Si chiama indacaterolo, la nuova soluzione terapeutica per il trattamento della BPCO - Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, una malattia cronica invalidante che causa un deterioramento progressivo della funzionalità respiratoria. Questo nuovo trattamento, dilatando al massimo le vie aeree, permette all’aria imprigionata nei polmoni di fuoriuscire, migliorando la capacità respiratoria e la resistenza all’attività fisica del paziente.
“Indacaterolo è il nuovo broncodilatatore che, grazie alla peculiarità della molecola, è somministrabile una sola volta al giorno ed è in grado di combinare un’insorgenza d’azione molto rapida entro 5 minuti ed una broncodilatazione prolungata per 24 ore, ottenendo un’efficacia maggiore rispetto alle terapie attualmente disponibili – continua Blasi. Ciò permette di utilizzare indacaterolo una sola volta al giorno con un effetto sostenuto sul lungo periodo, migliorando l’aderenza alla terapia da parte del paziente”. Destinata a diventare la terza causa di morte nel 2020, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la BPCO nel mondo colpisce 80 milioni le persone, che presentano la malattia in uno stadio da moderato a severo. In Italia, colpisce tra l’8 e il 12% della popolazione adulta e insorge generalmente dopo i 45 anni di età.
Da una ricerca Eurisko (appena conclusa si riscontra che le persone potenzialmente affette da BPCO e non ancora diagnosticate rappresentano il 7% della popolazione over 40.
“La BPCO - afferma Andrea Rossi, Direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - è una malattia respiratoria cronica caratterizzata da un’ostruzione mai completamente reversibile del flusso d’aria nei polmoni e accompagnata da importanti fattori che possono coinvolgere anche altri organi. La sigla è stata introdotta alla fine degli anni ’50 per indicare due malattie molto diffuse: la bronchite cronica e l’enfisema polmonare, accomunate dall’ostruzione del flusso delle vie aeree”. “I principali fattori di rischio legati alla patologia – continua Rossi – sono di tipo ambientale come l’inquinamento atmosferico e l’esposizione al fumo passivo e di tipo individuale come il fumo di sigaretta, che provocano infiammazione delle vie respiratorie, distruzione del parenchima polmonare, cioè del tessuto che costituisce i polmoni, e rimodellamento delle vie aeree periferiche. La categoria maggiormente a rischio è costituita dai fumatori.”. E’ quanto emerge anche da una ricerca Eurisko “La BPCO in Italia: il percorso diagnostico, l’esperienza della malattia, le aspettative di cura” per quantificare le persone attualmente a rischio e indagare il vissuto dei pazienti affetti da questa patologia. Secondo lo studio, infatti, il fumo ha un ruolo centrale nella malattia: 3 pazienti su 4 fumano o hanno fumato in passato e metà dei pazienti riconosce nel fumo la causa della patologia. “Tutti i fumatori, infatti, – precisa Rossi – presentano dei fenomeni infiammatori distruttivi e di rimodellamento delle vie respiratorie periferiche. Naturalmente la manifestazione della patologia dipende dal numero delle sigarette fumate e dalla suscettibilità individuale poiché la predisposizione genetica costituisce un fattore di rischio di tipo personale. Tuttavia è vero che il 20-40% dei fumatori arriva poi alla malattia conclamata”. La BPCO è una patologia ampiamente sottostimata anche perché non vengono adottate correttamente misure diagnostiche adeguate (come la spirometria) che permetterebbero di identificare precocemente i pazienti specie nelle categorie a rischio. “I pazienti arrivano spesso troppo tardi alla diagnosi – commenta Fausta Franchi, Vicepresidente dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO Onlus – perché nella maggior parte dei casi sottovalutano i primi campanelli d’allarme. L’identificazione della malattia in stadio avanzato incide negativamente sulla qualità di vita dei pazienti che molto spesso, anche se nel pieno della loro vita, si trovano in una condizione di invalidità e a rischio di mortalità precoce.” Ecco perché è importante diagnosticare e trattare la patologia anche a fronte di sintomi deboli. A tal fine, è fondamentale effettuare un esame spirometrico, specialmente nelle persone a rischio, per valutare le anomalie respiratorie nei loro diversi gradi. Come conferma la ricerca Eurisko è più facile che a fronte di sintomi come affanno e tosse venga prescritto un elettrocardiogramma piuttosto che un esame spirometrico. Si calcola, infatti, che a fronte di sintomi come affanno, tosse, affaticamento da sforzi, all’86% degli intervistati è stato prescritto un elettrocardiogramma contro il 38% a cui è stata prescritta una spirometria.
“Nel 70-80% dei casi, i pazienti non ricevono una diagnosi a causa di una sottovalutazione dei sintomi – afferma Blasi. Anche per quanto riguarda la BPCO, il trattamento tempestivo è fondamentale per evitare che la malattia si aggravi. La nuova opzione terapeutica, indacaterolo, permette oggi di trattare i pazienti fin dalle prime fasi della malattia evitando tra l’altro di esporli successivamente ad un abuso della terapia combinata con i corticosteroidi inalatori, che va invece riservata solo a chi ha una funzione respiratoria gravemente compromessa”. In Italia indacaterolo è disponibile in farmacia per il trattamento dei pazienti affetti da BPCO da moderata a molto grave ed è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale (Classe A).