L’Italia fa scuola in campo radiologico con una première mondiale che, dopo aver fatto il suo esordio al Giro d’Italia, ora fa proseliti anche al prossimo Tour de France. Si tratta di un ambulatorio mobile che quotidianamente anticipa l’arrivo dei corridori presso ogni traguardo di tappa, mettendosi tempestivamente a disposizione per verificare e diagnosticare le conseguenze delle numerose cadute e incidenti di percorso che caratterizzano le corse a tappe.
Per una volta, sperimentando per primi queste sofisticate apparecchiature portatili fornite dalla ditta GMM e gestite tramite un sistema di informatizzazione curato dalla Fujifilm Italia, il Giro ha dato lezioni allo storico rivale di sempre, quella “Gran Boucle” che per l’edizione del centenario non poteva certamente fare a meno di quella che è una garanzia per i partecipanti alla gara. Ad aprire questa strada è stato il Centro Ortopedico e Traumatologico di Torino, cui venivano inviate in tempo reale le lastre degli atleti partecipanti al Giro d’Italia, e, in particolare, il reparto del Dott. Carlo Faletti, primario di radiologia all’ospedale torinese e presidente della Società Italiana di Radiologia Medica, una delle più antiche associazioni di categoria del settore medico e, nello specifico, dei professionisti di radiologia. “Non sempre – spiega il Dott. Faletti - nei posti attraversati dalle carovane ciclistiche ci sono ospedali a tiro, per cui, prima dell’introduzione di questo innovativo ritrovato tecnologico, si rendeva necessario prendere il ciclista infortunato, caricarlo in macchina, portarlo magari a 50 kmdi distanza, arrivare in pronto soccorso e mettersi in attesa. Questa stazione mobile, invece, permette finalmente di fare tutto localmente”.
Nonostante il settore sanitario nazionale sia sottoposto costantemente a ogni genere di critica, i radiologi invece godono da sempre di un’ottima reputazione e forse non sorprende vederli tra i protagonisti degli appuntamenti sportivi che contano, comprese appunto le gare ciclistiche più prestigiose a livello internazionale. Ma come funziona nel dettaglio questo esclusivo servizio? “I corridori giunti al traguardo in condizioni compromesse – prosegue il ‘decano’ dei radiologi italiani - vengono sottoposti a tutti gli esami diagnostici utili a confermare o meno la loro idoneità a partecipare alle tappe successive. L’accuratezza degli esami strumentali e la tempestività della diagnosi permettono allo staff medico di ogni squadra di poter intervenire con la massima efficienza con le terapie del caso già nell’immediato dopo tappa. Gli esami vengono quindi monitorati in tempo reale ed è questa è la vera digitalizzazione della radiologia, ottenuta utilizzando un rivelatore di ultima generazione capace di fornire immagini digitali di altissima qualità istantaneamente trasmissibili attraverso le reti informatiche presenti sul territorio”.
L’esperienza al Giro d’Italia ha raccolto non solo l’entusiasmo degli addetti ai lavori, ma anche la piena approvazione del gruppo, sia degli atleti che dei direttori sportivi, consapevoli di poter contare su un nuovo servizio a garanzia dell’incolumità dei corridori e della competitività di tutte le squadre partecipanti. Ecco quindi che il positivo esempio è stato mutuato dai cugini d’Oltralpe. Non capita spesso di poter dire che il Belpaese dà lezioni al resto del mondo, ma in questo caso l’iniziativa, fortemente voluta dal Dott. Faletti, rappresenta un esempio dell’eccellenza italiana in ambito sanitario.