Lo spazio fisico ha un valore psichico e lo scoppio della pandemia, con la successiva, quarantena lo ha dimostrato.
"Nei borghi e nei piccoli centri il senso di isolamento e' stato affrontato con minori difficolta' psicologiche. Anche la diffusione del Coronavirus e' stata inferiore, perche' la maggiore diffusione si e' registrata nelle zone ad alta densita' abitativa. Attenzione, quindi, ai processi di urbanizzazione coatta". Parla alla Dire Enrico Perilli, docente di Psicologia dinamica all'Universita' degli studi dell'Aquila (Univaq), oltre che autore del libro 'Il perturbante nell'espansione urbana. Elementi di psicologia dei luoghi' (Edizioni Magi), che sara' presentato stasera nel corso del venerdi' culturale della Fondazione Mite-Istituto di Ortofonologia (IdO).
Lo psicoterapeuta continua la sua riflessione invitandoci a ricordare da dove sia partita la pandemia Covid-19. "In Cina 600 milioni di contadini sono stati urbanizzati in una forma coatta, creando un cortocircuito tra differenti modalita' di vivere: c'e' una Cina arcaica fatta di mercati popolati da animali vivi- continua Perilli- che nasce e si sviluppa dieci metri sotto il sorgere dei grattacieli della Cina sviluppata. Il Coronavirus e' partito dalla Cina arcaica ma e' stato diffuso dalla Cina urbanizzata della globalizzazione". L'epidemia Covid-19 adesso impone a tutti una nuova organizzazione degli spazi, anche urbani.
"C'e' bisogno di un cambiamento culturale- afferma Perilli- occorre sviluppare nuove politiche e un nuovo modo di vivere. La cura dello spazio, sia domestico (la casa) che esterno (borghi e citta'), e' essenziale per la qualita' della vita e del benessere non solo psicologico ma generale della popolazione. Enormi fasce di cittadini vivono una forma di vita senza radicamento e questo porta a sviluppare atteggiamenti devianti- avverte il docente- e' un processo che si autoalimenta". Questo libro, infatti, nasce dopo l'esperienza del gruppo 'Psicoarch', sorto nell'ambito dell'Ordine degli psicologi dell'Abruzzo per la ricostruzione delle zone terremotate. "Si e' trattato- spiega Perilli- di un lavoro di ricerca misto tra architetti e psicologi sulla ricostruzione dei luoghi dal punto di vista del benessere psicologico. Siamo andati anche sulla fascia costiera da Pescara, Giulianova fino a Francavilla. Li' ci sono quartieri come Rancitelli, simili a Scampia, dove troviamo spazi aperti alla criminalita' e alla marginalita'. Sono luoghi necrofili dove prevale un tipo di distruttivita' ed e' chiaro che si slatentizzano alcune pulsioni". Sotto attacco, dunque, il processo di 'spopolamento' delle aree interne del paese e l'ideologia di sviluppo dominante.
"Lo sviluppismo punta alla creazione di luoghi deputati al consumo, luoghi non relazionali, non identitari come centri commerciale, grandi stazioni sciistiche (basti pensare che l'80% degli impianti e' in rosso) o stabilimenti balneari che lavorano, ad esempio, solo due mesi l'anno e rappresentano un enorme business per la politica tramite i grandi appalti, che permettono di gestire consenso".
Allora non resta che ripartire dalla riscoperta dei luoghi, riaprendo i servizi laddove siano stati chiusi. "Il danno e' stato fatto con le politiche dei tagli alla sanita'- ricorda lo studioso- che hanno chiuso scuole, distretti sanitari e piccoli ospedali, rendendo piu' facile l'esodo dai piccoli centri. Chi abita in paesi di montagna, come Abruzzo o Calabria, vive con l'idea di 'non esserci', perche' la vita e' altrove. Occorrono politiche che riportino li' i servizi e incentivano la riscoperta dei 'vecchi' lavori". Di sicuro non si possono "ripopolare le aree interne del paese facendole 'diventare attrazioni turistiche', non si vive di questo. È un modello carente", informa Perilli. A l'Aquila, purtroppo, la ricostruzione ha accelerato il processo di sviluppo insito nelle citta' moderne, ovvero "la creazione di non luoghi, tanto che a causa della pandemia quasi tutti hanno dichiarato fallimento. Solo il 30% delle attivita' commerciali preesistenti al sisma e' riuscito a sopravvivere". Da qui l'idea di perturbante urbano, nel senso di progetto tradito.
"Scampia ne e' un esempio- chiarisce l'esperto- era nato per riqualificare uno spazio, ma poi e' subentrata la mancanza di cura nella gestione della struttura e nella sua piena implementazione. Pensiamo anche a Corviale, che ha visto l'apparizione del primo servizio solo dopo 15 anni dalla sua fondazione, con l'arrivo della polizia, e ora con 40 anni di ritardo arrivano pure i primi distretti sanitari. Questo sedimenta nella popolazione un sentimento di tradimento e di abbandono". Il "perturbante" e' un concetto psicoanalitico usato per la prima volta da Freud.
"È una parola sottile che ricomprende sia qualcosa di domestico, familiare, che il suo contrario pronto a manifestarsi prima o poi. Il terrifico e' il perturbante- prosegue il professore- Scampia e' un esempio di perturbante essendo un progetto che nasceva come utopia e che poi ha manifestato la sua ombra. Chernobyl e' invece perturbante come modello di sviluppo, simbolo del benessere sovietico trasformato infine in simbolo di morte".
Il perturbante, pero', non si manifesta all'improvviso, qualche cenno lo da': "Per coglierlo basta fare attenzione a quando inizia a venire meno la cura del luogo. O ancora quando i servizi sono lontani e noi ci accorgiamo che la nostra vita viene trascorsa in macchina- esemplifica Perilli- sia nelle grandi metropoli che nei paesi spopolati. Laddove poi si affermano luoghi senza identita', storia, relazioni e servizi, puo' capitare che il collettivo reagisca organizzando in autonomia iniziative come il baby-sitting o altro, ma certo nulla possono fare sul versante della sanita'". Eppure la popolazione ha bisogno di bello e di tradizioni. "Questa estate la richiesta turistica punta proprio su borghi, maneggi e parchi. Gli italiani cercano luoghi curati, vogliono bellezza- conclude lo psicoterapeuta- ma la tragedia e' che oggi la bellezza sembra un lusso per ricchi, riservata solo in alcuni luoghi e tutto il resto viene deturpato".