Frequenza urinaria superiore alle 8 volte nell’arco delle 24 ore, urgenza improvvisa e insopportabile necessità di urinare, perdita involontaria di urina e distensione dell’addome. Sono questi i segnali evidenti di una vescica iperattiva di cui in Italia è colpita una donna su tre. Con ricadute negative sulla qualità della vita sociale, lavorativa e famigliare. Al punto da arrivare anche a chiudersi in se stessa. Nonostante tutto questo, le donne che ne soffrono non ricorrono all’assistenza medica nell’errata convinzione che i disturbi del controllo vescicale facciano parte integrante dell’invecchiamento. E che evitare di bere aiuti a sopportare meglio il problema. Niente di più sbagliato. Di questo argomento si parla oggi alle 13 a Roma nella Sala della Mercede alla Camera dei Deputati in una conferenza aperta al pubblico organizzata da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna). E domani, a partire dalle 13, in diretta sul sito www.ondaosservatorio.it, il prof. Francesco Bernasconi (UO di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Desio), risponderà via chat alle domande delle donne interessate.
Primo: il giusto apporto idrico è fondamentale. Non eccessivo per non sovraccaricare inutilmente una vescica che fa già fatica a raggiungere volumi di riempimento adeguati, ma non scarso per non favorire le infezioni urinarie. Secondo: la soluzione c’è. La riabilitazione della vescica parte dallo stile di vita. Una volta effettuata la diagnosi ed escluse patologie organiche rilevanti, infatti, occorre innanzitutto ridurre i fattori di rischio come il sovrappeso e iniziare una dieta ricca di fibre, eliminando il fumo, caffeina e teina. Ed eseguire anche una specifica ginnastica pelvica. Nella maggior parte dei casi questi rimedi sono sufficienti per risolvere o ridurre decisamente il problema. Si può arrivare all’utilizzo di farmaci anticolinergici che inibiscono le contrazioni vescicali o, nei casi più gravi, ad interventi di posizionamento di neuro-modulatori della funzione vescicale.
“La vescica iperattiva – afferma Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – può rendere invalidante la qualità della vita di una donna e influire sul lavoro, sulle relazioni sociali, i viaggi e l’attività sessuale. Si deve prendere coscienza del fatto che non è un semplice disturbo a cui rassegnarsi, ma una vera patologia e come tale deve e può essere curata. Ma è necessaria una maggiore informazione sull’argomento in modo che le donne sappiano che si può intervenire su più fattori a partire da una modifica allo stile di vita. Inoltre nel Lazio abbiamo ben 7 ospedali con i nostri Bollini Rosa che dispongono di un centro di riabilitazione del pavimenti pelvico ai quali le donne si possono rivolgere: in città sono l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, il Sant’Anna, la Casa di Cura Faber Mater, l’Ospedale San Giovanni Calabita Fatebenefratelli. In provincia sono L’ospedale Colombo di Velletri, l’Ospedale S.M. Goretti di Latina e gli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno. Le informazioni sono sul sito ondaosservatorio.it”.