È ancora sottovalutata e colpisce ancora. È l’epatite B, che, nella forma cronica, fa registrare in Italia 14.000 nuove infezioni ogni anno. Con conseguenze gravi come cirrosi e tumore del fegato. Scarsa la percezione sulla gravità della malattia, preoccupa la mancanza di ricorso a cure appropriate ed è bassa la percezione dei costi sociali ed economici. Col risultato di avere pazienti non informati e poco attenti e di sottovalutare come il ricorso a terapie adeguate possa arrestare il decorso della malattia. La tavola rotonda promossa oggi dalle Istituzioni su “Epatite b, un’epidemia sconosciuta?” che si è svolto nella Sala delle Conferenze del Senato rappresenta un primo passo per interpretare il fenomeno e le sue cause. A confronto medici e politici con la testimonianza delle associazioni pazienti. Come spiegarsi quindi che una patologia come l’epatite B per la quale esiste un vaccino correttamente utilizzato e diffuso, sia ancora una malattia che uccide? Intanto la vaccinazione è stata adottata in Italia nel 1991 quindi solo chi ha meno di 26 anni è protetto. Ma soprattutto la risposta è tutta nell’aggettivo cronica. Esso, infatti, ci fa capire che quando questa malattia si prolunga nel tempo, cronicizza e, se non adeguatamente trattata, provoca gravi conseguenze al fegato. Le terapie più moderne oggi disponibili garantiscono alte percentuali di successo, ma la loro diffusione non è ancora sufficiente e non è assolutamente in linea con quanto ci si dovrebbe aspettare in un Paese moderno e con un SSN che a detta dell’OMS è ai primi posti della graduatoria mondiale. Nel nostro Paese solo ventimila persone sono in terapia, ma molte di più potrebbero trarre beneficio da trattamenti efficaci per arrestare l’evoluzione della malattia. "L’epatite B è una delle emergenze sanitarie al mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che quasi 2 miliardi di persone (circa un terzo della popolazione mondiale) durante la loro vita sono entrati in contatto con il virus dell’epatite B (HBV). Al mondo sono circa 400 milioni le persone attualmente infette con il virus e ogni anno circa un milione muoiono per questa malattia e per le sue conseguenze croniche, fra cui il cancro del fegato”. È quanto commenta Ignazio Marino, chirurgo dei trapianti e Presidente della Commissione sanità del Senato.