“Sono circa 12 anni che Anaao-Assomed studia il fenomeno delle uscite, delle dinamiche professionali all’interno del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo descritto la gobba pensionistica esattamente 12 anni fa. Forse se qualcuno allora ci avesse dato ascolto, non ci troveremmo nelle condizioni di difficoltà che stiamo vivendo”.
Lo ha denunciato il segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, Carlo Palermo, in occasione della ‘Conferenza nazionale sulla questione medica’, indetta dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) insieme a numerose sigle sindacali di categoria e organizzata a Roma presso il teatro Argentina. “Proprio oggi- ha proseguito- pubblichiamo un ulteriore studio sull’argomento. Se analizziamo gli ultimi tre anni di uscita dal Servizio sanitario nazionale, dal 2019 al 2021, osserviamo che sono usciti circa 21mila medici specialisti. Ma se facciamo un’analisi più approfondita, notiamo due categorie: la prima è quella di chi raggiunge il limite pensionistico e sono circa 13mila. Ma circa 8mila sono coloro che abbandonano il sistema prima ancora di raggiungere il limite pensionistico. È un numero importantissimo, ci ha raggiunto la cosiddetta ‘grande dimissione'”.
“Ciò che mi preoccupa- ha sottolineato Palermo- sono, ovviamente, le conseguenze sul Sistema sanitario nazionale, sulla sostenibilità, sulle caratteristiche di uguaglianza, di universalità e di equità del Ssn. E 7-8mila uscite l’anno è un tasso estremamente elevato per poter essere sostenuto in base ai processi formativi che si sono sviluppati negli anni. Stiamo infatti parlando di specialisti e quindi del sistema di formazione post laurea specialistica”. “Quattro, cinque anni fa- ha proseguito il segretario nazionale Anaao-Assomed- gli ingressi nel sistema sul fronte della formazione post laurea erano appena 6mila. Ma non tutti accettano di lavorare per il Servizio sanitario nazionale, vi lavora un numero compreso tra la metà e i due terzi. Dunque, le carenze che si accumulano anno dopo anno sono estremamente pesanti, tali da influire sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”. “Molto- ha poi detto Palermo- è stato fatto grazie al ministro Speranza, che ha annullato il cosiddetto ‘imbuto formativo’, portando a 17.400 i contratti di formazione post laurea. Ma dovremo comunque aspettare alcuni anni per vedere gli effetti di questi interventi”.
“In un contesto a forte rischio per il Ssn- ha aggiunto- bisogna andare verso una rapida stabilizzazione di tutto il precariato che si è sviluppato in questi anni di pandemia e abbiamo bisogno di ulteriori risorse rispetto a quelle già immesse dal ministro Speranza. Bisogna poi cambiare paradigma nella formazione post laurea: non possiamo più accettare un sistema come quello del Ssn che si è di fatto regolato in base agli atteggiamenti di un altro ministero, quello dell’Università e della Ricerca. La formazione deve essere guidata dal ministero della Salute ma, soprattutto, bisogna cambiare lo stato giuridico ai medici in formazione”. “Recuperare il ruolo professionalizzante degli ospedali- ha concluso- rappresenta la strada maestra per garantire il futuro dei giovani medici”.
