Un'innovativa tecnica chirurgica consente di intervenire in modo mirato sul fegato offrendo maggiori possibilità di cura ai pazienti affetti da tumore. Si tratta della prima valida alternativa all'intervento più tradizionale della chirurgia del fegato, l'epatectomia destra (la rimozione cioè della metà destra, la più grande, dell'organo). Descritta nello studio di prossima pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Annals of Surgery, che ne sancisce la validità, la SERPS (Sistematic Extended Right Posterior Sectionectomy) è anche la prima metodica nella storia di questo settore della chirurgia ad essere proposta da un'équipe italiana. Messa a punto in Humanitas dal prof. Guido Torzilli, grazie all'estensivo uso della guida ecografica permette di risparmiare del tessuto senza compromettere la radicalità del trattamento.
"Grazie all'ecografo, per noi chirurghi una sorta di navigatore satellitare - spiega il prof. Guido Torzilli, capo sezione di Chirurgia Epatica all'interno dell'Unità Operativa di Chirurgia Generale III di Humanitas diretta dal prof. Marco Montorsi - abbiamo trovato una nuova strada, più breve e sicura. La SERPS prevede infatti un approccio del tutto diverso da quello chirurgico classico: risparmiare al massimo la parte di fegato che si asporta. Un intervento più sicuro, ad oggi effettuato con successo su 21 pazienti affetti da epatocarcinoma o metastasi, senza mortalità né morbilità maggiore.
La più tradizionale epatectomia destra, invece, si associa ad un rischio di mortalità postoperatoria che varia dal 5 al 10%. Per contenere questo rischio da 15-20 anni viene effettuata l'embolizzazione portale, ossia l'iniezione di apposite sostanze in grado di chiudere i vasi che portano il sangue alla parte destra del fegato (che verrà poi asportata chirurgicamente), in modo da indurre la crescita della parte dell'organo che si intende lasciare. Questo approccio, pur valido, presenta dei limiti. La crescita della parte sinistra del fegato può, in caso di malattia metastatica, esporre al rischio di uno sviluppo più rapido anche di eventuali metastasi occulte presenti nel fegato da preservare. Inoltre ritarda l'effettuazione dell'intervento chirurgico - richiede infatti 20-30 giorni - e può non essere sufficiente in termini di volume, vanificando il progetto terapeutico".