Obesità, abuso di alcool e droghe e disagio giovanile sono le maggiori insidie per i nostri adolescenti: un terzo è sovrappeso, il 31% delle ragazze con meno di 15 anni beve due o più unità alcoliche al giorno (il 25% dei maschi), un genitore su sei segnala episodi di prepotenza nella classe frequentata dal figlio. Problemi che originano nell’infanzia. “La prevenzione comincia nei primissimi anni di vita e il pediatra può svolgere un ruolo cruciale – afferma Giuseppe di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) in occasione del XXI Congresso nazionale a Siena -. La corretta alimentazione è determinante per evitare lo sviluppo di obesità in età giovanile e da adulti. Tra i momenti chiave vi è il periodo prenatale, per le influenze esercitate dallo stato di salute e dalle abitudini materne sulla crescita e sullo sviluppo del metabolismo fetale e il primo anno di vita, per gli effetti protettivi dell’allattamento al seno, per l’apprendimento di modalità e comportamenti alimentari da parte del bambino con lo svezzamento (intorno al sesto mese), per i possibili effetti negativi di una dieta iperproteica. In questo vanno educati non solo i piccoli, con progetti da sviluppare nelle scuole, ma soprattutto i genitori, che devono modificare il proprio stile di vita. Il rischio di obesità nel bambino triplica se ha un genitore in questa condizione, decuplica se lo sono entrambi”. L’educazione alimentare è uno dei temi chiave del Congresso, che vedrà riuniti a Siena fino al primo giugno oltre 250 esperti provenienti da tutte le aree che si interessano di benessere infantile: medici, infermieri, igienisti, ma anche insegnanti. “La nostra Società scientifica si connota infatti per un approccio trasversale ai temi della pediatria, e una forte componente sociale – continua Di Mauro -. Con il ministro della Pubblica Istruzione stiamo ad esempio lavorando molto sul bullismo, nell’ambito della Commissione Nazionale per la prevenzione del disagio adolescenziale. Il pediatra opera infatti in una posizione privilegiata per individuare le problematiche psico-sociali, riconoscere precocemente le condizioni di difficoltà, creare una rete di protezione intorno al ragazzo. E può giocare un ruolo attivo per trasformare il piccolo ‘spaccone’ in leader positivo”.