A circa un anno di distanza da un primo evento analogo l’Ordine Nazionale dei Biologi (ONB) promuove il Convegno “Vaccinare in Sicurezza” in calendario per venerdì 25. L’evento, che si propone come un’opportunità per l’informazione consapevole, appare in realtà come un reiterato tentativo di seminare scetticismo e allarmismo nei confronti della pratica vaccinale.
Le argomentazioni portate in presentazione del Convegno insinuano, infatti, dubbi sostanziali, presentando la vaccine hesitancy quale pratica che dovrebbe essere adottata su larga scala per difendere la popolazione da eventuali effetti nefasti, e per dare voce ad una parte di ricercatori che, supposte vittime di una informazione medica unilaterale, non riuscirebbe a comunicare i propri dubbi sulla pratica vaccinale.
A rinforzare questa impostazione, tra gli oratori invitati al convegno spiccano alcune personalità che si sono distinte in passato per approcci molto critici, ma non accettabili dal punto di vista puramente scientifico, nei confronti dei vaccini (per esempio la D. ssa Theresa Deisher, Sound Choice Pharmaceutical Institute, Seattle – US).
La Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV), su impulso della Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare (SIB), che figura tra le società scientifiche federate in FISV, a fronte di questa iniziativa dell’ONB, ribadisce con la massima fermezza, a nome della comunità scientifica che essa rappresenta, che:
- la vaccinazione costituisce l’approccio farmacologico caratterizzato dal principale effetto salva-vita nella storia dell’umanità;
- i vaccini sono prodotti e somministrati in condizioni di vigilanza e sicurezza garantite dalle frontiere della ricerca farmacologica e medica moderne, tenendo anche e ovviamente conto di particolari situazioni personali particolari prima della loro somministrazione;
- i vaccini salvano ogni anno la vita di milioni di persone e hanno un impatto sociale importantissimo in tutto il mondo, e non solo nei paesi meno avanzati;
- l’efficacia dei vaccini nel contenimento delle epidemie dipende non solo dalla qualità del prodotto (come per qualsiasi farmaco certificato), ma anche dalle forme di somministrazione alla popolazione. È noto, infatti, che una efficace protezione globale contro un dato patogeno si ottiene solo raggiungendo una copertura vaccinale prossima al 95% degli individui, per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge;
- l’adesione alle campagne vaccinali è pertanto un dovere sociale, soprattutto nei confronti di quelle minoranze della popolazione (neonati, immuno-depressi etc.) che, per motivi diversi, sono a maggior rischio di infezioni;
- in un’epoca in cui i picchi epidemici viaggiano velocemente attraverso l’economia globale, lasciare la popolazione “impreparata” dal punto di vista immunitario è un’enorme responsabilità di chi amministra un Paese e, di conseguenza, sostenere anche indirettamente teorie anti-vaccinali non suffragate da evidenze scientifiche significa condividere pesantemente questa responsabilità.
La FISV ricorda, inoltre, che proprio nei momenti in cui la società civile ha abbassato la guardia, nei confronti delle malattie virali, abbiamo assistito a nuovi picchi. Come per il morbillo negli anni immediatamente seguenti al 2015, quando la copertura vaccinale era scesa all’85,3% nei bambini a 24 mesi (coorte 2013), dato in effetti lontano dal 95% che è il valore soglia necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione (concetto di immunità di gregge di cui sopra).
Secondo i dati dell’ultimo bollettino mensile dell’Istituto Superiore di Sanità, ancora nel 2018, sono stati segnalati in Italia 2.427 casi di morbillo. Tra coloro per i quali è noto lo stato vaccinale il 90,8% era non-vaccinato, il 5,8% aveva effettuato una sola dose, l'1,5% aveva ricevuto due dosi e il 1,9% non ricorda il numero di dosi.
Mentre in Italia c’è ancora chi nega la validità del Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2017-2019, pubblicato dal Ministero della Salute, consultando proprio questo documento apprendiamo che il costo per esempio dell’influenza, tra spese a carico del SSN, di INPS, di aziende e famiglie, equivale a circa 2,86 MLD di euro. Spesa che si ridurrebbe a 1,56 MLD se tutta la popolazione si sottoponesse al vaccino antinfluenzale.
C’è poi chi sostiene che i vaccini sono una scusa delle case farmaceutiche, esclusivamente, per generare profitto. Secondo il Rapporto OSMED dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ogni anno in Italia la spesa farmaceutica vale circa 28,9 MLD di euro (il 75% a carico dello Stato). La fetta che va alle industrie del farmaco? Meno di 318 MLN di euro, e cioè l’1,4%.
Fonti:
Bollettino ISS Morbillo e Rosolia news: https://bit.ly/2FFaemM
Piano Nazionale Prevenzione vaccinale: https://bit.ly/2RTQFNp
Rapporto OSMED AIFA: https://bit.ly/2S0fJlD
