Si guadagna le pagine di 'Nature' il caso di Vo' Euganeo, comune padovano che ha fatto scuola nella gestione dell'epidemia di Covid-19, diventando un laboratorio a cielo aperto per lo studio del coronavirus Sars-CoV-2.
Lo studio condotto fra gli altri da Andrea Crisanti, noto come uno dei padri del modello veneto contro l'emergenza, indica innanzitutto che oltre il 40% delle infezioni da Covid-19 sono asintomatiche. Secondo: non risultano differenze significative di carica virale tra sintomatici e asintomatici, suggerendo la potenziale contagiosità anche di chi contrae il virus con scarsi sintomi o nessuno. Terzo: i bambini si confermano in qualche modo 'resistenti' all'infezione, pure se vivono accanto a familiari che si sono ammalati.
'Suppression of a Sars-CoV-2 outbreak in the Italian municipality of Vo'' è il titolo dell'articolo firmato da Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova e del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedale/università di Padova, e da Ilaria Dorigatti del Mrc Centre for Global Infectious Disease Analysis dell'Imperial College di Londra, Gb.
Il lavoro, spiegano gli autori, "fa luce sulla frequenza dell'infezione asintomatica da Sars-CoV-2" e sulla "relativa infettività (misurata dalla carica virale), e fornisce nuovi spunti sulla sua dinamica di trasmissione e sull'efficacia delle misure di controllo messe in atto nel cluster di Vo': il monitoraggio dell'infezione con tamponi esteso a tutta la popolazione, l'isolamento domiciliare per i positivi (inclusi asintomatici o paucisintomatici), il distanziamento sociale e l'uso di dispositivi di protezione individuale - è la conclusione - sono risultati altamente efficaci nel sopprimere la trasmissione di Sars-CoV-2".
Il 21 febbraio 2020 - ricostruiscono i ricercatori - un residente del comune di Vo', una piccola cittadina di circa 3.200 abitanti in provincia di Padova, muore di polmonite a causa di un'infezione da Sars-CoV-2. Si tratta del primo decesso di Covid-19 registrato in Italia dopo la comparsa del nuovo coronavirus nella megalopoli cinese di Wuhan, nella provincia di Hubei. Le autorità regionali impongono prontamente l'isolamento dell'intero comune per 14 giorni. Informazioni sulla demografia, la presentazione clinica, il ricovero ospedaliero, la rete di contatti e la presenza dell'infezione vengono raccolte effettuando tamponi nasofaringei sull'85,9% e sul 71,5% della popolazione di Vo' in due punti temporali consecutivi.
"La prima indagine, condotta all'inizio dell'isolamento della città - spiega Crisanti - rivela una prevalenza di infezione del 2,6% (intervallo di confidenza-Ci del 95%, 2,1-3,3%). La seconda indagine, eseguita alla fine del blocco, evidenza una prevalenza dell'1,2% (95% Ci, 0,8-1,8%). In particolare, il 42,5% (95% Ci, 31,5-54,6%) delle infezioni confermate da Sars-CoV-2 e identificate nelle due indagini sono asintomatiche, ovvero non presentano sintomi al momento del test con tampone, né li hanno sviluppati in seguito. L'intervallo seriale medio è di 7,2 giorni (95% Ci, 5,9-9,6)".
"Particolarmente interessante" secondo l'esperto "è ciò che emerge dallo studio sull'infezione da Covid-19 nei bambini", che "sembrano ammalarsi di meno e con pochi sintomi, dimostrando una certa resistenza al virus. A Vo', su un campione di 234 bambini da 1 a 10 anni, nessuno è risultato positivo al tampone, anche se spesso hanno convissuto con genitori infetti". Ma il "dato chiave" per gli autori è questo: "Lo studio mostra come non si rilevi alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale delle infezioni sintomatiche rispetto a quelle asintomatiche (valori p 0,62 e 0,74 per i geni E e RdRp, rispettivamente, secondo il test Exact Wilcoxon-Mann-Whitney). Questo risultato implica che, potenzialmente, anche le infezioni asintomatiche o paucisintomatiche potrebbero contribuire alla trasmissione di Sars-CoV-2".
"Questo lavoro mette in risalto l'efficacia delle strategie di contenimento messe in atto a partire dall'identificazione del primo paziente positivo al Sars CoV-2 residente nella piccola comunità di Vo' - afferma Elisa Franchin del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, prima co-autrice dello studio - Dal punto di vista tecnico tutto questo è stato possibile, utilizzando le più moderne e avanzate tecnologie diagnostiche, che ci sono state messe a disposizione, ma anche grazie al lavoro di figure professionali con competenze diverse: dall'infermiere al segretario, dal tecnico al biologo, al medico. Senza dimenticare la massiva partecipazione della popolazione di Vo' che ci farà capire molto su questo virus la sua trasmissione e come poterci difendersi nel prossimo futuro".
"Lo studio di Vo' - commenta Dorigatti - ha dimostrato che identificare precocemente clusters di infezioni e intervenire in maniera tempestiva con l'isolamento dei casi infetti sono strategie in grado di sopprimere la trasmissione e bloccare sul nascere un'epidemia - Questo risultato, ottenuto a fine febbraio, è estremamente attuale visto il rischio di nuovi clusters di infezioni e di una seconda ondata. Ci sono ancora molte domande aperte sul virus, come ad esempio il ruolo dei bambini e il contributo delle infezioni asintomatiche o paucisintomatiche alla trasmissione. Trovare risposte a queste domande è di fondamentale importanza per identificare strategie di controllo mirate e sostenibili per combattere la trasmissione di Sars-CoV-2 in Italia e nel mondo nei prossimi mesi".
"Il dato sugli asintomatici è il risultato chiave dello studio", spiega Enrico Lavezzo, docente del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova. "Facendo una fotografia della popolazione di Vo' - commenta - abbiamo osservato che circa la metà delle persone positive al tampone erano asintomatiche al momento del test, mentre una parte avrebbe sviluppato i sintomi nei giorni successivi. Questo ci dice che, se abbiamo un certo numero di persone sintomatiche che troviamo positive in un determinato momento, ce ne dobbiamo aspettare altrettante asintomatiche, più difficili da individuare e isolare. E dato che la carica virale è comparabile nei due gruppi - come emerge dalle rilevazioni fatte nel piccolo comune padovano - è evidente come anche gli asintomatici possano contribuire alle catene di trasmissione, come abbiamo anche appreso da alcuni racconti di cittadini di Vo'".
"Infatti - precisa il docente - se da un lato è verosimile pensare che un soggetto sintomatico trasmetta l'infezione con più facilità, espellendo ad ogni colpo di tosse grandi quantitativi di virus, dall'altro è ragionevole pensare che i sintomi possano anche indurlo a rimanere a casa, limitando di conseguenza il numero dei contatti e le possibilità di contagio. Un soggetto asintomatico, invece, non è consapevole di essere infetto, e quindi si comporterà come se non avesse la malattia e continuerà a vedere altre persone, anche molte, a seconda del suo stile di vita e della sua occupazione". Untore a sua insaputa.