La sfida degli specialisti ortopedici è di individuare le tecniche più all’avanguardia per la rigenerazione articolare. Fondamentale per lo scorrimento delle nostre articolazioni, la cartilagine va incontro a un processo fisiologico di usura nel tempo o può essere danneggiata da traumi, comportando quindi limitazioni nel movimento sempre più invalidanti.
La cartilagine articolare ialina è un tessuto perenne, quindi è sempre la stessa dal giorno della nostra nascita. Non è possibile rigenerarla: una volta lesionata non si ripara. «Per questo motivo la ricerca in ambito ortopedico si è concentrata nell’approfondire i meccanismi che portano alla degenerazione cartilaginea e nell’individuare metodiche e approcci volti alla prevenzione del danno e alla sua ricostruzione - spiega il dott. Mario Tartarone, Direttore del dipartimento di Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale San Carlo di Nancy a Roma - Attualmente esistono però diversi trattamenti, alcuni ancora poco conosciuti, che consentono di stimolare la formazione di una cartilagine fibrosa. Questa cartilagine di riparazione consente, in alcuni casi, la ripresa della funzionalità dell’articolazione e limita l’estensione del danno a tutta la struttura».
I trattamenti si rivolgono a pazienti di ogni età, dal giovane che ha subito un trauma al paziente anziano, per prevenire l’artrosi, una delle dieci cause di disabilità al mondo. Per la prevenzione dei problemi e nelle forme diffuse di danno cartilagineo trova ancora un suo spazio di azione l’acido ialuronico ad alto peso molecolare, che ha soltanto un’azione lubrificante. Trattamenti più recenti, che si suppone possano stimolare una risposta biologica della zona danneggiata e quindi una parziale rigenerazione, sono il collagene idrolizzato e il gel piastrinico (PRP). Quest’ultimo in particolare sembra essere particolarmente indicato anche nella terapia delle tendinopatie e dei traumi muscolari acuti e cronici negli sportivi di ogni età. Ovviamente questi sono solo alcuni dei trattamenti conservativi a nostra disposizione e la ricerca clinica punta a trovare di soluzioni sempre più efficaci, che possano migliorare la qualità della vita dei pazienti, ritardando quanto più possibile il ricorso all’artroscopia o alla vera e propria chirurgia.