Un pezzo di città cambia volto e guarda all’Europa, alle cattedrali metropolitane della scienza e dell’arte come il Beaubourg parigino o il Technikmuseum di Berlino. L’ex caserma Guido Reni, zona Flaminio, II Municipio di Roma, sarà la sede della Città della Scienza: “un centro di rilevanza internazionale”, spiega una nota del Campidoglio, “in grado di accogliere, esporre e rendere accessibile al grande pubblico il sapere scientifico e tecnologico in tutte le sue evoluzioni e articolazioni, nonché di promuovere la conoscenza scientifica, di sperimentarla e di diffonderla”.
E' il primo intervento urbanistico di grande respiro dell’attuale amministrazione capitolina. “Un sogno coltivato per oltre un terzo di secolo”, ha detto il Sindaco. “Un museo contemporaneo della scienza, analogo a quelli presenti in altre capitali europee". Ieri, intanto, si è tenuta al cinema Tiziano la prima assemblea pubblica sul progetto, con l'intervento dell'assessore Giovanni Caudo (Trasformazione Urbana) e del presidente del II Municipio, Giuseppe Gerace. E' stato così presentato ai cittadini il complesso intervento di recupero dell'ex caserma, che passa per la cessione dell'area di proprietà dell'Agenzia del Demanio a Cassa Depositi e Prestiti, per poi realizzare la Città della Scienza (con i proventi di vendite e canoni) insieme ad appartamenti, alloggi di housing sociale, strutture ricettive e commerciali.
Si è parlato principalmente - riferisce una nota del Campidoglio - dei servizi e degli spazi pubblici, "in un'ottica di rigenerazione complessiva dell'intero quartiere". Il processo partecipativo prevede una novità: sarà costituito in assemblea un tavolo tecnico, composto da cittadini e da esperti dell'Assessorato, che si occuperà sia della Città della Scienza e annessi (uso aree pubbliche, distribuzione parti private) che del programma generale per la zona del Flaminio. Prossima tappa per l'assemblea pubblica, definire le linee di base del concorso per la progettazione del quartiere della Città della Scienza. In tutto, precisa l'assessore Caudo, il percorso partecipativo non durerà più di cinque mesi.
E veniamo agli elementi generali del progetto, presentati nei giorni scorsi in Campidoglio dal sindaco Ignazio Marino e dall’assessore Caudo: dei 51mila metri quadri che formano l’area d’intervento (con 72mila mq. di nuovi edifici), 10mila di superficie fondiaria saranno occupati dalla Città della Scienza. Ci saranno poi 200 residenze private per 27mila metri quadri; 70 alloggi sociali (6mila metri quadri di superficie costruita), spazi commerciali (5mila) e strutture ricettive (5mila). 14mila metri quadri, infine, la superficie effettiva (fondiaria) destinata ad attrezzature pubbliche. I ricavi delle parti messe a reddito finanzieranno l’intervento, senza costi aggiuntivi per il Campidoglio. L’operazione è condotta da Roma Capitale con l’Agenzia del Demanio (Ministero dell’Economia e delle Finanze) e coinvolge il fondo immobiliare della Cassa Depositi e Prestiti (Investimenti SGR).
Gli obiettivi: “Offrire nuovi servizi ai cittadini”, spiega una nota di Roma Capitale, “e mettere a disposizione della città una struttura che vuole essere un contributo alla sua crescita economica, sociale e culturale”. A questo fine il progetto dedica ampio spazio alle connessioni tra il nuovo e l’esistente: tra il complesso della Città della Scienza con le sue pertinenze e l’Auditorium, il Maxxi, lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport, il Villaggio Olimpico. La variante urbanistica che introduce l’intervento, ha sottolineato l’assessore Caudo, “guarda alla dimensione urbana del luogo e non solo al singolo progetto”. L’idea, spiega Caudo, è connotare il Flaminio “come la parte di città storica con la maggior concentrazione e densità di attività culturali, sportive e di sperimentazione artistica”.
Si tiene dunque conto, ad esempio, “delle necessarie relazioni fisico-spaziali e visive con il Maxxi” e "delle continuità funzionali con la via Flaminia e con via del Vignola”. Che si traducono in una nuova piazza “in continuità con via Guido Reni e il Maxxi”; in un “sistema di spazi pubblici all’aperto” a ovest, verso via Piero della Francesca, con edifici per attrezzature ottenuti anche recuperando corpi di fabbrica esistenti; e in un percorso pedonale che collegherà via del Vignola con le aree pure pedonali del Maxxi e con piazza Mancini. Il tutto, inserendo i nuovi elementi – a partire dalla Città della Scienza – in modo organico, partendo “dalla valorizzazione dello spazio aperto” e da una visione che legge come un insieme unico le forme architettoniche e il verde pubblico.
Questo, per sommi capi, il destino deciso per l’ex caserma, nata nel 1906 come “Stabilimento Militare Materiali Elettrici e di Precisione”. Il primo passo per l’avvio del progetto, spiega sempre il Campidoglio, è stato “la revoca della delibera 8 del 28-29 ottobre del 2010” che intendeva attuare il maxi-protocollo Comune-Ministero Difesa del 4 giugno 2010 per la valorizzazione economica di 15 caserme della Capitale. Protocollo che poi, alla scadenza di luglio 2011, non è stato più rinnovato.
L’attuale Giunta Capitolina, con memoria del 25 settembre 2013, ha restituito finalità pubbliche all’intervento “prevedendo, oltre alla realizzazione della Città della Scienza, la presenza di alloggi sociali pari al 20% della quota residenziale e servizi pubblici per il quartiere”. Dopo un serrato confronto con l’Agenzia del Demanio e con l’acquirente, Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR, Roma Capitale ha approvato in Giunta, il 27 dicembre 2013, la relativa variante urbanistica. “In tre mesi, dunque”, sottolinea sempre il Campidoglio, “il progetto ha quasi interamente completato il suo iter amministrativo”. In questi giorni, come detto qui sopra, è partito il processo di partecipazione cittadina. Nel contempo la variante urbanistica andrà al vaglio dell’Assemblea Capitolina e subito dopo sarà avviata la stesura del masterplan con la Cassa Depositi e Prestiti.