Nello studio di fase III ADAURA osimertinib, come trattamento adiuvante (dopo intervento chirurgico radicale), ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da malattia (DFS) nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce (IB-IIIA) che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR).
I risultati dello studio sono stati presentati nell’ambito della sessione plenaria dell’American Society of Clinical Oncology ASCO20 Virtual Scientific Program il 31 maggio (abstract #LBA5).
L’endpoint primario dello studio era rappresentato dalla DFS nei pazienti con malattia in stadio II e IIIA: osimertinib come trattamento adiuvante (dopo l'intervento chirurgico) ha ridotto il rischio di recidiva o morte dell'83% (sulla base di un hazard ratio [HR] di 0,17; intervallo di confidenza al 95% [CI] 0,12, 0,23; p <0,0001) rispetto al braccio di confronto.
I risultati della DFS per la popolazione complessiva di pazienti arruolata nello studio (stadi IB - IIIA), un endpoint secondario chiave, mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte della malattia del 79% (basato su un HR di 0,21; IC al 95% 0,16, 0,28; p <0,0001).
A due anni dall’inizio del trattamento, l'89% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo e libero da malattia contro il 53% di quelli trattati con placebo. Risultati coerenti di sopravvivenza libera da malattia sono stati osservati in tutti i sottogruppi analizzati, a prescindere dal fatto che i pazienti avessero fatto o meno chemioterapia adiuvante dopo intervento chirurgico. Il risultato è stato confermato tanto per pazienti asiatici che per i non asiatici.
Il Professor Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e Principal Investigator dello studio per l’Italia ha commentato: “Una riduzione del rischio di recidiva o morte pari all’80%, in un setting di pazienti in stadio precoce e quindi potenzialmente curativo, è sicuramente un dato senza precedenti e che porterà ad un cambio della pratica clinica. Si tratta di risultati che vedranno inevitabilmente l’affermarsi delle terapie target e, in particolar modo, dell’inibitore di EGFR osimertinib, come terapia standard per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio precoce e positivi alla mutazione di EGFR.”
“Il test per la ricerca delle mutazioni di EGFR è raccomandato da tutte le linee guida nazionali e internazionali per i pazienti che si presentano alla diagnosi con un tumore in stadio avanzato- prosegue il Professor Antonio Marchetti, Ordinario di Anatomia Patologica e Direttore del Centro di Medicina Molecolare e Predittiva dell'Università di Chieti -. I dati dello studio ADAURA porteranno ad un cambio nell’approccio diagnostico anche per i pazienti che hanno una malattia in stadio precoce e per i quali sarà necessario prevedere, alla luce di quanto presentato nel corso del congresso ASCO, l’implementazione del test per verificare l’eventuale presenza della mutazione, requisito fondamentale per il trattamento target con l’inibitore di EGFR.”
La Professoressa Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica al Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, ha aggiunto: “Ogni anno in Italia ci sono circa 36 mila nuove diagnosi di tumore del polmone non a piccole cellule. Questi risultati rappresentano un passo in avanti molto importante per tutta la comunità scientifica e aprono nuovi scenari per i pazienti con malattia in stadio precoce e che presentano una mutazione di EGFR. Si prospetta un vero e proprio cambio di paradigma, che vede finalmente l’introduzione della medicina di precisione in un setting in cui l’intento dei trattamenti è la cura.”
In aprile, il Comitato Indipendente per il Monitoraggio dei Dati (Independent Data Monitoring Committee) aveva raccomandato di aprire il cieco con due anni di anticipo per evidente efficacia del braccio sperimentale. Al momento del cut-off, i dati di sopravvivenza globale (OS) hanno mostrato un andamento a favore del braccio con osimertinib, pur non essendo ancora sufficientemente maturi. Lo studio continuerà a valutare la sopravvivenza globale come endpoint secondario.
La sicurezza e la tollerabilità di osimertinib si sono dimostrate coerenti con quanto emerso in studi precedenti in ambito metastatico. Eventi avversi di grado 3 o superiore si sono verificati nel 10% dei pazienti nel braccio con osimertinib rispetto al 3% nel braccio placebo.
Osimertinib è già disponibile in Italia per il trattamento di prima e seconda linea dei pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazione di EGFR.
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