Si è tenuta oggi al Ministero della Salute la “Conferenza sulle Epatiti”, un evento che rientra tra le iniziative proposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la celebrazione della Giornata Mondiale delle Epatiti 2011 ed ha l’obiettivo di fare il punto sulle epatiti e sul loro profilo epidemiologico a livello nazionale e mondiale ma anche quello di porre la riflessione e il confronto tra diversi interlocutori sulle possibili strategie da adottare per il futuro.
Le epatiti virali, in particolare quelle da virus B e C, rappresentano un rilevante problema di sanità pubblica oltre che per la loro frequenza anche per l’alta percentuale di casi che possono cronicizzare e sviluppare nel tempo malattie gravi, come la cirrosi e il cancro del fegato.
Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 1/3 della popolazione mondiale si è infettata con il virus dell’epatite B (HBV), circa 350 milioni di persone sono cronicamente infette ed ogni anno si verificano 4 milioni di nuovi casi. Le persone cronicamente infette con il virus dell’epatite C (HCV) sono circa 170 milioni e si verificano ogni anno 3-4 milioni di nuovi casi.
In Italia, l’incidenza di queste infezioni si è ridotta, da un lato per il miglioramento, negli ultimi cinquant’anni, delle condizioni igieniche e socio-economiche della popolazione e per la maggiore conoscenza delle vie di trasmissione; dall’altro, per l’epatite B, grazie all’introduzione della specifica vaccinazione, nel 1991, nel calendario vaccinale per tutti i nuovi nati e - nei primi 12 anni di applicazione della legge- per tutti gli adolescenti compresi nel 12° anno di età.
D’altro canto, nel nostro Paese, si è andata parallelamente delineando una vera e propria emergenza sanitaria, dovuta all’elevata prevalenza di patologie epatiche croniche e tumori del fegato, causate dalle infezioni da virus dell’epatite B e C avvenute tra gli anni ’60 e ’90. In particolare, l’Italia detiene il triste primato in Europa per numero di soggetti HCV positivi e per mortalità per tumore primitivo del fegato. Il virus C dell’epatite, a differenza del virus B, è stato individuato e diagnosticato per la prima volta a partire dagli anni ‘90 e, purtroppo, non si dispone ancora di un vaccino nei suoi confronti.