Con riferimento alle reti cliniche quelle nefrologiche sono ancora sulla carta ad eccezione di quella del Piemonte e della Toscana, organizzate intorno a quelle dei trapianti. In 17 regioni italiane, tra cui la Toscana, prevale il modello pubblico. Tra queste in 8, fra cui la Toscana, emerge un decentramento sul territorio con centri dotati di dialisi, dai quali dipendono varie strutture satellite. Il 70% dei trapianti renali vengono eseguiti in 5 regioni. Per quanto riguarda i piani sanitari regionali, la Toscana è una delle 7 regioni in cui la nefrologia è citata. Sebbene l’assistenza nefrologica non sia tra le priorità di intervento (solo in 3 regioni è considerata tale) l’assistenza ai pazienti è equiparata a quella in ambito oncologico per le patologie più gravi. Sempre in Toscana non è previsto un potenziamento di programmi dedicati già esistenti (è così in 17 regioni) ma si parla di potenziamento dell’assistenza sanitaria per malattie croniche la cui prevalenza è in aumento (in 17 regioni non sono previsti nuovi programmi) come in ambito nefrologico. La Toscana è una delle 5 regioni in cui è prevista l’assegnazione di risorse dedicate, ed una delle 3 in cui si parla di reti nefrologiche e del loro sviluppo. E’ però necessario mettere in atto interventi specifici per l’assistenza, in particolare per la creazione di reti di assistenza domiciliare. Il piano non specifica tempi modi e risorse. Un vanto è rappresentato dal coordinamento regionale ad elevata specializzazione. “Da un lato ci troviamo di fronte ad una domanda crescente di assistenza da parte dei pazienti, dall’altro siamo in presenza di un’offerta stabile” – conclude proprio il professor Del Vecchio – “La comunità nefrologica, la prima tra le Società Scientifiche a farlo, si è interrogata su come affrontare questo cambiamento strutturale. La strada difficile ma percorribile è quella di una più stretta collaborazione con altri professionisti medici e le nuove categorie, a partire da quella degli infermieri, che rappresentano per qualità e quantità la risorsa emergente in sanità. Una seconda strategia è il rafforzamento delle reti, con una più efficace ed efficiente distribuzione dei compiti all’interno dell’intera comunità nefrologica”.