Se, in generale, per la salute ‘prevenire è meglio che curare’ questo vale anche per la medicina estetica. Ma da qualche tempo, affiancandosi agli strumenti di prevenzione tradizionale, stanno prendendo sempre più piede gli interventi di ‘prejuvenation’, che consistono nell’affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, già sul nascere, prima che diventino visibili. È un approccio basato su trattamenti ‘gentili’, a target e personalizzati per mantenere una qualità ‘giovane’ della pelle e ritardare il declino strutturale.
Un modo smart e naturale insomma per assicurare una bellezza ‘a lungo termine’. “La nuova era della medicina estetica – commenta Diala Haykal, esperta internazionale di medicina estetica, laser technology e intelligenza artificiale – è improntata non solo e non tanto a far tornare indietro nel tempo, a far regredire i segni dell’invecchiamento, quanto piuttosto a proteggere, migliorare e rigenerare con intelligenza”. Ma la new wave della prejuvenation non ha nulla a che vedere con il fenomeno dell’eccesso (sconfinante nell’abuso) del ricorso ai trattamenti di medicina estetica da parte dei giovanissimi, spesso indotto dall’influencer o dal tiktoker di turno.
“Nei giovanissimi, cioè negli adolescenti in particolare – afferma il professor Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) – gli unici ‘interventi’ di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up, quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione (esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, corretta dieta e attività fisica, evitare il fumo). Le terapie di medicina estetica in questa fascia d’età sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica, oppure in presenza di anomalie vere e proprie (sequele post- traumatiche o asimmetrie congenite vere e proprie). Tutto il resto non ha senso perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva vera e propria. È vero che cominciamo ad invecchiare dal giorno dopo la nascita, ma è anche vero che acido jaluronico e collagene cominciano ad avere una deplezione dopo i 30 anni. Prima di quell’età dunque è inutile ricorrere a questi trattamenti”.
“I trattamenti di prejuvenation propriamente detti – prosegue il presidente SIME – vanno dunque riservati alla fascia d’età dai 30 anni in su (anche se non è tanto l’età anagrafica a porre l’indicazione, quanto il grado di photo o chrono-aging) e comprende una serie di interventi ‘gentili’, che devono come sempre essere preceduti da una valutazione approfondita (check up di medicina estetica o almeno check-up cutaneo) per un’opportuna personalizzazione. Il cardine di queste terapoie sono le biostimolazioni, sia iniettive con esosomi autologhi, plasma arricchito in piastrine (PRP) o polinucleotidi, ma anche con la biostimolazione laser”.
“I trattamenti iniettivi con acido ialuronico o con frammenti di acido ialuronico – conclude il professor Bartoletti – vanno riservati ad un’età (o ad un grado di superiore di photo o chrono-aging) più avanzata, quando i fibroblasti cominciano a perdere efficienza e hanno bisogno di una stimolazione più diretta. Anche il ricorso ai laser deve essere comunque molto ‘soft’ e prudente in questa fascia d’età perché il laser riscaldando la cute, provoca una retrazione fibrotica e non è opportuno cominciare a provocare una fibrosi all’interno del derma già a 30-35 anni; sono interventi appannaggio di un’età più matura. Il laser va considerato lo step successivo alla biostimolazione iniettiva”.
E anche l’intelligenza artificiale sta facendo prepotentemente il suo ingresso in medicina estetica, trasformando le cliniche e gli ambulatori dedicati in veri e propri ‘hub intelligenti’ che, grazie all’IA, consentono di offrire protocolli personalizzati e di mostrare risultati predittivi, sia nel campo della prejuvenation, che dei trattamenti di rejuvenation veri e propri. “Si tratta di innovazioni da accogliere per migliorare l’esperienza del paziente, senza naturalmente rinunciare al ‘tocco umano’ – ammonisce la dottoressa Haykal – E l’intelligenza artificiale si integra anche con i trattamenti di medicina estetica più avanzati e di frontiera, ovvero con le cosiddette tecnologie rigenerative: esosomi, cellule staminali, laser bio-stimolanti, fornendo così il substrato per cure ‘iper-personalizzate’. L’IA permette un insight avanzato dei dati, grazie al quale oggi possiamo offrire dei trattamenti rigenerativi ‘tailorizzati’, basati sulla biologia di ogni singolo paziente, che rendono le tecniche di ‘rejuvenation’ precise e personalizzate come mai prima”.
