Per l’Italia si prefigura un andamento della popolazione ancora in crescita costante fino alla metà circa degli anni ’40 di questo secolo quando, con il raggiungimento dei 62.249.464 abitanti (dati Istat), si riscontrerà un’inversione di tendenza per tornare nel 2050 ai valori del 2020 circa.
Il dato interessante è che, ancora una volta, saranno i fenomeni migratori a condizionare sensibilmente l’insieme. Si prevede infatti che sarà la crescita costante dei residenti stranieri, che porterà a quintuplicarne le presenze in meno di cinquanta anni, a bilanciare il calo continuativo della popolazione residente italiana. Il saldo naturale (nati-morti) italiano nel suo complesso rimane costantemente negativo (dal meno 55 per il 2007 al meno 301.522 per il 2050), a causa di quello sempre negativo (fin dal 2011) della popolazione italiana residente, ma quello della popolazione straniera è costantemente positivo, pur con fluttuazioni e con una contrazione significativa a partire dall’inizio degli anni Quaranta (da + 58.627 del nel 2007 alla stima di + 50.379 nel 2050).
Quello delle migrazioni appare così, in sintesi, il fenomeno che più ha inciso e continuerà a incidere sulla struttura del Paese. È per gli effetti diretti delle migrazioni internazionali (ma anche a quelle entro i confini nazionali) che le tendenze della popolazione si sono drasticamente modificate. Ed è ai ‘nuovi italiani’ che si deve il fatto che il nostro Paese abbia ripreso a seguire una strada di riequilibrio demografico.
A questi dati vanno aggiunte le considerazioni sull’invecchiamento della popolazione e sulla contrazione delle nascite, che porteranno ad una Italia popolata sempre più da anziani, e su alcuni fattori quali: l’innalzamento dei livelli di istruzione, l’età nella quale le donne concepiscono il primo figlio (ormai oltre i 30 anni ed in crescita) e il cambiamento della struttura della famiglia, già in corso e prevedibile anche per il futuro, con – tra l’altro - l’aumento delle famiglie monoparentali.