Il diabete è in continua crescita nel nostro Paese soprattutto tra gli uomini adulti (6,9 per cento rispetto al 5,7 per cento di donne), con un’inversione di tendenza rispetto a vent’anni fa. Infatti, secondo i dati Istat, nel 2023 la percentuale maggiore di persone con diabete risulta appartenere al genere maschile in tutte le fasce di età a partire dai 45 anni, con un gap di circa 7 punti percentuali a 65-74 anni (19 per cento tra gli uomini contro 12,2 per cento tra le donne). In passato, al contrario, la malattia colpiva maggiormente le donne anziane rispetto ai loro coetanei: nel 2003 il diabete interessava il 13,1 per cento degli uomini e il 14,9 per cento di donne, mentre nel 2023 il 20,5 per cento dei primi e il 15,6 per cento delle seconde. Questo incremento se da un lato è dato da un maggior aumento di aspettativa di vita per gli uomini rispetto alle donne (3,8 anni vs 2,3 anni), dall’altro è dovuto alla maggior diffusione di obesità e sovrappeso nel genere maschile. Questi sono alcuni dei dati presenti all’interno dell’Italian Barometer Diabetes Report “DATI IN ITALIA: dati, disuguaglianze, azioni”, presentato oggi nel corso del 18° Italian Barometer Diabetes Summit 2025.
L’evento, dedicato alla memoria del Prof. Agostino Consoli, uno dei fondatori di IBDO Foundation, che ha contribuito con la sua visione lungimirante a delinearne i principi e gli obiettivi, trasformandola in un punto di riferimento per la lotta al diabete in Italia e in Europa, è realizzato, su iniziativa della Sen. Daniela Sbrollini, in collaborazione con Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO Foundation), Istat, Coresearch, Bhave, Crea Sanità, Università Di Roma Tor Vergata – Dipartimento Medicina dei Sistemi, Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, con il contributo non condizionato di Novo Nordisk, e vedrà la partecipazione di Istituzioni, società scientifiche ed esperti che si confronteranno sulla portata economica, sociale, clinica e politica del diabete per implementare le politiche sanitarie sul diabete nel nostro Paese.
In Italia si stima che le persone con diabete siano circa 3,7 milioni, pari al 6,3 per cento dell’intera popolazione e al 7,7 per cento della popolazione adulta. La distribuzione di questa patologia è, come noto, fortemente crescente per età, tanto che raggiunge picchi di diffusione del 15,5 per cento nella fascia di età 65-74 e supera il 20 per cento tra gli over 85. Però, rispetto all’inizio del 2000, il numero di persone con diabete è aumentato non solo per l’invecchiamento della popolazione, tanto che, standardizzando per età, si registra un aumento del 27 per cento di casi.
“Non si tratta di un fenomeno attribuibile soltanto all’invecchiamento demografico: i tassi standardizzati, che eliminano gli effetti legati alla struttura della popolazione, mostrano un incremento significativo, a conferma di una patologia che si radica sempre più nella nostra società. La prevalenza cresce con l’età, soprattutto tra gli uomini, ma il fatto che negli ultimi anni il diabete inizi a manifestarsi già tra i giovani adulti costituisce un campanello d’allarme che richiama all’importanza della prevenzione e degli stili di vita salutari. Sono infatti i fattori sociali, territoriali e gli stili di vita che incidono in maniera decisiva sulla diffusione e sulla gestione della patologia. Le disuguaglianze educative ed economiche, così come i divari tra le diverse aree del Paese, delineano scenari complessi che richiedono interventi mirati e politiche pubbliche inclusive”, spiega nell’introduzione dell’IBDO Report il Presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli.
«È noto che il rischio di sviluppare il diabete aumenta in presenza di obesità e che le due malattie sono spesso correlate. Un altro aspetto che influisce molto è la scarsa attività fisica o la sedentarietà, tanto che la percentuale di persone sedentarie con diabete si attesta al 12,5 per cento rispetto al 7,7 per cento tra coloro che conducono una vita più attiva. Ancora più netto il divario tra le persone con diabete e con o senza obesità, dove si passa dal 17,4 per cento al 9,3 per cento. Il quadro più critico riguarda coloro che presentano entrambe le condizioni – obesità e sedentarietà – dove la quota di persone con diabete raggiunge il valore massimo di 21,8 per cento», sottolinea Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat.
«Il diabete può portare a gravi complicanze, che coinvolgono cuore, vasi sanguigni, rene, occhi, nervi, cervello. Per ridurre il rischio di queste complicanze invalidanti, è fondamentale prevenire la malattia attraverso uno stile di vita sano, e garantire una diagnosi e un trattamento tempestivi», commenta Paolo Sbraccia, Presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, che aggiunge «l’IBDO Foundation da sempre vuole contribuire ad accrescere l’informazione e la consapevolezza dei cittadini e dei pazienti sul diabete per aumentare la propensione alla prevenzione ed al controllo della malattia, che si basano in gran parte sull’impegno dei singoli negli stili di vita e nella diagnosi precoce».
“La prevalenza globale è aumentata in modo costante negli ultimi decenni, passando dal 7 per cento nel 1990 a oltre il 14 per cento nel 2022. Preoccupante è anche il fatto che quasi la metà dei casi rimangano non diagnosticati, con un picco nei Paesi a medio e basso reddito, con oltre l’80 per cento di adulti colpiti nel mondo. Cresce soprattutto il diabete di tipo 2, che rappresenta circa il 90 per cento dei casi in Italia, colpendo maggiormente le fasce più vulnerabili tra cui anziani, persone con obesità o sindrome metabolica, ma sempre più frequentemente anche adolescenti e giovani adulti”, scrive nella prefazione del report il Rettore Università di Roma Tor Vergata Nathan Levialdi Ghiron.
«In un tempo in cui le fragilità e le vulnerabilità sono sempre più acute, il ruolo delle istituzioni non può essere rinviato: diabete e obesità non sono solo un tema di politica sanitaria, ma veri e propri banchi di prova per una maggiore giustizia sociale, una migliore qualità della vita e aspettativa di vita e più sostenibilità dei nostri sistemi e delle nostre reti territoriali. Per questo motivo continueremo a considerare il Report e l’intero operato di IBDO Foundation un filo conduttore per accompagnare l’intera Legislatura, sotto il segno della salute come bene comune, da tutelare e promuovere con responsabilità», dicel’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente di Anci. «Il nostro auspicio è che i dati e le evidenze presentati in questa nuova edizione possano contribuire a nuovi sviluppi, a nuove alleanze, a un rinnovato impegno collettivo. Solo così potremo costruire un Paese più equo, capace di prendersi cura dei suoi cittadini più fragili e di essere, ancora una volta, apripista in Europa e nel mondo nella lotta al diabete e all’obesità», aggiunge la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e malattie croniche non trasmissibili, Vicepresidente della 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato.
«L’obiettivo di Novo Nordisk è di portare un cambiamento concreto nella cura del diabete e altre malattie croniche attraverso la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. Per questo reputiamo questi momenti di confronto tra i diversi attori coinvolti nella lotta al diabete molto importanti e siamo grati all’IBDO Foundation per il suo continuo impegno in tal senso», dichiara Alfredo Galletti, VP & General Manager di Novo Nordisk Italia.
