Le malattie renali sono in progressivo aumento in tutto il mondo. Si calcola che in Italia 1 persona su 10 soffra di insufficienza renale moderata senza saperlo, condizione che se non trattata per tempo porta al rischio di dialisi. In questo scenario il nostro Paese può contare su una rete di Nefrologia fra le migliori in Europa.
Un primo aspetto di eccellenza, è dato dalla ricerca in campo nefrologico. “L’Italia è all’avanguardia nella ricerca, con un impegno che coinvolge anche strutture nelle piccole città come Bergamo, Reggio Calabria, Lecco oltre ai grandi centri universitari – commenta il Prof. Carmine Zoccali, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) – il nostro Paese inoltre è annoverato come primo in Europa per numero di pubblicazioni sull’insufficienza renale seguito dalla Germania e dal Regno Unito”.
Anche la qualità dell’assistenza nei malati che raggiungono la fase terminale dell’insufficienza renale è alta. E’ il risultato della studio DOPPS (Dyalisis Outcomes and Practice Patterns Study) che ha messo in evidenza i più che soddisfacenti risultati ottenuti dagli specialisti italiani. In particolare, nel nostro Paese i dializzati hanno un rischio di morte del 40% inferiore rispetto agli inglesi e addirittura dell’80% rispetto agli statunitensi e nei pazienti italiani si osserva una minor morbilità cardiovascolare rispetto a quelli d’oltre Oceano.
Secondo il censimento della SIN sono 961 le strutture di Nefrologia (pubbliche e private) in cui ogni anno vengono ricoverate oltre 105.000 persone (1.800 per milione di abitanti) ed effettuate 5.774 biopsie renali per malattie dell’organo (99 per milione di abitanti). Sono 9.858 l’anno i nuovi casi di pazienti con insufficienza renale che necessitano di dialisi cronica. L’accesso alla dialisi è garantito su tutto il territorio nazionale e il numero medio di postazioni si aggira intorno ai 220 per milione di abitanti.