"No stress emotivi nei primi tre mesi di gravidanza, il bambino rischia di avere problemi dopo la nascita". Lo afferma Claudio Giorlandino, Presidente della SIDIP, Società Italiana di Diagnosi Prenatale e Medicina Materno Fetale.
"Recentissimi studi pubblicati su The Lancet hanno dimostrato - dice Giorlandino - che se una donna in gravidanza vive un momento di stress estremo, come la morte di un congiunto, potrebbe mettere al mondo un bambino predisposto alla schizofrenia. Questi studi sono stati condotti su oltre 1.000.000 di nati nel Nord Europa e particolarmente in Danimarca. Implicato sarebbe lo stress acuto che porta i bambini a nascere anche prematuramente o sottopeso".
"Inoltre nell' ambito di un'indagine, ancora non pubblicata, condotta tra i ginecologi italiani aderenti alla Sidip – spiega – sono stati rilevati numerosi casi di donne che hanno abortito nei primi tre mesi di gravidanza dopo la morte di un figlio. Uno stress emotivo acuto può senz'altro interferire in una gravidanza soprattutto nel primo periodo di gestazione. Per quanto riguarda la spiegazione a tutto ciò è possibile che l'aumento dei livelli dell' ormone dello stress come il cortisolo interferisca direttamente con lo sviluppo fetale. E' possibile, inoltre, che la madre in risposta allo stress inneschi una cascata di altri cambiamenti chimici - nel suo sistema immunitario o infiammatorio – e che questi possano danneggiare il feto nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale".
"Pertanto è necessario fare particolare attenzione soprattutto nei primi tre mesi di gestazione - afferma l'esperto - Non si può escludere infatti che anche uno stress minore, come lo stress quotidiano, vissuto dalla madre non possa in qualche modo essere trasmesso al feto tanto da creargli problemi. Un lavoro particolarmente stressante dal punto di vista emotivo andrebbe dunque evitato. Se in passato si credeva che il rapporto parentale materno-fetale si strutturasse dopo la maturazione del sistema nervoso centrale, al termine della gravidanza, oggi si deve considerare la possibilità che ciò avvenga anche precocemente con danni molto più profondi e spesso 'strutturali' del sistema nervoso centrale stesso del bambino".