' ha evidenziato, durante il lockdown, un incremento significativo del numero di pasti giornalieri e dell'assunzione di patatine fritte, carne rossa e bevande zuccherate, rispetto al periodo precedente la pandemia. Inoltre, e' stato descritto un aumento significativo del tempo trascorso davanti allo schermo, associato ad una significativa riduzione dell'attivita' fisica (Pietrobelli A et al., Obesity 2020)'.
A risultati simili e' giunto un lavoro condotto su 298 bambini spagnoli normopeso che ha anche messo in luce come la riduzione dell'attivita' fisica era piu' marcata nei figli di madre straniera o con titolo di studio inferiore (Medrano M et al., Ped Obes 2020).
'La pandemia si sta drammaticamente rivelando un acceleratore delle diseguaglianze. Fattori etnici, stato socio-economico, e livello culturale possono determinare una disparita' di accesso ad una alimentazione salutare esponendo il soggetto al rischio di patologie croniche e obesita', che sono correlate anche ad una peggiore prognosi in caso di COVID-19.', aggiunge Annamaria Staiano. Se nel 2019 si stimavano circa 1 milione e 137 mila bambini in condizioni di poverta', con la pandemia la situazione si e' aggravata perche' l'emergenza sanitaria si e' rapidamente trasformata in un'emergenza sociale, con la perdita del lavoro di milioni di persone. Secondo Save the Children entro la fine dell'anno, 1 milione di minori in piu' potrebbero scivolare nella poverta' assoluta, il doppio rispetto a quelli del 2019. 'L'aumento drammatico della poverta' notoriamente si associa anche nell'eta' infantile ad una ridotta qualita' della vita, un aumento delle malattie e a disturbi e difficolta' nella sfera fisica, affettiva, emotiva, cognitiva, linguistica e relazionale', spiega Mario De Curtis, componente del Comitato per la Bioetica della SIP.
'La chiusura delle scuole - aggiunge - ha fatto emergere nuove criticita' perche' molti sono stati gli studenti esclusi da videolezioni per la mancanza di computer, di connessioni e per la condivisione dello stesso dispositivo fra piu' fratelli o familiari. L'Istat ha certificato che durante il confinamento 1 studente su 8 non possedeva un laptop per la didattica a distanza e piu' di 2 minori su 5 vivevano in case prive di spazi adeguati per studiare'.
CRUCIALE LA RIAPERTURA DELLE SCUOLA
In questo contesto e' cruciale il tema della riapertura delle scuole. 'Le infezioni da SARS-CoV-2 sono piu' basse nei bambini rispetto agli adulti e sembrano seguire la situazione piuttosto che guidarla. E' piu' facile che sia un adulto ad infettare un bambino che viceversa. Secondo gli ultimi dati del ministero dell'Istruzione, diffusi il 15 ottobre, gli studenti contagiati erano 5.793, lo 0,08 % del totale, i docenti 1.020, cioe' lo 0,13, e il restante personale scolastico 283, cioe' lo 0,14, a testimonianza che le scuole sono luoghi sicuri', spiega Rino Agostiniani, vicepresidente Sip. Preoccupano invece le crescenti evidenze sui danni provocati dall'isolamento come ansia, disturbi del sonno, disordini alimentari. 'E' urgente l'apertura delle scuole per evitare che alla crisi sanitaria ed economica se ne aggiunga una educativa e sociale dalle conseguenze pesanti per tutti i bambini.
Lo Stato puo' intervenire con ristori economici, ma non puo' sostituire i benefici portati dalla frequenza scolastica; un bambino di 6 anni non avra' piu' 6 anni e cio' che perde in questi mesi lo avra' perso per sempre', conclude Agostiniani. E dalle scuole passa anche la lotta al Covid-19.
'La Sip- conclude il presidente Alberto Villani- chiede l'inserimento dell'educazione sanitaria come materia d'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, dall'asilo alle medie superiori, rendendosi anche disponibile alla condivisione dei programmi da svolgere. Formare dei cittadini preparati sui temi della sanita' pubblica e personale renderebbe migliore la salute di tutti, faciliterebbe la sostenibilita' del nostro SSN, e costituirebbe un significativo risparmio per le casse dello Stato'.