Ancora buone notizie sul rapporto caffé e salute. in occasione del congresso Sinu, la metanalisi presentata da Andrea Alberto Conti (Ricercatore Universitario in Storia della Medicina e Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze) ha evidenziato come un consumo di caffè da lieve a moderato (riferendosi al caffè all’italiana può intendersi “moderato” un consumo di 3-4 tazzine di espresso moka al giorno, pari a circa 280-300 mg di caffeina in toto) non è associato ad un aumento significativo del rischio di cardiopatia ischemica (infarto miocardico o coronaropatia) Nella meta-analisi sono stati valutati 9.487 casi di cardiopatia ischemica e 27.747 “ casi controllo”, oltre a 403.631 partecipanti seguiti per un periodo compreso fra i 3 e i 44 anni di studi di coorte.
Nel convegno che ha visto la partecipazione di oltre 200 nutrizionisti, Claudio Borghi (Direttore della Unità Operativa di Medicina Interna del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna) ha anche evidenziato che la caffeina ingerita attraverso il caffè ha un effetto sulla pressione molto modesto ed accompagnato, talora, allo sviluppo di una condizione di tolleranza; inoltre il consumo abituale di caffè non sembra associato ad un incremento del rischio di comparsa di ipertensione arteriosa anche se è difficile, in questo ambito, giudicare gli effetti del consumo di caffè, perché possono influire altri fattori confondenti come fumo o alcool.
Queste nuove informazioni scientifiche e ulteriori approfondimenti su caffé e patologie dell’apparato digerente sono state oggetto del Convengo organizzato a Massafra (Taranto) dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e dall’AIMEF (Associazione Italiana Medici di Famiglia) di Taranto. L’incontro è stato inaugurato da Giacomo Tritto, presidente Nazionale AIMEF, con la moderazione di Antonio Aiello, dirigente del Dipartimento di Diabetologia del Presidio Ospedaliero della Valle d’Itria.
Da sempre il caffé è stato associato a sintomi e disturbi del tratto gastrointestinale e, di conseguenza, il suo consumo è stato talvolta sconsigliato a chi ne soffre. Ma recentemente, una serie di studi epidemiologici, condotti a livello internazionale, hanno ribaltato questa convinzione, mettendo in evidenza come il caffé, oltre a non avere effetti nocivi, possa giocare un ruolo positivo nella prevenzione di alcune patologie epatiche, quali cirrosi, neoplasie epatiche, tumori dell’intestino ed anche di altre patologie dell’apparato digerente.
