Cosa puoi fare in 9 minuti? Forse leggere i titoli di un giornale, prendere un caffè, fare una doccia. Sicuramente, se sei un medico di famiglia, non puoi occuparti dei tuoi pazienti al meglio.
Eppure, in Italia il tempo medio di una visita non supera i fatidici 9 minuti: lo rivelano i dati della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). Meno della metà della Svezia, che vanta 22 minuti, con la magra consolazione di fare meglio del Bangladesh dove i camici bianchi dedicano agli assistiti appena 48 secondi, come riportato da uno studio pubblicato sul British Medical Journal.
Di fatto, i medici di base italiani sono costretti alle visite lampo in quanto pochi e oberati di lavoro. Nell’arco di appena 10 anni (dal 2005 al 2015), come segnala la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), il carico di lavoro dei medici di famiglia è più che raddoppiato: tra appuntamenti, telefonate e visite a domicilio, i contatti da parte dei pazienti sono passati da 4,6 a 9,7 nell’arco dei 12 mesi. Parallelamente, nei prossimi 10 anni andrà in pensione circa il 70% dei medici di base e, senza un incremento del numero di borse di studio per i corsi di Medicina Generale e un’equiparazione del trattamento economico, fiscale e assicurativo a quello previsto per chi sceglie le scuole di specializzazione mediche, il rischio estinzione per i medici di base è concreto.
Proprio per questo Consulcesi, network legale da oltre 20 anni a fianco dei camici bianchi, ha voluto lanciare la campagna social #laprovadel9 sull’importanza di tutelare i diritti dei medici di famiglia, in vista dell’azione legale prevista per il 20 dicembre 2018, a cui i camici bianchi che dal ’93 subiscono un trattamento discriminatorio potranno aderire per ottenere un risarcimento a titolo forfettario fino a 50mila euro per ogni anno di specializzazione. Una somma comprensiva della differenza retributiva tra la borsa di studio percepita e quella presa dai medici in formazione specialistica a partire dall’anno 2006/2007, tassazione IRPEF non dovuta e contributi pensionistici non percepiti.
Infatti, la disparità di trattamento tra chi frequenta corsi di Medicina Generale e chi opta per i corsi di specializzazione medica è evidente: i primi guadagnano 11mila euro all’anno (considerati fonte di reddito e quindi tassati), mentre la remunerazione dei secondi varia tra i 25mila e i 27mila euro (consistenti in borse di studio non tassate). Inoltre, i medici di Medicina Generale non godono delle tutele previste dai normali rapporti lavorativi (per esempio la gravidanza), mentre agli specializzandi spettano i contributi previdenziali e la stipula di un’assicurazione.
L’avvocato Marco Tortorella, specialista del contenzioso per Consulcesi, in una diretta Facebook sul Gruppo “Medici di Famiglia” si è messo a disposizione dei tanti intenzionati a far valere i propri diritti, rispondendo alle loro numerose domande. «Molto bene le iniziative legali come quella di Consulcesi che fanno emergere e contrastano questa vergognosa discriminazione tra i medici di famiglia in formazione e gli ospedalieri», commenta Marco Nardelli, medico di Medicina Generale trasferitosi a Londra, membro della Italian Medical Society of Great Britain e amministratore del Gruppo FB “Medici di famiglia”. Nardelli spiega che «nella maggior parte dei Paesi europei la Medicina Generale è una specializzazione e l’Italia non solo non si adegua, ma offre una borsa di studio di 800 euro al mese rendendo la vita impossibile a centinaia di giovani medici. Se non esiste la volontà politica o sindacale di mettere un punto a questa vergona lo farà la legge e sono sicuro che sarà un successo».
Per tutti gli interessati alla nuova azione collettiva del 20 dicembre 2018 riservata ai medici di famiglia penalizzati dallo Stato, Consulcesi mette a disposizione oltre 1000 consulenti contattabili gratuitamente attraverso il sito www.consulcesi.it e il numero 800.122.777.