Nel giro di poche ore molte farmacie di Roma hanno terminato le scorte di lattoferrina poiche', da un rapido passaparola, e' emerso che la proteina potrebbe avere funzione protettiva contro Covid-19.
La corsa in farmacia deriva dal fatto che in questi giorni e' stata diffusa nuovamente la notizia di uno studio autorizzato dal comitato etico del Policlinico Tor Vergata di Roma, pubblicato nel luglio scorso, che indaga sul "ruolo della lattoferrina orale e intra-nasale nel trattamento di pazienti Covid-19 da lieve a moderato e asintomatici per prevenire e trattare la malattia". Ecco riportata nella nota Fnomceo la nuova scheda di https://dottoremaeveroche.it che vuole fare chiarezza sulle notizie che riguardano la nostra salute.
COS'È LA LATTOFERRINA? Parliamo di un nutriente (precisamente una glicoproteina) che si trova soprattutto nel latte materno e in generale dei mammiferi, ma anche in alcune mucose come la saliva, le lacrime e in alcune cellule preposte alla risposta immunitaria dell'organismo. La lattoferrina viene prodotta abbondantemente nelle fasi iniziali dell'allattamento e, oltre ad essere un'importante fonte di ferro, compie un'efficace azione protettiva nei confronti della mucosa intestinale del neonato, che viene protetto da eventuali infezioni microbiche, le quali spesso causano le coliche del neonato. Grazie alla sua funzione protettiva contro le infiammazioni gastrointestinali dei neonati e' disponibile in commercio sotto forma di integratore alimentare. Una cosa importante che puo' aiutarci a capire cosa sta accadendo: la lattoferrina presente in commercio non e' un farmaco ma un integratore. Per questa ragione l'Agenzia Italiana del Farmaco non puo' "regolare" le prescrizioni fatte per questo prodotto.
PER COSA È UTILE? Della lattoferrina sono sottolineate proprieta' antibatteriche, antiossidanti e immunoregolatrici. Inoltre, di particolare importanza e' la sua capacita' di trasportare il ferro all'interno del sangue, e' in grado di sottrarlo o eliminarlo dai microrganismi patogeni che da esso dipendono presenti nell'organismo, causandone quindi l'eliminazione dal sangue.
LE PRESUNTE PROPRIETÀ POSSONO AVERE UN RUOLO ANCHE NEL CONTRASTO AI CORONAVIRUS? I dati che derivano dagli studi condotti non permettono di rispondere in modo definitivo a questa domanda. Gli autori dello studio del Policlinico di Tor Vergata citato all'inizio affermano che la lattoferrina "possiede delle proprieta' antivirali estendibili al SARS-CoV-2" e "poiche' e' noto che interferisce con alcuni dei recettori utilizzati dai coronavirus, (la lattoferrina) puo' contribuire utilmente alla prevenzione e al trattamento delle infezioni da coronavirus" secondo quanto suggeriscono gli autori di un articolo pubblicato da Frontiers in Immunology, una rivista pubblicata da una casa editrice di discutibile affidabilita'.
LA RICERCA DI CUI SI PARLA CHE CARATTERISTICHE AVEVA? Gli autori dello studio hanno coinvolto 32 pazienti con Covid-19, di eta' media di circa 55 anni, di cui 22 presentavano sintomi da lievi a moderati e 10 erano asintomatici. La comorbilita' piu' diffusa era l'ipertensione, seguita da malattie cardiovascolari e demenza in piccola percentuale. Nonostante lo studio si presenti come "randomizzato" i pazienti sono stati selezionati consecutivamente, quindi non in modo casuale. Gli esiti dell'intervento somministrato (la lattoferrina) sono stati messi a confronto con quelli ottenuti in un gruppo di controllo composto da 32 volontari sani, negativi ai test per SARS-CoV-2, che non ricevevano alcun tipo di trattamento. Nei 22 pazienti sintomatici trattati si e' registrata la remissione dei sintomi in un lasso di tempo compreso tra 15 e 30 giorni. Inoltre, e' stata registrata la negativizzazione di tutti i pazienti.
OTTIME NOTIZIE, NON È VERO? CONSIDERIAMO ALCUNI ASPETTI PIÙ DA VICINO. 'Primo, lo studio non e' ancora stato sottoposto a revisione critica di altri ricercatori (peer-review), essendo stato inserito un archivio di articoli in prepubblicazione disponibili alla consultazione. Secondo, il limite della numerosita' estremamente bassa delle persone coinvolte nello studio - riconosciuto anche dagli stessi autori - potrebbe compromettere la validita' stessa dei risultati. Terzo, la validita' e' messa in discussione anche dall'assenza di confronto con un placebo o con un trattamento attivo', come spiegano gli autori di una lettera al direttore di Quotidiano Sanita': "È un aspetto delicato ai fini della validita' dei risultati, perche' la scelta del confronto/comparatore rispetto al quale giudicare il trattamento in studio e le modalita' di allocazione ai due bracci di intervento sono essenziali. L'ipotesi nulla e' che i trattamenti messi a confronto siano ugualmente efficaci, e questo e' piu' facile da giudicare se il comparatore non ha effetto, cioe' un placebo".
Tuttavia, proseguono gli autori della lettera, "la cosa che almeno in certa misura sorprende e' che il decorso della malattia nei 32 pazienti arruolati non sia stato messo a confronto con quello di altrettanti pazienti ai quali fosse stato erogato lo 'standard of care' sul quale la comunita' scientifica avesse raggiunto un consenso nell'aprile 2020".
Continua la nota Fnomceo: 'Nonostante si tratti di risultati ottenuti da uno studio dalla metodologia poco rigorosa, condotto su pochissimi pazienti e ancora non sottoposto a revisione critica, i risultati evidenziati dalla ricerca sono stati inopportunamente anticipati anche durante un servizio del Tg regionale del Lazio andato in onda il 13 luglio scorso, tornato a circolare nella seconda meta' di ottobre in relazione al nuovo aumento dei contagi da Covid-19. Dunque, i risultati esposti nella ricerca necessitano di una rigorosa verifica.
La necessita' di ulteriori ricerche e' stata chiarita anche da uno degli autori della ricerca, Stefano Di Girolamo, responsabile dell'unita' di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata Centro Covid 4. Durante un'intervista per il quotidiano Il Messaggero, Di Girolamo ha spiegato che 'dal punto di vista clinico i risultati finora sono molto incoraggianti ma abbiamo bisogno di continuare per avere dei dati statistici ed evidenze ulteriori'. La lattoferrina non potra' sostituire in nessun caso una cura alla Covid-19, tantomeno una campagna di vaccinazione, dal momento che 'e' una sostanza che facilita l'azione immunologica, da sola non puo' sconfiggere il virus ma e' capace di rendergli l'ambiente meno ospitale', ha spiegato ancora Di Girolamo.
PERCHÉ È RISCHIOSO RIPORRE TROPPA FIDUCIA IN QUESTI RISULTATI? "Offrire una cura alle persone che oggi soffrono a diversi livelli di gravita' della malattia causata da SARS-CoV-2 e' l'obiettivo di tutta la comunita' scientifica e delle istituzioni sanitarie" affermano gli autori della lettera pubblicata da Quotidiano Sanita'. "C'e' un drammatico bisogno di terapie efficaci e questo puo' portare a ritenere accettabile condurre studi comparativi di modeste dimensioni cosi' come studi osservazionali o analisi di serie di casi non controllate, sperando che i risultati possano suggerire un percorso efficace".
"In questo caso, una ricerca - nel migliore dei casi - ancora immatura porta alla prescrizione di un integratore alimentare il cui costo e' a totale carico del paziente. (…) La domanda di cura da parte del paziente eventualmente percepita dal medico non puo' essere una giustificazione per la prescrizione di preparati il cui uso non e' sorretto da adeguate prove di efficacia: mai come oggi, in corso di pandemia sono necessarie scelte rigorose sia da parte dei clinici, sia dei ricercatori sia delle istituzioni sanitarie".
DOTTORE, MA CHI DUNQUE PUÒ TRARRE BENEFICIO DA NOTIZIE DI QUESTO TIPO? È improbabile siano i pazienti. Qualcuno potrebbe pensare che il ricorso a un prodotto di questo tipo possa essere suggerito dall'esigenza di mostrare attenzione nei confronti del malato che richiede comunque una cura. Anche in un caso del genere, pero', si tratterebbe di una prescrizione inappropriata perche' ancora non basata su solide evidenze scientifiche. Anche perche' espone il cittadino a una spesa potenzialmente non giustificata: dobbiamo considerare, infine, che il mercato della lattoferrina valeva 190 milioni di dollari nel 2018 e per effetto delle attivita' di marketing si prevede si espanda nel 2027 fino a 380 milioni.