“Dopo 17 anni dal tumore sono qui, ballo e canto, anche per testimoniare che questa malattia si puo’ sconfiggere”.
Sono le parole di Olivia Newton-John, la star di Grease a cui nel 1992 e’
stato diagnosticato un cancro del seno. E che oggi e’ intervenuta al
Convegno dell’ASCO, il più importante Congresso mondiale di oncologia in
corso fino al 2 giugno a Orlando, per raccontare la propria esperienza e
il suo impegno a favore di una maggiore informazione. Sara’ infatti una
delle protagoniste dello show “Kaleidoscope”, in onda il giorno del
ringraziamento sulle prinmcipali Tv statunitensi per sensibilizzazione su
questa malattia. “Noi persone famose possiamo mettere la nostra notorieta’
a servizio della sensibilizzazione e lavorare con i medici per spiegare
l’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce,
dell’autoplapazione”. In Italia sono 400 mila le italiane che, come
Olivia, hanno sconfitto il tumore del seno. Donne che dopo la malattia
sono tornate alla vita “normale”: si sposano, divorziano, diventano mamme.
“Sono ormai, per fortuna, un piccolo esercito ma nessuno ha ancora
analizzato con criteri scientifici come stanno davvero - commenta il prof.
Pierfranco Conte, direttore del Dipartimento oncologico del Policlinico di
Modena -. Superato il problema fisico, sono riuscite a reintegrarsi nel
lavoro? Come è cambiato il loro rapporto con il proprio compagno e con i
figli? E quali sono stati gli eventuali effetti a lungo termine delle
terapie? Sono in qualche modo discriminate in quanto ex malate di un “male
incurabile”? Dopo il successo della “Storia di Paula” la fiction in 3D,
realizzata grazie ad un educational grant di Astrazeneca, che abbiamo
promosso e che ha per protagonista proprio una donna guarita, gia’
diventata un gruppo su facebook, vogliamo ora verificare come vivono le
migliaia di “Paula” italiane. Lo faremo con una ricerca che partira’ a
fine giugno promossa in tre centri di eccellenza, oltre al Policlinico di
modena, il Regina Elena di Roma e l’IST di Genova”. Sara’ la prima al
mondo realizzata con criteri scientifici, si concludera’ entro ottobre e e
diventera’ oggetto di una pubblicazione su un’importante rivista
internazionale”. Lo studio, promosso dall’Associazione per la Ricerca e
l’Educazione in Oncologia (AREO), presieduta da Conte, prenderà in esame
in particolare tre aspetti: sanitario, lavorativo, psico-sociale. Gli
oncologi dei 3 centri intervisteranno 150 donne, per valutare con dei
questionari l’impatto a lungo termine dei trattamenti e le eventuali
limitazioni per la vita affettiva, sessuale, sociale, derivanti dalla
malattia o dalle problematiche psicologiche.
Il progetto, proprio per le sue finalità, gode del patrocinio del
Ministero per le Pari Opportuità e diventera’ a ottobre un libro da
distribuire nelle librerie dedicato a raccontare “in positivo” le
esperienze di donne che “ce l’hanno fatta”, con testimonianze dirette e
gli interventi dei piu’ autorevoli oncologi italiani. Il tumore della
mammella, che colpisce oltre 35.000 persone ogni anno nel nostro Paese, se
viene diagnosticato quando è inferiore al centimetro, guarisce nel 95% dei
casi. “Dopo aver sperimentato linguaggi innovativi, come il DVD o facebook
– commenta Francesco Cognetti, Direttore dell’Oncologia al regina Elena di
Roma e past president della Fondazione AIOM – vogliamo ora rivogerci alle
donne con 2 strumenti piu’ tradizionali: da un lato lo studio,
indispensabile per cogliere problemi e fenomeni medici e sociali.
Dall’altro, un volume per dare voce alle tante esperienze di ritorno alla
vita e dimostrare che e’ possibile superare con successo la malattia e
trarne nuova forza. C’e’ chi ha portato a termine una gravidanza pur se in
terapia, chi ha scelto di avere o adottare un figlio – e ha combattutto
una battaglia per riuscirci – chi e’ riuscita a superare le difficolta’
del reinserimento al lavoro. Donne famose e non, perche’ e’ importante
convincere la popolazione che il tumore sta diventando sempre piu’ una
malattia cronica: in Italia un malato oncologico su 2 e’ vivo dopo 5 anni.
Questi messaggi devono essere ribaditi con fermezza da noi oncologi, ma e’
fondamentale che vengano anche confortati dalle testimonianze dirette, la
migliore prova del successo della strategia integrata formata da
prevenzione e terapie sempre piu’ mirate”.