
“Foemina: il seno nell’arte e nella medicina”, promossa da O.N.Da, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, con il supporto di Roche, è un’eccezionale raccolta di opere d’arte ispirate alla bellezza della figura femminile. La Mostra, a cura di Alberto Agazzani, coniuga arte e informazione sul tumore al seno con l’obiettivo di lanciare un messaggio di speranza alle donne colpite dalla malattia. Sopravvivenza e qualità della vita migliorano grazie alle nuove strategie terapeutiche che la ricerca scientifica ha messo a disposizione, come gli anticorpi monoclonali che agiscono sull’angiogenesi, disponibili in Italia da pochi mesi anche per il tumore al seno in fase metastatica.
In Italia ogni anno sono circa 40.000 le donne colpite da tumore al seno. Grazie ai programmi di screening mammografico e alla diagnosi precoce, che permettono di identificare la malattia nelle fasi iniziali, sono sempre più numerose le donne che guariscono. Ma una paziente su 10 riceve la diagnosi quando la malattia è già nella fase avanzata o metastatica. E arrivare per tempo a volte non basta: circa il 20% delle donne a cui la malattia viene diagnosticata precocemente, non riesce a evitare una ricaduta o la metastasi. Con percentuali che possono raggiungere l'85% a seconda delle caratteristiche del tumore e della strategia terapeutica utilizzata .
Per offrire un sostegno psicologico alle donne colpite dalla malattia, oggi è stata inaugurata presso l’IEO “Foemina: il seno nell’arte e nella medicina”. La Mostra, curata da Alberto Agazzani, è promossa da O.N.Da con il supporto di Roche e racconta il parallelo tra due evoluzioni in apparenza distanti: quella della rappresentazione del seno nella storia dell’arte e quella della ricerca scientifica nella lotta contro il tumore al seno.
“Come donna – ricorda Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – mi sento molto vicina ad ogni figura femminile colpita da tumore al seno, che è il secondo tumore per diffusione al mondo, una malattia che colpisce nel fisico e nell’anima, un affronto alla femminilità. La Mostra vuole lanciare un messaggio di speranza per tutte le pazienti, accompagnando il visitatore in un viaggio nel tempo e nello spazio che evidenzia il profondo legame dell’arte con la storia e soprattutto con la vita. Ed è alla vita che le donne con tumore del seno anche in fase avanzata oggi guardano con maggior ottimismo”.
Per tutte queste pazienti, infatti, si aprono nuove opportunità terapeutiche, grazie all’inibizione dell’angiogenesi, uno dei meccanismi chiave alla base della crescita tumorale. Una strategia terapeutica che da pochi mesi è disponibile in Italia anche per il trattamento del tumore al seno in fase metastatica e che arriva a raddoppiare il tempo in cui le pazienti vivono senza progressione di malattia con un conseguente miglioramento della qualità di vita. “L’inibizione dell’angiogenesi – spiega Aron Goldhirsch, Direttore Dipartimento di Medicina IEO – riduce l’apporto di sangue, essenziale per la crescita del tumore e la sua diffusione nel corpo. Riducendo la formazione dei vasi sanguigni, quindi, ‘taglia i viveri’ al tumore ed in questo modo ne danneggia lo sviluppo. In associazione con la chemioterapia, bevacizumab, il primo anticorpo monoclonale ad agire con questo meccanismo, permette di affrontare la crescita e la diffusione del tumore, consentendo alle pazienti di ottenere un beneficio clinico rilevante”.
"Il tumore del seno è un grave problema per la salute delle donne – afferma il Direttore Scientifico dello IEO, Umberto Veronesi – ma oggi, grazie a diagnosi sempre più precoci e a trattamenti più mirati, malgrado l'elevata incidenza della patologia, la mortalità è in diminuzione. Lo sforzo deve rimanere congiunto: medici, ricercatori, media, ma soprattutto le donne che, in particolare dagli anni ’70, hanno fatto sentire la loro voce rivendicando il giusto diritto di partecipare attivamente alle scelte relative alla loro salute. Oggi una grande percentuale di donne con tumore al seno guarisce, ma ci sono concrete speranze di sopravvivenza anche per quelle con tumore non più iniziale. Ed è soprattutto a loro che è dedicata questa Mostra allestita nel nostro Istituto”.