Una nuova ‘arma’ intelligente di seconda generazione è disponibile e funziona facendo regredire completamente la malattia in quasi 9 pazienti su 10 (nell’87%): è lo Zevalin, (90Y-ibritumomab tiuxetano), anticorpo monoclonale arricchito di ittrio-90, un radioisotopo che guida il farmaco solo sulle cellule neoplastiche risparmiando quelle sane. Agisce per ora contro uno dei tumori più aggressivi e subdoli, i linfomi non-Hodgkin di tipo follicolare che colpiscono intorno ai 60 anni e che per molto tempo restano silenti (indolenti) fino a disseminarsi e richiedere perciò una terapia rapida e molto efficace. Lo confermano i risultati dello studio FIT (First-line Indolent Trial) che sono stati presentati al 49° meeting dell’American Society of Hematology in corso ad Atlanta, Georgia, negli USA. Lo studio, su più di 400 pazienti in 77 centri di 12 Paesi europei e in Canada, ha verificato l’efficacia e la sicurezza del trattamento con Zevalin di pazienti con linfoma follicolari non-Hodgkin in stadio avanzato che avevano già ricevuto una risposta positiva dopo induzione chemioterapica: “Si è registrato – spiega il prof. Mario Petrini, direttore della Clinica Ematologia di Pisa e coordinatore italiano dello studio - che il 77% dei pazienti che dopo la chemioterapia avevano avuto solo una remissione parziale della malattia, hanno avuto una remissione completa, per un totale di 87% dei pazienti che hanno ottenuto tale remissione completa. Inoltre si è registrato un prolungamento del periodo libero da malattia di circa 2 anni”.