Meno di 140 milioni di euro, contro oltre 500. Questo il rapporto tra la spesa annua di farmaci oppiacei e quella sostenuta per i FANS descritto dal Ministero della Salute in occasione di Impact 2013.
“Per portare a sistema quanto sancito dalla normativa, occorre investire sulla formazione della classe medica, in particolare delle nuove generazioni, partendo dai percorsi universitari, e sull’informazioneall’opinione pubblica, entrambe da sviluppare in modo sempre più capillare”,ha spiegato Gian Franco Gensini, Presidente del Comitato Scientifico Impact proactive e Ordinario di Medicina Interna all’Università di Firenze. “Una maggiore consapevolezza dei cittadini è di cruciale importanza: se i pazienti esigono cure efficaci, i medici hanno un imprescindibile sprone a erogarle. Parliamo infatti di ‘citizen empowerment’perché, se molto c’è da fare sul fronte dell’organizzazione sanitaria, molto va fatto anche su quello della condivisione e del dialogo tra medico e paziente. Questo gioca a favore anche dell’appropriatezza terapeutica, perseguibile solo se l’iter di cura è tailor-made. Le sfide aperte sono quindi numerose, non arriveremo a chiudere questi gap in un anno, ma sicuramente il percorso intrapreso va nella direzione giusta per riuscire, con lo sforzo congiunto di tutte le componenti del sistema sanitario, a chiudere il cerchio della lotta al dolore”.
E proprio in un’ottica di appropriatezza prescrittiva, il workshop si è focalizzato anche sul rischio cardiovascolare legato ai FANS. In Italia questi farmaci si attestano su una spesa annua pari a 518 milioni di euro, con un consumo medio procapite di 8,55 euro, a fronte di 139 milioni per gli oppioidisuddivisi tra 89 per i forti (1,48 euro pro capite) e 50 per i deboli (0,83 euro pro capite). Ciò nonostante la letteratura scientifica continui a evidenziare gli effetti avversi indotti dai FANS, come ha confermato un recente articolo di Lancet,e un recente warning dell’EMA che prevede anche per il diclofenac le precauzioni riservate agli inibitori della COX-2 relativamente al rischio di eventi cardiovascolari. Benché questi medicinali siano da impiegare ai più bassi dosaggi possibili e per breve tempo, i dati dimostrano che molti pazienti li assumono per oltre 90 giorni. Il consumo di FANS si mantiene ancora elevato nel nostro Paese e la loro associazione con i gastroprotettori, il cui consumo è in costante aumento, determina un notevole impatto economico sulla spesa sanitaria. Alla base del problema, la prescrizione non appropriata, che diventa ancor più pericolosa nei pazienti più fragili.
E proprio il dolore dei soggetti più fragili, come anziani e bambini, incapaci di esprimere la loro sofferenza, è uno degli argomenti approfonditi nel corso della seconda giornata di Impact proactive 2013. “Nonostante ildolore pediatrico sia un sintomo ‘impegnativo’ per il bambino e la sua famiglia, e le terapie oggi disponibili permettano un suo efficace controllo, oggi rimane un problema sottotrattato”, ha dichiarato Franca Benini, Responsabile del Centro Regionale Veneto Terapia Antalgica e Cure Palliative Pediatriche dell’Università di Padova.“Più dell’80% dei ricoveri ospedalieri pediatrici sono dovuti a patologie che presentano anche dolore; il 60% degli accessi al Pronto Soccorso pediatrico è causato da questo disturbo. A livello ambulatoriale la richiesta di valutazione medica è, nel 45% dei casi, legata a sofferenza. La Legge 38/2010 ha sancito il diritto del minore al controllo algico secondo programmi dedicati e specifici e propone interventi organizzativi ed assistenziali declinati sulle peculiarità biologiche, psico-relazionali, sociali e cliniche del paziente pediatrico. Ministero della Salute, Società Scientifiche, Federazioni e Fondazioni stanno lavorando a fondo perché quanto sancito dalla normativa diventi effettivo nel più breve tempo possibile. Formazione, informazione e monitoraggio rappresentano strumenti importanti, ma devono integrarsi con decisioni organizzative e programmatorie ad hoc e con lo stimolo continuo di motivazione e professionalità degli operatori sanitari”.
Altra tipologia di pazienti particolarmente vulnerabili è quella degli anziani. "Uno dei problemi più rilevanti nella cura del dolore – ha evidenziato Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria –è rappresentato dalle persone che, per un’alterazione delle funzioni cognitive, hanno perso memoria del dolore fisico e non sono in grado di descrivere tipo, localizzazione, durata e gravità della loro sofferenza. Oggi in Italia le persone affette da demenza sono circa il 10-12% degli over 65 (e quindi circa1-1,5 milioni di cittadini). Di questi, circa il 70-80% ha problemi di dolore nel corso della vita; a loro quindi si deve rivolgere l'attenzione della medicina, perché la sofferenza venga diagnosticata e poi lenita con adeguati trattamenti. Spesso ciò non avviene e le persone con demenza devono soffrire ingiustamente. Abbiamo il dovere di porre in atto metodologie diagnostiche innovative, efficaci anche in assenza di una sintomatologia riferita: in chi ha perso la memoria ogni volta il dolore si presenta come un evento nuovo, drammatico e inspiegabile, che induce angoscia”.
“Non basta un uomo, non basta una Legge per sconfiggere il dolore, ma occorre la sensibilità e l’impegno corale di tutti gli addetti ai lavori”, ha concluso Guido Fanelli, Presidente della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative.“Dal punto di vista legislativo e burocratico, abbiamo ormai ogni strumento necessario e anche le Regioni si stanno muovendo con le rispettive delibere. L’ultimo importante traguardo per cui stiamo lavorando è quello dei DRG,ovvero la definizione dei rimborsi per le prestazioni antalgiche ospedaliere. A questo proposito si è tenuto da poco un tavolo tecnico che ha coinvolto Ministero della Salute e dell’Economia con i rappresentanti delle Regioni. Quello che ora manca per chiudere il gap è il coraggio e la motivazione di chi opera sul territorio. Solo così la Legge 38 non rimarrà un obbligo sulla carta, ma potrà essere davvero applicata nella pratica clinica quotidiana, garantendo ai pazienti un futuro con meno dolore. La V edizione di Impact ha dato in tal senso un contributo prezioso, grazie alle esperienze condivise e all’acceso dibattito che quest’anno ha integrato la visione nazionale del problema con una prospettiva planetaria. L’intervento di Gilberto Gerra dell’Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine ci ha permesso di apprezzare ulteriormente il valore della nostra Legge 38, cui lo stesso dipartimento delle Nazioni Unite si è ispirato nella revisione di una Model Law da proporre a tutti i Paesi aderenti, per favorire ovunque l’accesso ai farmaci per la terapia del dolore”.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito: www.impactproactive.it.