A cinque anni dall’ultimo caso registrato in Africa, il Malawi ha dichiarato nella capitale Lilongwe un focolaio di poliomielite da virus di tipo “wild”, quello cioè che si trova in natura e non è il frutto di un effetto secondario del vaccino. A renderlo noto è stata l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Stando a quanto comunicato dall’organismo delle Nazioni Unite l’agente patogeno che causa la malattia è stato per adesso riscontrato solo in una bambina di tre anni, che è rimasta paralizzata. Secondo quanto riferito dall’Oms, il ceppo del virus identificato nella minore è legato a quello diffuso in Pakistan e Afghanistan, gli ultimi due Paesi del mondo dove il disturbo è ancora endemico. La poliomielite causata dal virus di tipo “wild” era stata dichiarata come debellata in Africa nel 2020 dopo che Camerun e Nigeria, gli ultimi Paesi in cui erano stati individuati dei casi, erano rimasti tre anni senza registrare episodi di trasmissione del disturbo tra la popolazione. “Finché esisterà la poliomielite di tipo wild in una qualsiasi parte del mondo, tutti i Paesi resteranno a rischio di importare il virus”, ha affermato la direttrice regionale dell’Oms per l’Africa, la virologa nativa del Botswana Matshidiso Moeti. “Stiamo adottando misure urgenti per prevenirne la potenziale diffusione”, ha aggiunto la dirigente.
L’Oms ha già inviato in Malawi il team di risposta rapida della Global Polio Eradication Initiative (Gpei), un’iniziativa coordinata dall’organismo creata nel 1988 che mira a eliminare la malattia nel mondo, soprattutto tramite la distribuzione dei vaccini. La poliomelite è un disturbo altamente contagioso che colpisce il sistema nervoso centrale provocando paralisi e deformazioni soprattutto negli arti.
La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio XIX secolo e poco dopo negli Stati Uniti. La diffusione della polio ha raggiunto un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre in Italia è stato notificato nel 1982.
La malattia è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenente al genere enterovirus, che invade il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. In generale, la polio ha effetti più devastanti sui muscoli delle gambe che su quelli della braccia. Le gambe perdono tono muscolare e diventano flaccide, una condizione nota come paralisi flaccida. In casi di infezione estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico. Nella forma più grave, quella bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola. In questo caso, è necessario supportare il malato con ausili nella respirazione. Negli anni ’50, erano molto diffusi a questo scopo i polmoni d’acciaio, sostituiti oggi da strumenti assai più agili.
