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CRISI DI COPPIA? FESTEGGIARE SAN VALENTINO UNA VOLTA AL MESE...

"San Valentino dodici volte l'anno per sconfiggere la crisi di coppia". E' la ricetta lanciata da Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, presidente dell'Associazione Europea Attacchi di Panico e Direttore dell'Unità Italiana Attacchi di Panico presso la Clinica Paideia di Roma.

"La coppia è in crisi e purtroppo questo è un dato appurato – spiega la Vinciguerra – Si contano sempre più separazioni e divorzi e anche nei nostri centri sono in forte aumento le richieste d'aiuto da parte di coppie che vivono momenti di difficoltà. San Valentino può essere un'occasione per dare nuova energia alla vita di coppia".

"Ciò che insegniamo nei nostri centri – aggiunge la Dottoressa Vinciguerra che collabora con la cattedra di Neurologia dell'Università La Sapienza di Roma - è ascoltare l'altro combattendo la propria risposta istintiva che deriva dalla delusione. Quello maschile e quello femminile sono mondi diversi ma che debbono trovare un'integrazione dando vita ad un arricchimento vicendevole. Non è e non deve essere la supremazia dell'uno sull'altra e viceversa.
Quello che accade sempre più spesso tra un uomo e una donna è la conseguenza del cambiamento dei ruoli. La donna, soprattutto, ha perso il ruolo di consolatrice accogliente poiché sono mutati i rapporti di forza all'interno del nucleo familiare e si è creata una continua instabilità. Gli uomini percepiscono il tutto e si sentono sempre meno capo famiglia; le donne, deluse per non essere apprezzate e comprese dai loro compagni, creano lo stato di crisi".

"Il giorno di San Valentino di solito è un'occasione in cui si ascoltano di più i bisogni del partner. Ecco perché per le coppie in crisi che si rivolgono a noi abbiamo inserito nel corso della terapia 'il San Valentino del mese', ossia una serata particolare per lui e per lei che si incontrano in una cornice diversa per raggiungere un elevato livello di scambio e beneficiarne entambi fino in fondo. L'invito per tutte le coppie è proprio quello di vivere il 14 Febbraio come un' occasione da non perdere per dare nuovo vigore alla coppia. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, coccolarci e reciprocamente sorprenderci, cercando di comprendere l'altro e di farci comprendere. Ed è proprio tramite la comprensione del partner che arricchiremo noi stessi".

STRESS IN GRAVIDANZA, BIMBO A RISCHIO

"No stress emotivi nei primi tre mesi di gravidanza, il bambino rischia di avere problemi dopo la nascita". Lo afferma Claudio Giorlandino, Presidente della SIDIP, Società Italiana di Diagnosi Prenatale e Medicina Materno Fetale.

"Recentissimi studi pubblicati su The Lancet hanno dimostrato - dice Giorlandino - che se una donna in gravidanza vive un momento di stress estremo, come la morte di un congiunto, potrebbe mettere al mondo un bambino predisposto alla schizofrenia. Questi studi sono stati condotti su oltre 1.000.000 di nati nel Nord Europa e particolarmente in Danimarca. Implicato sarebbe lo stress acuto che porta i bambini a nascere anche prematuramente o sottopeso".

"Inoltre nell' ambito di un'indagine, ancora non pubblicata, condotta tra i ginecologi italiani aderenti alla Sidip – spiega – sono stati rilevati numerosi casi di donne che hanno abortito nei primi tre mesi di gravidanza dopo la morte di un figlio. Uno stress emotivo acuto può senz'altro interferire in una gravidanza soprattutto nel primo periodo di gestazione. Per quanto riguarda la spiegazione a tutto ciò è possibile che l'aumento dei livelli dell' ormone dello stress come il cortisolo interferisca direttamente con lo sviluppo fetale. E' possibile, inoltre, che la madre in risposta allo stress inneschi una cascata di altri cambiamenti chimici - nel suo sistema immunitario o infiammatorio – e che questi possano danneggiare il feto nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale".

"Pertanto è necessario fare particolare attenzione soprattutto nei primi tre mesi di gestazione - afferma l'esperto - Non si può escludere infatti che anche uno stress minore, come lo stress quotidiano, vissuto dalla madre non possa in qualche modo essere trasmesso al feto tanto da creargli problemi. Un lavoro particolarmente stressante dal punto di vista emotivo andrebbe dunque evitato. Se in passato si credeva che il rapporto parentale materno-fetale si strutturasse dopo la maturazione del sistema nervoso centrale, al termine della gravidanza, oggi si deve considerare la possibilità che ciò avvenga anche precocemente con danni molto più profondi e spesso 'strutturali' del sistema nervoso centrale stesso del bambino".