Ogni anno, l’Italia perde oltre 1 miliardo di euro di ricchezza, generato dai 243 brevetti che i nostri migliori 50 cervelli producono all’estero. E’ il costo della fuga dei cervelli, presentato oggi dalla Fondazione Lilly sulla base di uno studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com), che il nostro Paese paga in termini di mancata ricchezza, in un momento storico in cui occorrerebbe puntare proprio sulla crescita e l’innovazione, per contribuire allo sviluppo generale.
“Una situazione sostanzialmente statica che si aggrava di anno in anno – afferma Patrik Jonsson, Presidente Fondazione Lilly - per l’alto numero di ricercatori che scelgono di emigrare verso Paesi in cui è ancora possibile fare ricerca e dove il lavoro è giustamente remunerato e valorizzato sulla base del merito. Per questo motivo stanziamo per la borsa di ricerca una somma annuale che sia congrua con gli stipendi medi percepiti dai ricercatori nei paesi più avanzati”. Secondo lo studio dell’I-Com, nel corso della sua attività, un giovane ricercatore ha una produttività media di 21 brevetti che, in termini di ricchezza economica, equivalgono a 63 milioni di euro considerato il valore attuale e in una proiezione a venti anni arrivano a 148 milioni di euro. Solo nell’ultimo anno sono stati brevettate 8 scoperte dai 20 migliori ricercatori italiani fuori dal suolo nazionale come autori principali, per un valore di 49 milioni di euro che tra venti anni diventeranno 115 milioni di euro. Se consideriamo invece la totalità dei brevetti a cui i nostri 20 “top cervelli fuggiti” hanno contribuito come membri del team di lavoro, i brevetti solo nell’ultimo anno salgono a 66: 334 milioni di euro oggi che diventano 782 milioni di euro nell’arco dei prossimi 20 anni. È per arginare questa continua fuga di cervelli che la Fondazione Lilly promuove il progetto “La ricerca in Italia: un'idea per il futuro”, giunto quest'anno alla quarta edizione: un bando di concorso per ricercatori under 35 che assegna una borsa di studio di ben 360mila euro messi a disposizione del vincitore nell'arco di 4 anni e assegnati con il sistema trasparente della peer review, infatti il meccanismo di assegnazione ideato per il progetto prevede l’estrazione a sorte di un centro di ricerca che deve individuare il vincitore di fronte a un notaio.
Il sorteggio è avvenuto fra una rosa di 15 centri di ricerca tutti rigorosamente stranieri e di provata eccellenza; i progetti vengono inoltre sottoposti in forma anonima, così da garantire che il vincitore sia realmente il più meritevole fra quelli esaminati. All’iniziativa della Fondazione Lilly è stata assegnata una targa del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Esiste ancora un gap da colmare per il divario di genere esistente anche all’estero: gli uomini registrano valori più alti per numero di brevetti, mentre le donne, pur essendo parte di quasi tutti i gruppi di ricerca che sviluppano brevetti, ad oggi hanno ancora una quota molto bassa di risultati ottenuti come prime autrici principali. Su 371 brevetti prodotti dai 20 migliori ricercatori italiani all’estero, in 225 progetti (il 65%) hanno lavorato ricercatrici nel team di studio, mentre solo 16 hanno come autore principale una donna. “Riguardo i giovani cervelli italiani i dati dell’ European Resaerch Council del 2011 per l’assegnazione del prestigioso Starting grant competition, che eroga fondi per l’avvio di progetti di ricerca o per far partire laboratori ai giovani ricercatori, ne confermano il talento e la competitività all’estero, “ sottolinea Andrea Lenzi “Su 38 differenti nazionalità premiate, i talenti italiani sono, numericamente, fra i primi quattro paesi, insieme a Inghilterra, Germania a Francia. I giovani cervelli italiani che hanno avuto l’ambito finanziamento questo anno sono ben 49, purtroppo però molti di loro operano fuori dai nostri confini. Per questo è estremamente lodevole l’iniziativa intrapresa dalla Fondazione Lilly che premia i progetti di ricerca dei migliori scienziati italiani, attraverso il riconosciuto sistema peer review perché permette di mantenere nel nostro Paese talenti che, altrimenti, andrebbero all’estero”. Quanto alle perdite economiche, occorre sottolineare che si aggravano se si considerano anche le risorse sviluppate all’estero dai ricercatori membri di un gruppo di studio che porta a termine una scoperta e la brevetta. In questo caso, secondo i dati presentati oggi dalla Fondazione Lilly, sono stati realizzati 940 brevetti con un italiano nel team di ricerca e la ricchezza prodotta è stata pari a 3,8 miliardi di euro che tra venti anni diventeranno 9 miliardi. “Sommando questi dati si ottiene un valore vicino a quello medio di una manovra economica – aggiunge Concetto Vasta, Direttore Generale Fondazione Lilly – è chiaro che queste risorse, almeno in parte, potrebbero essere reinvestite per creare occasioni di lavoro e di ricerca in Italia, dal momento che ogni volta che un ricercatore lascia il Paese per andare a lavorare altrove, abbiamo perso due volte: per le mancate entrate relative ai progetti che potrà sviluppare e per i fondi investiti per la sua formazione. Abbiamo calcolato che per ogni ragazzo o ragazza, il costo della formazione, dalla scuola elementare al dottorato è pari circa a 500 mila euro”. La Fondazione Lilly ha assegnato oggi la terza borsa di studio insieme alla Fondazione Cariplo, sul tema “Nuovi biomarcatori per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer”. La borsa è andata a Chiara Cerami, 32 anni palermitana, assegnista di ricerca presso l’Università Vita-Salute e Istituto Scientifico San Raffaele di Milano. Inoltre, sempre nell’ambito del progetto per la ricerca, sono state premiate tre pubblicazioni scientifiche: i riconoscimenti sono stati tutti assegnati a giovani donne. Oggi la Fondazione ha indetto il bando per l’anno 2012 che sarà nell’area “Osso ormoni e metabolismo: biomarcatori per il monitoraggio della salute scheletrica e del controllo metabolico”. “I successi della ricerca rappresentano la punta scintillante di un iceberg, che risplende immacolata alla luce del sole, ma la cui mole, la cui vera energia si racchiude nella parte sommersa, quella parte che nessuno vede ed immagina e che si estende al di sotto del livello del mare, ben oltre l’immaginabile” ha affermato Antonio Tomassini, Presidente Commissione Sanità del Senato “Quella parte che si occupa, molto materialmente di incanalare nella maniera più corretta ed efficace il lavoro della moltitudine dei ricercatori, fatto di piccoli passi, di grandi sacrifici, di disperanti disillusioni ma anche e soprattutto di inimmaginabili successi. Ecco oggi vogliamo premiare l’opera inarrestabile e preziosa di chi opera nella ricerca, un riconoscimento dovuto, che renderà la vostra presenza sempre più incisiva e sempre più determinante nella realtà del nostro Paese. I successi di questa vostra associazione, gratificati dalla riconoscenza della società e dai riconoscimenti del mondo accademico e della comunità scientifica rappresentano il nostro massimo orgoglio. Lavoriamo allora insieme per diventare una squadra ancora più unita, coesa, in grado di offrire qui, proprio qui nel nostro Paese, un futuro migliore ai nostri giovani ricercatori. Noi siamo chiamati ad una sfida che per gli scettici sembrerà irraggiungibile: impedire ai nostri migliori cervelli la fuga verso lidi lontani”
“Considero l'iniziativa della Fondazione Lilly un segnale importante per i tanti giovani ricercatori che scelgono di non abbandonare al suo destino il nostro Paese impegnandosi, nonostante il clima poco incoraggiante, a costruire sapere e conoscenza” spiega Ignazio Marino, Presidente Commissione d’Inchiesta sul SSN “I motivi che spingono i nostri migliori ricercatori a emigrare all’estero sono legati alla totale assenza di cultura del merito all’interno delle nostre università e al disinteresse generale nei confronti della ricerca. Se la classe politica non cambia le sue convinzioni, continueremo a rimanere il fanalino di coda nel mondo industrializzato con un misero 0,9% di Pil destinato a progetti di ricerca, per di più assegnati senza alcun criterio di merito. Sarebbe ora di invertire la tradizione storica del nostro paese e puntare sull'innovazione, sulla tecnologia, sulle grandi opportunità della ricerca biomedica, anche scardinando quelle rendite di posizione troppo consolidate nella storia d'Italia. La cultura del merito è la vera rivoluzione”.