Negli ultimi anni sono avvenuti significativi cambiamenti nella diagnostica e nella terapia dei tumori tiroidei. Le nuove linee guida cliniche e istologiche hanno profondamente trasformato l’approccio terapeutico alle neoplasie della tiroide improntato a una minore aggressività soprattutto per quanto riguarda il trattamento chirurgico e la medicina nucleare.
Le novità nella classificazione delle neoplasie e nella diagnostica citologica dei noduli tiroidei nonché la discussione di alcuni casi di difficile interpretazione per patologi e citopatologi saranno al centro dell’11 o Corso Multidisciplinare di Patologia e Citologia della Tiroide, che si svolgerà giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre all’Università Cattolica di Roma (Aule S. Giovanni di Dio e Necchi).
“Nel 2016 – spiega il responsabile scientifico del Corso professor Guido Fadda, associato di Anatomia patologica all’Università Cattolica e dirigente medico dell’UOC di Istologia e citodiagnosi della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli - sono state pubblicate le linee-guida per la gestione clinica dei carcinomi della tiroide elaborate dopo una lunga gestazione dall’ATA (American Thyroid Association) che include anche esperti europei. Queste linee guida sono molto innovative rispetto alle precedenti del 2009 perché prevedono delle classi di rischio clinico basate su parametri molti dei quali, per la prima volta, sono di tipo puramente istologico. Nel 2017 è stata pubblicata la nuova classificazione mondiale dei tumori endocrini (e pertanto anche dei tumori della tiroide) a cura della WHO (World Health Organization), elaborata da esperti di tutto il mondo. Infine all’inizio del 2018 sarà definitivamente in uso la nuova stadiazione clinica dei tumori della tiroide realizzata dall’AJCC (American Joint Committee on Cancer) che serve per poter pianificare la terapia dei tumori maligni della tiroide in funzione dell’evoluzione prognostica del tumore”.
Queste linee-guida clinico-istologiche stanno già rivoluzionando l’approccio terapeutico alle neoplasie della tiroide che sarà improntato a una minore aggressività soprattutto per quanto riguarda il trattamento chirurgico e la medicina nucleare. “L’obiettivo - prosegue Fadda - è quello di personalizzare la terapia per ogni paziente mediante la valutazione di parametri istologici e molecolari che potranno consentire di prevedere l’aggressività di ogni singola neoplasia e di riservare i trattamenti chirurgici più estesi e demolitivi, nonché la somministrazione di iodio radioattivo, solo ai tumori a maggiore rischio di recidiva locale o di metastasi a distanza”.