I Carabinieri del NAS di Livorno coadiuvati da militari del Comando Provinciale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno dott. Antonio Pirato nei confronti di un’infermiera professionale ed un decreto di perquisizione.
La persona coinvolta nell’indagine è ritenuta responsabile di 13 omicidi volontari, avvenuti negli anni 2014 e 2015, nei confronti di altrettanti pazienti tutti ricoverati, a vario titolo e per diverse patologie, presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale civile di Piombino.
L’indagine, iniziata a metà anno del 2015 e condotta dai Carabinieri del NAS di Livorno – coordinati dalla Procura della Repubblica di Livorno (Pubblico Ministero Dott. Massimo Mannucci) – è scaturita da una segnalazione di un’ennesima ed inspiegabile morte nel predetto ospedale di un anziano signore per emorragie diffuse non direttamente collegabili alle patologie di cui era affetto.
"Le notizie che trapelano sull’attività dell'infermiera di Piombino descrivono una pratica agghiacciante, orrenda. Il mio ringraziamento particolare va ai Carabinieri del Nas che l’hanno arrestata -afferma il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin- Nella classifica degli orrori stavolta abbiamo raggiunto una delle vette commesse dalla miseria umana. Non è la prima volta che vengono scoperti omicidi in serie che vedono come protagoniste infermiere-killer. Queste figure vanno contro ogni deontologia ed etica medica, che devono essere sempre rivolte al massimo beneficio del paziente. Questo episodio mette in evidenza ancora una volta la necessità di una tutela particolare per le persone anziane e più fragili che alle strutture sanitarie affidano la loro esistenza. Va difeso con tutte le nostre forze il valore della vita, in qualsiasi fase, compresa quella dei malati terminali. La difesa della vita è un valore insopprimibile".
L’attività investigativa del NAS toscano, coadiuvato nelle varie fasi dal Reparto Analisi Criminologiche - Sezione Psicologia Investigativa e Sezione Atti Persecutori del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS) di Roma, ha consentito di accertare la responsabilità dei predetti delitti in capo ad una infermiera in servizio presso quell’ospedale da numerosi anni. La complessa attività d’indagine ha messo in luce anche le modalità con le quali la predetta ha cagionato la morte dei poveri pazienti, ovvero attraverso l’iniezione letale, non per fini terapeutici, di un farmaco anticoagulante (Eparina) tanto da determinare, soprattutto in alcuni casi, una rapida, diffusa ed irreversibile emorragia con conseguente morte. La presenza del predetto farmaco è stata riscontrata nei rispettivi esami ematochimici effettuati sui pazienti nel corso dell’ordinario monitoraggio clinico, che hanno evidenziato una concentrazione, in alcuni casi, anche 10 volte superiore rispetto a quelle compatibili con le consentite dosi terapeutiche.
I pazienti deceduti, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi avevano patologie per le quali la somministrazione dell’eparina non rientrava nelle possibili terapie. I tredici decessi, dodici dovuti a scoagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco ma ugualmente riconducibile alla somministrazione di altro farmaco, hanno alterato il totale nelle statistiche della struttura sanitaria. Si sono verificati in queste date:
Anno 2014
- 19 gennaio
- 27 giugno
- 22 settembre
- 2 ottobre
- 24 novembre
- 26 novembre
- 20 dicembre
- 28 dicembre
Anno 2015
- 9 gennaio
- 11 marzo
- 1 luglio
- 9 agosto
- 29 settembre
I Carabinieri, a seguito di accurate verifiche sui turni di servizio di tutto il personale operante, a vario titolo, in quel Reparto, sono anche riusciti a conclamare come unica e ricorrente presenza in tutti i turni sospetti (correlati alle morti), presso il Reparto Anestesia e Rianimazione, quella della predetta infermiera.
Si sta facendo luce sulle motivazioni che hanno portato agli insani gesti, verosimilmente da collegare allo stato psichico dell’infermiera, in particolare a depressione, uso di alcol e di psicofarmaci.
L’infermiera, dopo l’arresto e la perquisizione presso il domicilio e gli altri luoghi di pertinenza, è stata associata presso la Sezione femminile della Casa circondariale di Pisa a disposizione dell’autorità giudiziaria.