Lo SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) prende nettamente le distanze dai vincoli per i medici di prescrivere i farmaci equivalenti contenuti nell'articolo 15 della spending review concernente 'Disposizioni urgenti per l'equilibrio del settore sanitario e misure di governo della spesa farmaceutica'.
"Francamente non pensavo di potesse arrivare a ciò- commenta Antelo Testa, presidente nazionale SNAMI- ma di questi tempi tutto evidentemente può essere sacrificato sull'altare del presunto risparmio. Presenuto perchè è un falso che ci sia una diminuzione di spesa per il SSN nella prescrizione di un farmaco di marca rispetto a un farmaco generico, in quanto la differenza la paga il paziente, per cui siamo completamente fuori tema parlando spending review. In contreto l'emendamento decreterebbe l'inizio della fine della libertà di cura da parte di un sanitario nei confronti del proprio paziente. Per il presidente dello Snami, il provvedimento "ci imporrebbe di scegliere un farmaco piuttosto che un altro per costrizione di Stato basata su logiche che esulano da quelle dalla nostra esperienza clinica degli effetti di quel farmaco su quel paziente. Verrebbero a cadere le prerogative irrinunciabili dello Snami ad una buona prescrizione per cui il farmaco generico ideale per noi e' quello identico e che la pregiudiziale sia che il medico deve rispondere direttamente di cio' che prescrive e non puo' farlo se altri cambiano quanto da lui espresso. Questo perche' due farmaci non sono uguali se le indicazioni della scheda tecnica risultano incomplete o sono diverse tra farmaco brand e bio equivalente".
"Un provvedimento del genere- aggiunge Testa- è per noi dello Snami francamente illegittimo e già per domani ho convocato un esecutivo nazionale straordinario urgente in cui metteremo a punto tutte le strategie di contrapposizione a questo ennesimo episodio di smantellamento del Sistema sanitario nazionale". Il sindacato annuncia che dara' battaglia. "Anticipo che oltre allo stato di agitazione permanente pensiamo alle firme di un referendum abrogativo e all'utilizzo delle nostre 65.000 sale d'attesa per informare i cittadini italiani che le nostre prescrizioni farmaceutiche mediche potrebbero non essere libere ma fortemente condizionate. Non nascondo - conclude Testa - che a tutela dei medici e pazienti, cioe' alla sopravvivenza stessa del Sistema sanitario nazionale, penso alla disobbedienza civile, seppur come gesto estremo".