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The July issue of European Urology, the official journal of the European Association of Urology, features an editorial by Lars Holmberg comparing the results from the European Randomised Study of Screening for Prostate Cancer (ERSPC) with the results from the Prostate, Lung, Colorectal and Ovarian Cancer Screening Trial (PLCO) In the editorial, Professor Holmberg writes that, “The studies illustrate that the price to pay for 20% reduction in prostate cancer deaths is high; overdiagnosis and overtreatment are great problems. The answers lie in improving the PSA test or finding biomarkers that effectively separate aggressive cancers from slow-growing ones. We identify some priorities in the discussion about PSA testing.”
Another article of interest in this issue is “Testosterone and Prostate Cancer: Revisiting Old Paradigms” by H. Isbarn et al. The notion that pathologic prostate growth, benign or malignant, can be stimulated by androgens is a commonly held belief—but one without scientific basis. In the article, Dr. Isbarn writes that, “We therefore conducted a Medline search to identify articles addressing the relationship between testosterone and the risk of prostate cancer development. Although large prospective studies addressing the long-term effect of testosterone treatment are needed to either refute or corroborate the hypothesis, the available literature strongly suggests that testosterone treatment neither increases the risk of prostate cancer diagnosis in normal men nor causes cancer recurrence in men who were successfully treated for prostate cancer.”
Next month, European Urology will publish the EAU position statement on screening for prostate cancer whichtakes into consideration the recent scientific information on randomised screening studies on prostate cancer (Schröder et al, NEJM 2009). The EAU adopts the conclusions of the ERSPC study and recognises the benefit of screening in terms of mortality reduction, as well as the adverse effects of overdiagnosis and overtreatment of prostate cancers which could be quantified for the first time in the setting of a randomised screening study.
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La prima colazione a base di latte o yogurt, frutta fresca o spremute, cereali sotto forma di pane o fette biscottate o cereali pronti per la prima colazione o biscotti o prodotti da forno, è fondamentale, se consumata con regolarità tutti i giorni, per mantenere lo stato di benessere e buona salute – I consigli degli esperti, in un documento scientifico realizzato da Società Italiana di Pediatria (SIP), Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE), Associazione Medici Diabetologi (AMD), Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), Società Italiana Obesità (SIO), Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), con il coordinamento di Nutrition Foundation of Italy (NFI), e il contributo non condizionato di AIIPA-Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari – Divisione Cereali pronti per la prima colazione Un caffè e via (15 italiani su 100), cappuccio e brioche di corsa al bar (25 su 100), nulla (8 su 100). Nonostante 9 connazionali su 10 dichiarino di fare colazione regolarmente, a guardare con più attenzione i dati delle ricerche Eurisko sugli “Italiani e la prima colazione”, 1 su 2 non può dirsi propriamente in linea con le raccomandazioni dei nutrizionisti. Se non altro sulla necessità di mangiare con calma e tranquillità: il 66% degli Italiani dice, infatti, di dedicare alla prima colazione meno di 10 minuti, e in solitudine (il 55% mangia da solo). I virtuosi, che considerano la prima colazione “uno”, se non forse “il” pasto più importante della giornata sono solo il 15%, che si siede a tavola con tutta la famiglia, anche se il 30% dichiara di fare una prima colazione qualitativamente e quantitativamente adeguata. “Eppure, sono ampiamente dimostrati i benefici della prima colazione sulle abitudini alimentari e quindi sulla prevenzione di numerose malattie, tra cui l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete”, ha detto Andrea Poli, Direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy (NFI), che ha coordinato il lavoro di un nutrito gruppo di società medico-scientifiche interessate ai temi della corretta alimentazione e degli stili di vita negli adulti e nei bambini, nel redigere il primo “Documento di consenso sul ruolo della prima colazione nella ricerca e nel mantenimento della buona salute e del benessere” realizzato in Italia. Il lavoro sarà pubblicato a luglio sulla rivista scientifica Acta BioMedica. Secondo gli esperti, i benefici della prima colazione sono in parte attribuibili al consumo regolare del pasto in sé, in parte alle caratteristiche dei suoi componenti. La prima colazione fornisce, al termine del periodo di digiuno notturno, l’energia necessaria per affrontare le attività della mattina, favorendo le performance intellettuale e fisica, e di tutta la giornata perché migliora la qualità nutrizionale complessiva della dieta. Il consumo regolare della prima colazione è associato al miglioramento di molti parametri metabolici, correlati essenzialmente al rischio cardiovascolare (riduzione del colesterolo LDL “cattivo” e dei trigliceridi, controllo dei processi ossidativi e del metabolismo del glucosio e dell’insulina, minor rischio di sovrappeso). Ciò si riflette in una significativa riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di diabete mellito tra i soggetti che consumano con regolarità questo pasto. Inoltre, i carboidrati complessi consumati a colazione col pane, le fette biscottate, i biscotti, i cereali pronti per la prima colazione, le proteine e i grassi (apportati principalmente dal latte e dai derivati) conferiscono un indice glicemico ridotto al pasto, modulano la sazietà e controllano l’appetito, permettendo una maggiore regolazione delle calorie assunte ai pasti successivi. La varietà dei componenti della prima colazione garantisce l’apporto dei diversi nutrienti: le proteine, i lipidi e il calcio del latte o dei suoi derivati, i carboidrati semplici, che forniscono energia facilmente disponibile, e complessi, a più lento assorbimento, contenuti rispettivamente nella frutta e nei cereali, soprattutto integrali, la fibra e i micronutrienti associati ancora a frutta e cereali. I consumatori regolari di una prima colazione completa presentano livelli di assunzione più elevati di fibra, calcio, vitamine, minerali, e più bassi di grassi, colesterolo e calorie totali. “Regolarità, completezza, varietà, equilibrio e piacevolezza sono le cinque regole d’oro della prima colazione. Risulta, tuttavia fondamentale, nel nostro Paese, contribuire a rinforzare un’abitudine - quella della prima colazione, appunto - il cui effetto positivo sembra addirittura superare quello legato alla sua sola composizione”, ha aggiunto Poli. Per ottenere questo risultato, il panel di esperti che ha lavorato al Documento di consenso ritiene necessario promuovere un numero ampio di modelli di prima colazione, di composizione il più possibile varia, che permetta di combinare le indicazioni che vengono dalle evidenze sperimentali disponibili con le tradizioni alimentari prevalenti nel nostro Paese. Ecco quindi che il documento suggerisce alcuni esempi di menù per la prima colazione, interscambiabili tra loro, la cui rotazione nei diversi giorni ne facilita l’abitudine, con conseguenti effetti favorevoli per la salute e il benessere sia a breve sia a lungo termine. Il Documento di consenso è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di AIIPA-Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari – Divisione Cereali pronti per la prima colazione.
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È stata donata alla Clinica Pediatrica
dell’Università di Milano, reparto di Neonatologia dell’Ospedale Sacco, una incubatrice neonatale da trasporto
dotata di ventilatore polmonare e sistema di monitoraggio dei parametri vitali.
A donarla sono stati i coniugi
Guanella, pronipoti del beato Luigi Guanella, fondatore delle
congregazioni dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina
Provvidenza.
L’incubatrice Air-Shields Isolette TI500 Drager Medical – spiega il professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Milano all’Ospedale Sacco – è una piccola unità mobile di terapia intensiva. Garantisce una temperatura e un livello di umidità costanti essenziali durante il trasporto di neonati critici tra reparti o strutture sanitarie. L’accesso al neonato è rapido e semplice durante le manovre di emergenza. È dotata di accessi per tubi di collegamento a ventilatore polmonare e punti di ingresso per sensori da collegare al neonato. Il ventilatore polmonare Sirio Baby200 è di facile utilizzo ed estremamente affidabile, utilizza una doppia alimentazione di ossigeno ed aria che permette una attenta regolazione dei valori di ossigeno erogati.
«Questi nuovi presidi – conclude il professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Milano all’Ospedale Sacco – permetteranno di migliorare in qualità e tempestività l’assistenza ai piccoli pazienti».
La consegna ufficiale dell’incubatrice sarà festeggiata domani, martedì 30 giugno, alle ore 12 presso la Clinica Pediatrica dell’Università di Milano all’Ospedale Sacco in via G.B. Grassi 74 a Milano: all’incontro, aperto ai media, parteciperanno i coniugi Guanella.
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Tag: milano, pediatria, prematuri, sacco, termoculla, zuccotti
“Siamo contrari alla contrapposizione ideologica tra medicina tradizionale e medicina non convenzionale: esiste solo la medicina dell’evidenza. Ma non abbiamo pregiudizi alla possibilità che le terapie impropriamente definite non convenzionali vengano utilizzate, purché vi siano studi clinici che ne confermino l’efficacia”.
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) chiarisce la sua posizione su un tema controverso e l’occasione è il convegno “Medicine non convenzionali in oncologia all’interno di un sistema regolato: miti e realtà” che si svolge oggi a Bolzano. La scelta di organizzare l’incontro in Trentino Alto Adige non è casuale: dal prossimo autunno infatti l’ospedale Tappeiner di Merano fornirà servizi ambulatoriali di agopuntura, osteopatia, fitoterapia e omeopatia ai pazienti oncologici. Il progetto avrà la durata sperimentale di due anni e, in caso di successo, potrà essere esteso anche ad altre strutture sanitarie della Regione. “Non abbiamo certezze – spiega il prof. Francesco Boccardo, Presidente nazionale AIOM - ma l’obbligo di porci domande e interrogativi: vogliamo dare un messaggio chiaro a tutela degli utenti e dell’intero sistema. Queste sostanze possono avere effetti positivi per i pazienti soprattutto per controllare alcuni effetti collaterali indotti dalle cure ma possono avere anche interazioni con l’assorbimento o il metabolismo dei farmaci antitumorali. Solo una corretta sperimentazione e lo studio delle possibili interferenze con i farmaci antitumorali possono consentire di inserirle nei protocolli terapeutici”. La gente comunemente crede che tutti i rimedi naturali siano innocui, anche molti medici non sanno che alcune sostanze contenute negli alimenti e nelle bevande possono interagire con i farmaci, compresi quelli oncologici. “È provato – afferma il dott. Marco Venturini, Segretario nazionale AIOM - che il succo di pompelmo può aumentare la tossicità di una molecola registrata per il tumore al seno. Va anche sottolineato che al Congresso americano di oncologia di quest’anno è stato presentato uno studio randomizzato che ha dimostrato che il ginger contribuisce ad alleviare la nausea. Ma nella stragrande maggioranza dei casi non vi sono studi clinici che confermino l’efficacia delle cosiddette terapie complementari”. Ogni anno in Trentino Alto Adige più di 4000 persone sono colpite da tumore (1962 donne e 2208 uomini). La sperimentazione condotta a Merano, secondo i sostenitori del progetto, risponderebbe a precise richieste dei pazienti oncologici: già oggi l’80% ricorre a questi trattamenti rivolgendosi a strutture private. Quindi, perché non assecondare le richieste dei malati? “Il problema esiste e va affrontato – sottolinea il dott. Claudio Graiff, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale Centrale di Bolzano -. Con questo convegno diamo un segnale di apertura, ci poniamo in un’ottica di assoluta collaborazione, non di competizione o di alternatività”.
Altro aspetto da non trascurare, soprattutto nel momento attuale di crisi economica e di scarsità di risorse, è quello dei costi e dell’eventuale rimborsabilità delle terapie non convenzionali. A Merano sarà possibile fruirne, almeno inizialmente, solo su prescrizione dello specialista ospedaliero al costo variabile tra i 30 e gli 80 euro di ticket o in esenzione per chi ne abbia diritto (cioè i cittadini con reddito sotto il minimo vitale). “Il nostro Servizio sanitario nazionale – continua il prof. Boccardo - opera in base al principio di sussidiarietà. E i livelli essenziali di assistenza oggi includono prestazioni che solo fino a 10 anni fa non erano considerate. Però non potrebbero non nascere dubbi e perplessità qualora le medicine complementari fossero erogate gratuitamente dal servizio sanitario senza che prima ne venga dimostrata inequivocabilmente l’efficacia e la sicurezza, come è richiesto per tutti gli altri tipi di prestazioni sanitarie”. “Tra le spese di gestione di un malato oncologico – afferma il dott. Graiff - quella farmaceutica incide in maniera decisiva, ma vi sono anche molte altre variabili. L’oncologo deve attenersi sempre ai criteri dell’appropriatezza e della buona pratica clinica. Regole che dovranno essere condivise anche da coloro che si occupano di medicine complementari. Lo stanziamento per questi trattamenti nella nostra provincia non potrà andare a discapito del finanziamento oncologico globale, ma sarà auspicabilmente una voce aggiuntiva, senza sottrarre risorse a quanto già stabilito”. “Non mettiamo in discussione l’importanza della continuità delle cure – conclude il dott. Carmelo Iacono, presidente eletto AIOM -, e che vi siano specialisti, come già accade per i palliativisti, che svolgono un ruolo essenziale in alcune fasi della malattia. Queste figure possono essere inserite nel processo di cura, collocandole accanto all’oncologo, e avere uno stretto collegamento funzionale con le strutture di assistenza. Il principio della multidisciplinarietà è infatti parte integrante del nostro sistema. Il nostro servizio sanitario però può rimborsare solo le prestazioni che rispondono a determinati modelli (trattamenti evidence-based e percorsi dignostico-terapeutici basati sull’efficacia), a cui anche le medicine non convenzionali si devono attenere”. Al convegno di Bolzano sono stati invitati, tra gli altri, il dott. Richard Theiner, Assessore provinciale alla Sanità, i vertici dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige che saranno rappresentati dal Direttore Sanitario dott. Oswald Mayr, e il responsabile del nuovo reparto di medicina complementare a Merano, dott. Christian Thuile.
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Tag: alito pesante, alitosi, caffè, rimedio, tel aviv
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Il Wall Street Journal riporta la notizia di un possibile legame tra la terapia diabetica con Lantus e lo sviluppo di tumore.
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