Che la Vitamina D sia indispensabile alla buona salute delle ossa è cosa nota. Ma che sia anche un deterrente per numerose patologie extrascheletriche (tumori, malattie del metabolismo, cardiovascolari e del sistema immunitario) è una novità che sta spalancando alla ricerca orizzonti inesplorati. In apertura del congresso nazionale SIOMMMS, ne ha presentato un panorama oggi a Brescia la dottoressa Elisabetta Romagnoli, medico internista, appartenente all’equipe che il professor Salvatore Minisola guida al dipartimento di Scienze Cliniche dell’Università ‘Sapienza’ di Roma.
La Vitamina D, ha spiegato, contribuisce in particolare a regolare la produzione e la secrezione di numerosi ormoni e ha un ruolo anche nel controllo della differenziazione e della proliferazione cellulare e nella modulazione della risposta immunitaria. Il deficit di Vitamina D è appunto associato a maggiori rischi tumorali, metabolici, cardiovascolari e di svariate patologie coinvolgenti il sistema immunitario. Sull’azione anti-proliferativa della vitamina D sono dunque in corso nel mondo numerosi studi (su colture cellulari e cavie animali) per accertare l’attività anti-neoplastica del calcitriolo. Al momento, l’applicazione clinica di queste ricerche si scontra però con alcuni effetti indesiderati: dosi elevate di calcitriolo provocano infatti ipercalcemia e ipercalciuria, ovvero livelli patologici di calcio nel sangue e nelle urine. Indagini epidemiologiche in campo oncologico rilevano invece significative associazioni tra stato vitaminico adeguato e sviluppo e/o prevenzione di alcuni tumori. Dati discordanti, che confermano perciò la necessità di indagini randomizzate e controllate per accertare il reale rapporto causale tra deficit vitaminico D e neoplasie, nonché il livello ottimale di vitamina D capace di attività antineoplastica. La vitamina D sembra inoltre capace di modulare la risposta immunitaria e se ne ipotizza dunque l’impiego nella terapia delle malattie autoimmuni e dei trapianti d’organo. “D’altra parte”, ha ricordato la dottoressa Romagnoli, “alcune di queste patologie, quali la sclerosi multipla e il diabete mellito di tipo 1, appaiono associate a un deficit vitaminico D. Inoltre, la Vitamina D svolgerebbe un ruolo primario nell’immunità innata e nella resistenza all’infezione tubercolare”. Per ora, invece, nessuna conferma circa ipotetici effetti positivi della Vitamina D sul sistema cardiovascolare. Anzi, recenti meta analisi sembrano suggerire l’assenza totale di benefici significativi sugli eventi cardio-metabolici. Anche in questo settore sono dunque necessari studi randomizzati, in popolazioni differenti, per sapere con sicurezza se la Vitamina D ha davvero un ruolo nella prevenzione primaria o nella terapia delle malattie cardiovascolari.